Credere: forma più che sostanza
Alcune considerazioni sull’indagine Doxa per conto dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti)
di Roberto Vuilleumier
«Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in paradiso». Mentre Margherita Hack
in ogni istante della sua vita dava prova della propria intelligenza, un numero indefinito di padri e madri non credenti, non praticanti o comunque disinteressati dinanzi alla religione si recavano in una delle chiese più vicine a casa con un fagotto bianco in braccio da far bagnare sulla testa…per il rito del pedobattesimo.
Anche il battesimo rientra fra quei gesti che può probabilmente dare il diritto al nascituro di guadagnarsi un posto in paradiso, insieme a tutti gli altri che lo hanno già meritato… ovviamente.
Non so che spazio possa occupare un’anima perché non credo alla sua esistenza… in ogni caso poco spazio penso però; visti i morti che “se lo sono meritato” questo paradiso se esistesse dovrebbe essere molto ma molto grande..
Non mi nasconderò dietro ad un dito, penso realmente che credere in un qualsivoglia dio sia assolutamente da persona poco intelligente, intellettualmente pigra o quantomeno poco lucida, ma è mille volte peggio a mio avviso quando si crede o si “deve credere” per ragioni di forma e non di sostanza.
L’Italiano medio non dà alcuna importanza alla religione, non va a messa, non prega, non si confessa… ma essendo martoriato fin da piccolo, da “campane a festa”, tripudi di crocifissi in ogni luogo, benedizioni casa per casa, feste parrocchiali, visite dei parroci nelle scuole anche dell’infanzia, processioni, telegiornali vaticanisti… è facile, soprattutto se intellettualmente non ci sono sane basi, che vada in tilt e non sappia più distinguere anche solo il vero dal falso.
L’Italia probabilmente è l’esempio mondiale di questo evidente ritardo, di questa malattia molto italiana chiamata “conformismo religioso”.
Credere o battezzare i figli per gli italiani, pur se non praticanti, è semplicemente una cosa “normale”, che fanno “tutti”, senza implicazioni particolari ma semplicemente “va fatta”: non esiste un ragionamento articolato, non ci si interroga sul perché ma ci si limita a seguire il corso del fiume o le altre pecore… e “si deve fare” anche per non rischiare di essere considerati “diversi”
L’indagine Doxa – che ha rilevato per conto dell’Uaar la “percezione religiosa” degli italiani – conferma che il 75% si definisce cattolico, il 10% credente senza riferimenti religiosi, il 5% credente in altra religione e il rimanente 10% ateo o agnostico.
Scomponendo i numeri, si notano quasi “due Italia”: i cattolici sono più diffusi tra le donne, gli over54 e nelle regioni del sud; mentre i credenti in altre fedi e gli atei sono maggioritari fra gli uomini, i più giovani e al nord.
La maggior parte degli italiani (il 62%) ritiene che i dogmi e i precetti della Chiesa cattolica condizionino molto (16%) o abbastanza (46%) la vita delle persone.
Ma la sorpresa si ha quando all’intervistato si pongono specifici quesiti come quelli relativi ai docenti di religione scelti dal vescovo diocesano ma retribuiti dallo Stato, come tutti gli altri insegnanti: la maggioranza della popolazione, il 54%, è in disaccordo con tale sistema (26% «per nulla d’accordo», 28% «poco d’accordo»). Il 38% approva, ma solo un risicato 10% è «molto d’accordo», mentre il 28% si limita ad essere «abbastanza d’accordo» (l’8% «non sa»).
Altro argomento trattato è l’opposizione all’ora di religione che è ovviamente molto più alta fra atei ed agnostici (circa l’80%), ma vince anche fra gli stessi cattolici: 48% contrari, contro 44% favorevoli (l’8% «non sa»).
Secondo un «padre costituente» oggi scomparso che ho avuto la fortuna di conoscere, la maggior parte degli italiani “è non credente”, ma essi sono talmente assuefatti ai comportamenti “comuni” che rifiutano spesso di ragionare e accettano le regole per forma…un po’ come si fa per i dogmi.
Sarebbe stato bello inserire fra le domande dell’indagine la seguente: «lei è d’accordo che oltre 6 miliardi all’anno vengano regalati dallo Stato italiano (con le sue tasse) alla Chiesa Cattolica che è in possesso di un capitale immobiliare di oltre 2.000 miliardi di Euro»?… e la mattina dopo chiedere agli intervistati quanti si definiscono ancora cattolici; forse le percentuali sarebbero state molto diverse.