Crepet, De Laurentiis, Diacciati, Jannini, Nappi, Pancheri e Stranger

7 recensioni di Valerio Calzolaio

Giovanna Pancheri

«Rinascita americana. La nazione di Donald Trump e la sfida di Joe Biden»

Sem

252 pagine, 18 euro

Stati Uniti. 2016-2021. Giovanna Pancheri (Roma, 1980) è una giornalista bravissima, da oltre 15 anni a Sky TG24. Per i telespettatori italiani è divenuta un volto noto e fresco, una voce chiara, un riferimento efficace e affidabile, soprattutto nei sette anni europei a Bruxelles (dal 2009) e nel quadriennio americano vagabondo con base a New York (dal settembre 2016). Arrivò qualche mese prima delle elezioni presidenziali conclusesi con la vittoria di Donald Trump, è ritornata definitivamente in patria qualche giorno fa, dopo l’insediamento di Joe Biden, prendendosi solo un lungo indispensabile intervallo sanitario italiano (da metà marzo a metà giugno 2020) quando rientrò ipotizzando un breve periodo e scoprì di essere contagiata dalla malattia Covid-19. Si è chiusa in autoisolamento per oltre due mesi e molto ha scritto, recuperando appunti e rivedendo servizi. Prima (e dopo) ha girato gli States in lungo e in largo, dietro alle ultime grandi urgenze informative e alla ricerca dei movimenti profondi nella vita sociale, civile e culturale. Nel lavoro giornalistico ha profuso lo sforzo di evitare che le proprie opinioni (pur radicate e motivate) fossero alla base delle domande di cui cercava risposta nei fatti o nelle interviste. Ha cercato con successo di essere una lente d’ingrandimento non un prisma che può distorcere l’immagine, di permettere a chi la seguiva di avere tutti gli ingredienti per farsi personali fondate opinioni, non di vedersi inculcare idee altrui. Ha riferito informazioni il più possibile verificate con numeri, dati e riscontri oggettivi. Ovviamente un testo cartaceo è diverso dalla breve narrazione video a corredo delle immagini e dei dialoghi, una raccolta di argomenti approfonditi diversa dal servizio tematico immediato. Il volume di Pancheri, Rinascita americana, risulta dunque una descrizione utile e seria della nazione che più ha segnato il mondo nell’ultimo secolo, dopo una presidenza aspra e divisiva, all’inizio di una presidenza aperta di fronte a sfide inedite: i tanti votanti ancora per Trump, i tanti morti per il virus.

Il corposo saggio inizia e finisce con testi scritti a commento dei risultati elettorali del 2016 e del 2020, prologo ed epilogo connessi al discorso d’insediamento di Trump il 20 gennaio 2017 e all’alba del voto che il 3 novembre 2020 ha portato alla vittoria di Biden e alla mala sconfitta dello stesso Trump. I nove capitoli illustrano gli Usa contemporanei attraverso cruciali argomenti generali, riassumendo i viaggi e gli incontri dell’inviata in ogni anfratto dell’enorme territorio americano e terminando sempre con un puntuale corretto riferimento alle omogenee drammatiche novità imposte a ogni politica dalla sopraggiunta pandemia del coronavirus (il fattore C). I temi trattati sono: Sanità, Trumpcare; Economia, la società senza consumi; Lavoro, jobs, jobs, jobs?; Immigrazione, il muro del contagio; Razzismo, White Lives Matter (il capitolo più lungo); Sicurezza, alle armi!; Ambiente, si scrive inquinamento, si legge pandemia; Esteri, il virus straniero; Washington, palude o sabbie mobili? (il più breve). La “rinascita” del titolo fa riferimento al discorso pronunciato da Lincoln il 19 novembre 1863 inaugurando il cimitero militare di Gettysburg e inciso alla sinistra della statua del Lincoln Memorial a Capitol Hill: auspicava una “rinascita di libertà”. In vari passaggi emerge l’incertezza sul sostantivo: rinascita o decadenza? … si rinasce stando poi meglio o peggio? … è stata una rinascita Trump o la sarà Biden, oppure entrambe, in contrapposizione? E non si chiama forse (purtroppo) American Renaissance anche il movimento di destra neorazzista fondato nel 1990 da Jared Taylor con le sue teorie di supremazia genetica bianca contro ogni meticciamento? La narrazione è corredata di poche note e di molti spunti statistici e comparati (con citazione precisa di siti e studi), ricostruisce incontri con tante persone di ogni tipo e pensiero, alterna il tempo passato e il presente per garantire solida immediatezza. Le digressioni personali dell’autrice sono rare ed eleganti: spiega come fare qualche volta buon viso a cattivo gioco, accenna alle inevitabili scosse di disgusto e sconforto di fronte ad alcune dichiarazioni, invita a distinguere la difesa della libertà d’espressione dagli attacchi alle libertà civili e ai diritti universali. Il filo costante è quanto avvenuto davvero durante la presidenza Trump, i fatti dopo le promesse, i risultati dopo gli annunci, ben sapendo che ha rappresentato un’America reale e radicata, con la quale fare comunque i conti, pur se per contenerne e ridurne danni o impatti.

 

Emmanuele A. Jannini

«UOMINI che piacciono alle DONNE. Le risposte scientifiche ai misteri della seduzione e dell’amore»

prefazione di Piero Angela

Sonzogno

238 pagine, 16 euro

Il pianeta Terra. Da quando c’è selezione sessuale. Nel tempo antichissimo della vita terrestre, mentre i batteri e altre forme continuavano a riprodursi semplicemente sdoppiandosi ed erano sempre uguali (più o meno), altri primitivi fattori biotici cominciarono a produrre gruppi di cellule differenziate, lontane progenitrici di ovuli e spermatozoi, che “incontrandosi” davano origine a individui diversi. Da allora la riproduzione per via sessuale si è evoluta in mille modi dando origine, grazie alla selezione naturale, a quella grande biodiversità che fino a oggi riconosciamo. La sessualità è divenuta il motore principale dell’evoluzione: è un prezioso meccanismo quello che permette di riprodursi ovvero di adattarsi all’ambiente anche generando prole fertile. Nelle piante e negli animali funziona in modo automatico, inconsapevole (più o meno); nelle specie umane – e soprattutto nell’ultima e ormai unica, noi sapiens – grazie alla grandiosa rete cerebrale si è arricchito di cultura (più e meno). Un esperto medico endocrinologo ha curato per anni la rubrica dedicata alla sessualità “Questione di ormoni”, all’interno della celebre seguita trasmissione Superquark di Piero Angela su Rai Uno, esplorando quel livello biologico sommerso che interagisce intensamente con le nostre sensazioni e i nostri comportamenti connessi all’accoppiamento procreativo e ricreativo: attrazione, corteggiamento, innamoramento, amore, rapporto sessuale, gelosia, tradimento, cura parentale, legame affettivo, questioni singole e plurime di diagnosi e terapie, trattate anche attraverso narrazioni diverse da ricerche e saggi disciplinari (pur citati) come letteratura teatro cinema musica danza televisione pittura e ulteriori espressioni artistiche. Le evidenze scientifiche sul sesso sono elementi probabilistici, non regole universali. E, per piacere eliminiamo il “possedere” dal nostro vocabolario.

Il sessuologo Emmanuele Angelo Francesco Jannini (Milano, 1960) è noto a livello internazionale per gli studi sulla disfunzione erettile, sull’eiaculazione precoce, sull’anatomia femminile e sull’individuazione del Punto G (Complesso clitorouretrovaginale). Attualmente è ordinario di endocrinologia a Roma, visiting professor in università cinesi e presidente dell’Accademia Italiana della Salute della Coppia. Alla prefazione di Angela seguono sedici capitoli per orientarsi fra dicerie e curiosità di un’esperienza che ognuno vive a proprio modo, pur se meno di quel che crede: la scienza dell’amore, gli uomini che amano le donne; le parole per dirlo, alle donne piacciono gli uomini che le ascoltano; rituali di corteggiamento, alle donne piacciono i maschi alfa, ma di più gli intelligenti; c’era una volta un principe azzurro, quanto sono fascinosi gli uomini gentili (e purtroppo anche quelli sposati); bastardi dentro, alle donne piacciono gli uomini che non le collezionano; le leggi del magnetismo, perché si piglia chi si somiglia; non ho l’età, viva Macron e piantiamola con i luoghi comuni; darling, save the last dance for me, alle donne piacciono gli uomini che le avvolgono di musica; i canoni della bellezza, riflessioni a partire dai colpi di fulmine; il quinto senso, profumi di maschio e scienza dei ferormoni; la tavola di Afrodite, fatti e miti su cibi ed elisir d’amore; la misura della coppia, l’ancestrale importanza del bacio; la bussola del piacere, che cosa succede quando si fa l’amore; quando la coppia non è uno yogurt, i segreti delle unioni lunghe; alta infedeltà, tradimenti, mascalzoni e tentazioni social; il sugo di tutta la storia, dall’evoluzione alla rivoluzione degli uomini che piacciono alle donne. Vengono messe in ordine questioni delicate con competenza e garbo, ribadite tante acquisizioni di ricerche scientifiche aggiornate. La narrazione forse non contiene niente di totalmente nuovo, è comunque chiara agile semplificata, l’autore ribadisce spesso che tutti i segnali biologici non possono e non devono funzionare al 100 per cento. Nel concreto incontro e relazionarsi di un individuo con un altro non può che verificarsi una deviazione, assolutamente imprevedibile, degli atomi nel corso della loro (più o meno amorevole) caduta. In appendice le tappe della rivoluzione (dal 1960) e la bibliografia essenziale distinta per capitolo.

 

Paolo Crepet

«La fragilità del bene»

Einaudi

456 pagine, 16 euro

Umani: amore, amicizia, felicità. Paolo Crepet (Torino, 1951) si è laureato in medicina (1976) e in sociologia (1980), specializzandosi poi in psichiatria (democratica). Negli ultimi quarant’anni ha pubblicato una venticinquina di saggi, innumerevoli articoli, opere di narrativa, saggi in riviste e volumi collettanei, apparendo spesso come ospite di trasmissioni tv. Nel recente “La fragilità del bene” raccoglie con una nuova introduzione tre differenti volumi già usciti: Sull’amore. Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti (2006); Elogio dell’amicizia (2012); Impara a essere felice (2013). Il titolo sintetizza l’elemento unificante, un pregiudizio positivo: che il bene e la felicità vincano comunque sul male, a prescindere dal comportamento individuale e collettivo. Riconoscere con umiltà di essere fragili non indebolisce i nostri princìpi morali, non fiacca i nostri migliori sentimenti e le nostre speranze ma al contrario ci rende più credibili.

 

Gianfranco Nappi

«Dedicato al PCI»

prefazione di Pietro Folena

InfinitiMondi edizioni (supplemento al numero 15-16 della rivista, settembre-dicembre 2020)

240 pagine, 15 euro

Italia. 1921-1991-2021. “Appunti sulla sinistra, il PCI, la Campania, la politica”, il titolo del primo corposo capitolo (dopo la prefazione di Folena e l’introduzione generale) spiega il senso dell’interessante volume del giornalista Gianfranco Nappi (San Paolo Belsito, 1959), protagonista della politica napoletana e nazionale per almeno un trentennio con svariati incarichi e inoltre parlamentare per tre legislature, assessore regionale e segretario dei Democratici di Sinistra della Campania. In “Dedicato al PCI” Nappi vuole appunto onorare la storia, l’innovazione e il radicamento del PCI, nel centenario della nascita, senza rimpianti, con lo sguardo rivolto alle difficoltà degli ultimi decenni e alle sfide oggi in campo. I capitoli successivi riprendono gli editoriali dell’autore che oggi dirige l’associazione InfinitiMondi e l’omonimo bimestrale giunto al quarto anno. Splendido l’apparato di foto storiche realizzate dal compianto giornalista dell’Unità Mario Riccio.

 

Silvia Diacciati

«Il Barone. Corso Donati nella Firenze di Dante»

introduzione di Alessandro Barbero

Sellerio

310 pagine, 14 euro

Firenze medievale. Messer Corso Donati, soprannominato “Il Barone”, bell’uomo facinoroso e ingegnoso politico crudele, capo dei “Guelfi neri”, avversario di Dante, nacque a Firenze intorno al 1250 e ivi morì il 6 ottobre 1308, inseguito e ucciso da nemici. L’insigne poeta (1265-1321) lo citò indirettamente nel Purgatorio e lo collocò all’Inferno, compiaciuto della fine. Silvia Diacciati, storica dell’Università di Firenze, narra l’altezzoso e violento personaggio attraverso una ricca dotta biografia, immergendoci nella Firenze del Due-Trecento, il momento di maggior splendore della città, «forse la metropoli più tumultuosa del mondo conosciuto, paragonabile a quello che sono oggi Londra o New York» (Barbero). L’energico insofferente Corso Donati ne espresse i costumi e le contraddizioni, con una tenebrosa grandezza: i tempi per farsi signore di Firenze non erano ancora maturi. Il godibile racconto si basa sulla realtà: nomi, situazioni e luoghi non sono inventati.

 

Simon Stranger

«Il solo modo di dirsi addio»

traduzione di Alessandro Storti

Einaudi

338 pagine per 18,50 euro

Ebrei in Norvegia. 1942, prima e dopo. Nel 2021 Simon ha 45 anni ed è sposato con Rikke, nipote di Gerson, a sua volta figlio dell’ebreo Hirsh Komissar. Hirsh era nato nel 1887 in Russia, laureato in Ingegneria con studi internazionali, buon conoscitore di almeno cinque lingue; il 12 gennaio 1942 fu arrestato dai nazisti a Trondheim, dove con la moglie Marie vivevano da proprietari gestori del bel negozio di abbigliamento Mode Paris-Wein, genitori di tre adolescenti (Lillemor e Jacob, oltre a Gerson); incarcerato a Falstad venne trucidato per rappresaglia il successivo 7 ottobre. La Gestapo ricevette una soffiata sul cognato, che semplicemente ascoltava la Bbc, vietato. Non si saprà mai da chi e perché, anche se furono tanti a pagarne le conseguenze. A quel tempo già operava una banda di norvegesi filonazisti diretta dall’insulso Henry Oliver Rinnan, originario di Levanger, infiltrato e spia, bassissimo e complessato, conturbante e feroce; da fine estate 1943 poi con base in una incantevole villa in cima a un declivio non lontano dal centro storico di Trondheim, al 46 di Jonsvannsveien, famigerata per omicidi, torture e festini con la svastica. I suoceri di Simon conoscono il posto: Grete, la madre di Rikke, vi è nata e vissuta fino all’età di sette anni insieme alla sorellona Jannicke, i genitori Gerson ed Ellen vi si erano voluti trasferire da Oslo per aiutare l’anziana vedova Marie Komissar. Proprio lì! Tutto ciò sono fatti reali, nel 2018 raccontati e integrati in uno splendido romanzo d’esordio da Simon Stranger, venuto a conoscenza casualmente di alcuni intrecci, capace di raccogliere testimonianze o appunti e di compiere pluriennali ricerche d’archivio o sul campo, dotato di un eccelso stile narrativo per colmare i vuoti storici o biografici con dialoghi efficaci, ricostruzioni linde toccanti verosimili, invenzioni o soluzioni letterarie coinvolgenti e azzeccate.

Il bravissimo scrittore Simon Stranger (Oslo, 1976), non credente, narra in prima persona e si rivolge con il tu a Hirsh, trisavolo ebreo dei figli, lasciando la terza persona (sempre al presente) per tutti i tanti altri personaggi storici. Parte da un elemento proprio della tradizione ebraica, noi individui sapiens moriremmo due volte: prima quando cessiamo di vivere fisicamente, dopo quando il nostro nome viene pronunciato, letto o pensato per l’ultima volta. Per questo si è cominciato a posizionare in diverse città d’Europa le cosiddette pietre d’inciampo, lapidi artistiche con incisi i nomi degli ebrei uccisi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, incorporate nei selciati davanti alle case in cui abitavano con la loro famiglia. Ne esistono meno di centomila, ne mancano quasi sei milioni. Hirsh ne ha una. Simon ci va con la sua famiglia, la moglie e i due figli, prova a riflettere sui pensieri di Hirsh nei duri mesi di prigionia, sulle esistenze parallele e successive dei suoi cari e discendenti, sulla biografia incrociata del pessimo Rinnan, figlio di calzolaio: come Henry sia potuto diventare Lola, nome in codice del traditore e carnefice, per quanto alla fine fosse riuscito a bruciare carte e a cancellare molte tracce. La villa signorile costituisce lo spunto del testo e il denominatore comune di tutte le storie ivi contenute. Non sono narrate in ordine cronologico, il bell’espediente letterario dell’autore è mettere centinaia di parole, luoghi ed espressioni in ordine alfabetico, una dopo l’altra con la trentina di capitoli coincidenti con le lettere iniziali: A come anklagen/accusa, avhøret/interrogatorio, arrestajonen/arresto (queste solo citate), alt/tutto (questo diffusamente trattato per oltre una decina di pagine “come” tutto ciò che deve sparire e scivolare nell’oblio), e via via continuando fino a Z, Æ, Ø, Å; poeticamente e storicamente, inglobando più generi e più strumenti espressivi. Varie lettere e parole sono destinate a memorizzare le secolari persecuzioni del popolo ebraico. Segnalo gli eroici gratuiti salvataggi del gruppo Carl Fredriksens Transport, verso la Svezia. Segnalo pure le bianche pasticche tedesche di Pervitina, energizzanti e inebrianti creando dipendenza. Liquori vari, molto Porto nelle case di benestanti. Jazz amato nella famiglia di Gerson ed Ellen (che poi comunque divorziarono), Marie suonava Chopin e Mozart al pianoforte.

 

Rosario de Laurentiis

«La storia di Ischia raccontata ai giovani d’oggi»

Doppiavoce editore

368 pagine, 15 euro

Ischia. Da millenni. Ottava isola italiana per superficie: km² 46,30; 789 metri slm;

40° 43’ latitudine N; 13° 54’ longitudine E. Vulcanica (come tante nel Mediterraneo), presenza umana millenaria (prima colonia greca in Italia), oggi densità strabordante di 1.383 ab./km² (Elba 139, Pantelleria 91, tutte ancor meno le isole con superficie inferiore a 100 km²) in sei differenti Comuni (Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana, Barano). Distanza dalle coste: circa 20 km da Pozzuoli, comunque vicina. Se non ci siete mai stati partite prima possibile, se la conoscete tornateci ancora e spesso. In entrambi i casi procuratevi questo libro, “La storia di Ischia” di Rosario de Laurentiis, dedicato a Pietro Greco, pieno di informazioni e dati, aneddoti e collegamenti ai paralleli eventi della storia peninsulare e continentale. L’autore è stato funzionario di banca, uno di quegli studiosi militanti delle proprie “locali” realtà che se non ci fossero bisognerebbe inventarli.

 

Redazione
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