Credo ai miracoli ma con riserva
di Mohamed Malih
Non mi sono mai sentito così vicino alla politica di questo Paese come in questi giorni. E la ragione è presto detta: i nomi stranieri nelle liste dei candidati per le prossime elezioni. Finalmente anche in politica, come nel calcio, si cominciano a notare nomi e carnagioni non propriamente autoctoni. Così come ho cominciato a seguire le sorti della nazionale da quando c’è Balotelli, così ora seguo la politica per la discesa/salita fra i ranghi alti della stessa del mio connazionale Khalid Chaouki. Che rimane senza dubbio un fuori classe anche se, per rimanere nel parallelismo calcistico, sinora non è che lo si ricordi per qualche dribbling mozzafiato fiato o dei goal decisivi. Anzi per dirla tutta è ancora lì che si riscalda a bordo campo. Questa candidatura in particolare, però, per quanto mi riguarda, un risultato eccezionale lo ha già raggiunto: è arrivata a farmi provare persino un po’ d’affetto per un partito: il Pd. E pensare che ho sempre visto i partiti come delle sette massoniche aperte solo a pochi iniziati. Sentire Bersani, poi, dire che la prima legge che farà quando sarà premier è quella di dare la cittadinanza ai figli dei migranti nati in questo Paese è stato decisivo per questa mia fulminea conversione alla politica. Solo un Marchionne che firmi per una giornata lavorativa di 5 ore avrebbe avuto su di me, sul piano emotivo, un effetto così dirompente. E siccome laddove non c’è partecipazione emotiva non c’è apprendimento, finalmente qualcosa comincio a capire anch’io di politica. Tutte queste cose messe assieme mi fanno sentire anche più italiano: come mai sino ad ora. Per dire, mi sento così italiano che sono pronto a considerare la liquefazione del sangue di San Gennaro come cosa plausibile. Comincio insomma a credere ai miracoli; in modo critico se vogliamo, ma non escludo nulla a priori. Diciamo, per non dare l’idea di fanatismo, che ci credo ma con riserva. Ad esempio questa cosa delle liste e dell’eleggibilità dei candidati a seconda della posizione che vi occupano, non ho mai trovato qualcuno disposto a spiegarmela in parole semplici, con concetti piani e con quel minimo di logica cartesiana da non far entrare in contraddizione fra di loro il concetto di democrazia con la procedura delle liste. Ora però che mi sto italianizzando non sto più a perdermi in simili questioni di lana caprina, o in inconcludenti tentativi di spaccare il capello in quattro; quel che faccio invece è un lavoro di sintesi, semplificazione e buon senso: faccio mie le verità che i più si son bevute e digerite già da un pezzo e buona notte. Chi sono io per stare qui a cavillare? Una di queste verità è che i primi posti nelle liste garantiscono l’eleggibilità. Amen. Cioè uno che in vita sua non ha fatto nemmeno il consigliere comunale, è possibile che da un giorno all’altro si ritrovi parlamentare. Nulla da obiettare. Mica il ministro dell’Istruzione deve per forza aver fatto prima il bidello. Certo rimane l’impressione, per via di questi parlamentari che spuntano dal nulla, che la democrazia sia piuttosto una questione di culo che di governo del popolo. Diventare parlamentare è un po’ come fare un terno al lotto. D’altronde i tempi dell’oligarchia son belli sepolti. Non sono più «i migliori» a governarci. Ora a decidere chi ci governa è la dea bendata. E, si sa, la fortuna va aiutata. Non ho però qui nessuna voglia di abusare del mio nuovo status di italiano (come sentimento s’intende, non burocraticamente) per arrivare a dire che nei giochi di fortuna a farla franca, da sempre, sono i bari. Perché, per quanto da buon neo italiano cominci a destreggiarmi nel qualunquismo, non sono ancora arrivato a un grado di integrazione tale da potermi dire un esperto in tutto, anzi son ben lungi dall’esser diventato un tuttologo. Quindi? Quindi niente. Ho detto quel ho da dire. Riassumendo: 1) Son contento che nelle liste ci siano stranieri. 2) E sono stracontento che fra i candidati ci sia anche il mio connazionale Khalid Chaouki. 3) Mi sto affezionando al Pd. 4) Comincio a sentirmi italiano. 5) Credo alla liquefazione del sangue di San Gennaro, ma con moderazione. 6) La democrazia è un gioco d’azzardo, dove però non tutti barano. 7) Come Balotelli anche Khalid Chaouki è un fuori classe. Anche se la cosa è opinabile. 8) Credo ai miracoli, ma con riserva. Detto questo, colgo l’occasione per fare gli auguri di un buon 2013 a tutti e, non volendo reprimere un certo fervore pedagogico di cui mi sento pervaso da quando ho cominciato a buttar giù queste righe, mi si lasci ricordare che la fortuna aiuta gli audaci. E per finire davvero voglio rivolgere un saluto d’incoraggiamento a tutti gli amici trombati in queste elezioni: ovvero i molti candidati di origine non italiana che, per quanto si siano dati da fare (dico un nome per tutti: Ismail “Issi” Ademi) si ritrovano ora nelle liste in posizioni non eleggibili o non candidati per niente. Fate buon viso a cattivo gioco e continuate a dirvi e sentirvi italiani. Non è proprio possibile che basti dirsi italiani per diventare parlamentari. E' vero che, in Italia, tutti i parlamentari sono italiani, ma non è vero il contrario. Conosco personalmente un sacco di italiani che parlamentari non lo sono affatto. E ciò nonostante continuano a tirare avanti. BREVE NOTA Ben tornato in blog a Mohamed con questo suo post (ripreso da http://www.linkiesta.it/blogs/il-blog-di-malih). A mio avviso l'ironia taglia, come le forbici, non perché la mano usa la forza (quella è l'ascia, giusto?) ma perché gli argomenti sono ben «affilati». Grazie per il taglio chirurgico. (db)
Bravo Mohamed qualche volta mi sento anche io italiano nonostante lo sia per nascita
caro mohamed,
ti ringrazio per questo contributo con cui, a mio pover avviso, tu abbia toccato molti tasti, tra cui alcuni poco o mai discussi in italia, cioè raramente nella vita politica, quasi mai dagli immigrati presenti in varie strutture sociali, politiche e culturali, a partire dai sindacati sino a, come dici tu, coloro che attualmente son toccati dalla “fortuna” da questa lotteria delle liste elettorali del pd.
personalmente avrei alcune domande abbastanza concrete ai 4 scelti dal pd – cioè a fernando biayne (guinea bissau), khalid chaouki (marocco), nona evghenie (romania), cecile kyenge (congo): la prima – avranno un ruolo dell’iquebanna come sinora lo era quello della netta maggioranza dei parlamentari di origine straniera; la seconda – saranno uomi del partito, il ditto da schiacciare il bottone oppure la voce di 5 milioni di immigrati di questo paese; la terza – saranno propositivi nel campo dell’etica della politica e del management che la serve, incluso il perchè del parasitismo dei costi della politica, dal parlamento ai consigli comunali, cioè si chiederanno se oggi è moralmente giusto essere strapagati in una crisi che sta piegando il paese?
ne avrei da porre pur altre, ma vorrei porre almeno una a chi nel pd, da anni, con le consulte comunali degli stranieri e i forum immigrati inganna quanto gli italiani aperti all’integrazione degli immigrati, tanto gli immigrati stessi: la prima – una volta sarà analizzata l’attività dei parlamentari di origine straniera e i risultati di quest’analisi saranno pubblicate?
con saluti,
bozidar stanisic, scrittore dall’ex jugoslavia
ciao Bodizar,
ho postato le tue domande anche sul mio profilo facebook e questa è la risposta di Nona Evghenie
“Malih, provo a rispondere alle tue domande con più chiarezza possibile:
Dei 4 candidati, molto probabilmente verranno eletto soltanto Khalid e Cecile; non avranno un ruolo da ikebana xche dovranno lavorare sin da subito per cambiare la legge sulla cittadinanza e la legge Bossi-Fini, altro che dito pronto a votare in aula; in quanto alla riduzione dei costi della politica non portano mai essere loro a lanciare la sfida ma deve essere proposta dal partito e sicuramente loro daranno il loro contributo; i costi dei consigli comunali però dovrebbero essere rivisti al rialzo e non al ribasso: io consigliere in una città media come Padova, presidente di commissione e delegata del sindaco per l’integrazione riesco a portarmi a casa a malapena 100€ al mese mentre il mio impegno è importante ed i permessi dal lavoro non retribuiti; il PD analizza già i risultati dei suoi parlamentari, lo faranno anche per loro”
sono grato a nona evghenie per la sua risposta che, ritengo, ci riveli abbastanza bene il ruolo inferiore dei parlamentari di origine straniera nei riguardi delle sfide etiche e morali – in primis sulla questione dei costi della politica e dei guadagni immorali dei politici.
a questo punto il ruolo del ikebana, pare, avranno anche i c.detti giovani nelle liste pd? aspetteranno delle proposte di coloro che ogni tanto (forse-forse) diranno qcs di sinistra? anche loro aspetteranno che sulle “sfide” prima pensera partito? (nel comunismo dell’est c’erano i comitati centrali che pensavano per tutti, cosi si poteva dormire – i comitati pensavano, pensavano…)
non riesco a capire il discorso sui 100 euro/mese che nona evghenie riesce a prendere per il suo impegno (forse non sia completato in modo chiaro), ma conosco altri esempi, soprattutto quei che ci rivelano l’immoralità dei guadagni dei manager dei comuni (a partire dai segretari), delle provincie e delle regioni, inclusi i comuni molto meno medi del comune di padova. nona evgheni si è pronnunciata 1 volta sul guadagno, ad esempio, del segretario del comune di padova? oppure, da straniera, avendo capito come funzionano ste cose nel paese intero, ha voltato gli occhi in un’altra direzione? e pensa che quei guadagni parassitari sono i guadagni veri, onesti?
a tutti noi in italia servirebbe di più un dialogo più serio sull’immigrazione, basato sull’ampia scala politica, sociale e culturale, che 2-3 parlamentari stranieri che serviranno ai padroni della politica per rispondere a chi li critica:
ecco, noi abbiamo degli stranieri nel parlamento.
ok, malih, inserisca questa risposta dove ti pare meglio…
bozidar stanisic
p.s. intanto, nona evghenie abbia fatto un gesto da apprezzare: ha risposto alla critica, quindi c’è qcn che ancora non ha accettato la non cultura di non rispondere alle domande o disprezzarne…