Cristina Bove: tutte/i in vendita?

Sono italiana e quasi mi vergogno di esserlo: c’è qualcosa che non va in me oppure ci si può sentire così, in questo momento infausto?
Speravo in un rinsavimento improvviso, in un risveglio di coscienze, mentre c’è soltanto la realtà nuda e cruda di un Paese senza spina dorsale, prono da una parte, schiacciato dall’altra.
Dittatura subdola, fondata sul potere economico gestito da logge e cosche varie.
Non se ne verrà fuori. Per un motivo che perfino a me, che non conosco le logiche dell’economia e della politica, e che sono una semplice partecipe idealistica ed emotiva di un ideale di giustizia sociale, non sfugge: siamo tutti comprati o potremmo esserlo.
Questo pensiero mi assilla da un po’ di tempo, e nasce dalla consapevolezza che abbiamo tutti un prezzo.
Ho fatto spesso questa domanda agli amici, ai conoscenti, a chi professa integrità assoluta: per quale somma di danaro saresti disposto a tacere o addirittura militare per il potente di turno?…
Sembra una domanda ingenua, non lo è. Presuppone una onestà intellettuale ineludibile.
Le persone cui l’ho rivolta la possiedono.
Insieme si giunge sempre alla stessa conclusione, e cioè che ciascuno ha il proprio punto debole su cui si può far leva perché capitoli.
Non parliamo di ricattabilità su questioni moralistiche, no, si tratta di stabilire per quali motivazioni cederemmo alle lusinghe di una vita agiata per noi e per i nostri cari, una vita non dico di lusso (questo è un aspetto che viene sempre escluso) ma di benessere, con tutte le agevolazioni che il danaro comporta, assistenza sanitaria di qualità, accesso all’istruzione superiore, finalmente viaggiare, ecc… per una cifra che sia tale da poter risolvere la propria condizione e quella di una fascia quanto più possibile ampia intorno a noi.
Possiamo essere comprati per questo, perché siamo in un sistema che permette di arricchirsi sulla vita degli altri e produce da una parte padroni e dall’altra schiavi. In mezzo, la consapevolezza frustrata o l’ignavia.
E se la propria esistenza è scorsa tra mille difficoltà, e se i figli li si vede avviati alla stessa catena, se la salute manca e le cure non sono disponibili, se qualcuno vi offrisse la risoluzione di tutto questo e altro, direste di no?
Potremmo rifiutare per noi stessi, in un empito di idealismo profondamente sentito, ma non per i nostri figli o per chi ci è caro.
E fin qui si è detto di proposta in positivo, tralasciando l’aspetto più truce.
Ma se, invece, di fronte al nostro rifiuto, ci minacciassero di morte, di torturare e far sparire i nostri figli, di… di… e chi più ne ha più ne metta, potremmo mai resistere?
Io non credo. So che queste motivazioni mi farebbero cedere su ogni fronte.
Non sono votata al martirio, non al mio, e meno che mai a quello dei miei figli.
Se poi all’essere risparmiati venisse aggiunta, quale corollario e garanzia di fedeltà, anche la buona uscita, l’offerta del benessere di cui sopra (per quelli famelici lussi sfrenati e orge a volontà), ecco il quadro, magari semplicistico e solo approssimativo, della condizione in cui siamo.
Per questa ammissione di debolezza, mi sento infinitamente triste, perché intuisco che a livelli politici dietro le défaillances, i tiramolla, ci sono le compravendite di un foro boario.

UNA BREVE NOTA

Non condivido quello che scrive Cristina cioè che siamo tutte/i in vendita o che – di fronte a minacce, violenze o peggio – la paura prevarrebbe sempre. Non so dove vive Cristina e dunque ignoro se questo suo stato d’animo nasca anche da elementi storici precisi, concreti; magari non è questione di abitare in zone dominate dalla mafia (Palermo e Milano per dirne due) ma tutta l’Italia è ormai “unita” nel terrore e nell’impotenza. Vedo molte belle persone – soprattutto giovani – andar via dall’Italia e siccome temo che il “blocco da panico” raccontato da Cristina – con tanta chiarezza, con estrema semplicità e per questo la ringrazio  – sia il pensiero di molte/i… vorrei che ne parlassimo. Fuori dai denti. Io domani su codesto blog dico la mia: facendo slalom fra Albert Camus., Philip Dick, il tiranno Dionigi, le rivolte degli ultimi giorni e già che ci sono pure Apelle, figlio di Apollo… (db)

Redazione
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14 commenti

  • Daniele,anche se non sei Anarchista ,ma cmq uno splendido Compagno,credo che noi saremo il 22 in piazza non sciolti come martedi,ma sotto le nostre nere libertarie bandiere:se le vedi,guarda bene:non vedo l’ora di riabbracciarti Fratello e Compagno carissimo.Marco Pacifici

  • Cara Cristina, ho letto e riletto quello che scrivi (domani mi spulcero’ anche il post di Daniele). Non sono nella condizione per poter giudicare, anchè perchè una proposta di vita migliore per me e per i miei cari non mi è stata mai fatta. Ma la domanda me la son fatta anch’io più volte: a quale compromesso saresti disposto a scendere? Per la mia esperienza ho spesso notato che, nel piccolo o nel grande, la differenza fra chi è “arrivato” e chi “ancora deve arrivare” sta proprio nella velocità con cui è sceso a compromessi, e nella quantità di compromessi a cui è sceso. Mi son spesso detto che la mia era una domanda malposta, e cioè che la scelta del compromesso non arriva mai perchè non mi pongo neanche nella condizione di richiederla. Ma in fondo non è neanche vero.

    Dunque? Dunque temo che tu abbia ragione. E spero con tutto me stesso di non essere mai nella condizione di dover accettare…

  • Se ognuno ha un prezzo per abdicare ai suoi ideali, se è vera quest’affermazione, è perché esiste un sistema che, legittimando le disuguaglianze in nome della libertà di arricchirsi a spese di altri, pone alcuni spalle al muro, rendendoli vulnerabili, ricattabili o avidi. Ragione di più per liberarsi di questo sistema, rendendo questa affermazione priva di senso…
    Eppure la storia ci insegna, attraverso i milioni di persone che nei secoli hanno preferito immolarsi per la giustizia e la libertà, hanno scelto di morire, che questa affermazione è palesemente falsa.

  • …”scegliendo di morire”…

  • jolek
    è proprio in relazione al sistema in cui siamo immessi che sono scaturite le mie riflessioni. Infatti, tutto quanto considerato, non sussisterebbe se non vivessimo nelle condizioni castali che ben conosciamo.
    Per una che scendeva nelle piazze perfino coi bambini in braccio, pur di partecipare alle dimostrazioni dell’allora partito comunista, in cui credeva fermamente, è stato doloroso vedere crollare uno a uno i pilastri politici dei suoi ideali.
    Lo sono ancora, nel profondo, ma è come se me ne stessi in attesa di una rinascita, di una nuova leva che mi riportasse la speranza.
    Purtroppo, osservando come si sono susseguite le varie formazioni governative, di quale stampo ormai sono, e vedendo a cosa sono ridotte le forze oppositive, è facile giungere alle mie perplessità.
    Sulle umane virtù non discuto, mi chiedevo solo quale fosse il limite per cui l’eroismo a difesa degli ideali, cedesse alle minacce, quando non alle lusinghe. Ecco.
    grazie.

    • grazie Cristina,
      penso di averti capito benissimo (pur non conoscendoti) e la mia breve nota di ieri sera come le più lunghe riflessioni di oggi intitolate
      Se non ci ribelliamo adesso… preghiamo per Dionigi
      che sono scaturite anche da quanto hai scritto IO SPERO siano l’apertura di un dialogo su un momento storico che per molti versi è davvero tremendo ma nel quale io vedo anche grandi potenzialità.
      db

  • Gino
    riporto le tue parole: “Se ognuno ha un prezzo per abdicare ai suoi ideali, se è vera quest’affermazione, è perché esiste un sistema che, legittimando le disuguaglianze in nome della libertà di arricchirsi a spese di altri, pone alcuni spalle al muro, rendendoli vulnerabili, ricattabili o avidi. …”
    è esattamente quanto ho appena espresso nella mia risposta a jolek.
    Io spero ardentemente che tu abbia ragione anche sull’eroismo.
    Nel passato è stato grazie a quegli uomini che hanno saputo difendere gli ideali di libertà e giustizia anche a costo della vita, che si sono ottenute leggi e rispetto di diritti.
    Ma la situazione attuale è nuova in ogni senso: non c’è mai stato prima un potere alla “grande fratello” così infiltrato nelle case e così narcotizzante, così de-privante della conoscenza del vero stato delle cose da aver ampiamente superato la visione orwelliana.
    Abbiamo a che fare con un potere cui non eravamo preparati, combatterlo è difficile perché non siamo ad armi pari, avendo permesso a un solo uomo (e alle cupole che lo appoggiano) di possederle, e perchè un eroe non è più sufficiente a smuovere chi vive nel torpore o chi sopravvive nella speranza di quel torpore.
    Quelle armi sono nelle mani di un padrone, e la colpa è anche di chi non ha capito quale fosse la portata di queste armi.
    grazie
    ciao

    • cara Cristina,
      io credo che a volte una riflessione sull’arco lungo della Storia ci aiuti a capire meglio. Certo questo sistema si è dotato di apparati di controllo, repressione, corruzione, indottrinamento (rincoglionimento è ancora più preciso forse) ecc inesistenti nel passato. Pesino in molti Paesi definiti democratici – e formalmente lo sono, se il criterio è solo il voto – si riesce a coniugare la democrazia svuotata con il peggio del socialismo reale e con tecniche fasci-naziste: Eduardo Galeano ha inventato una parola (in spagnolo) che rende bene l’idea: “democradura”, un misto di democrazia e dittatura.
      E possiamo continuare a preoccuparci ma la Storia ci ricorda appunto che il controllo totale dell’imperatore, il dominio assoluto dei re (santificati dalle religioni), lo schiavismo… sono crollati pur se erano stati visti come invincibili.
      Il discorso è lungo, difficile, pieno di contraddizioni ma la nostra storia (e Storia) non è fatta solo di orrori e di sconfitte ma anche di grandi conquiste. Dobbiamo e possiamo riprendere un cammino (che nel secolo scorso è diventato quasi una corsa) interrotto. Lo ripeto: ci vuole coraggio, intelligenza, organizzazione. (db)

  • Cara Cristina, Daniele ha espresso meglio ciò che intendevo dire. Tutte le tecnologie e le armi a disposizione del potere non sono mai riuscite a rendere permanente il controllo sociale nei confronti dei più deboli. Ciò che spesso si dice per giustificare la propria inerzia è:

    “è tutto inutile, sono troppo potenti, contro di loro non si può nulla”.

    Non è vero, il potere ha paura della gente, se non fosse così perché mai spenderebbe cifre incalcolabili per condizionare le opinioni attraverso i loro media? Perché hanno paura della reazione degli oppressi, semplicemente. Quindi chi è più potente? non si sa, ma non è nemmeno scontato che qualcuno sia “il più debole”, non trovi?

    Ti lascio un po’ di ottimismo con questa poesia di Brecht:

    Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
    spiana un bosco e sfracella cento uomini.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un carrista.
    Generale, il tuo bombardiere è potente.
    Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
    Ma ha un difetto:
    ha bisogno di un meccanico.
    Generale, l’uomo fa di tutto.
    Può volare e può uccidere.
    Ma ha un difetto:
    può pensare.

    Noi possiamo pensare…

  • Cara Cristina, abbiamo parlato di questo per telefono ed insieme siamo giunte alla conclusione che cederemmo sicuramente. Mi fai pensare a San Pietro, che protesta a Gesù il proprio amore sincerissimo, ma poco dopo, spaventato dalle parole di una serva ( Anche tu eri insieme a quel condannato) giura per tre volte di non conoscerlo.
    Io mi sento abbastanza vigliacca e questo mi riempie di compunzione. Non sono così forte, eppure faccio il possibile. Poi, la differenza tra Pietro e Giuda è che il primo piange e chiede perdono, il secondo dispera e s’impicca. In quanto a me, conoscendomi incomincio a pentirmi da prima di combinarla grossa.

  • caro Daniele
    mi rendo conto perfettamente di quanto dici, so anche io che le rivoluzioni si sono fatte e sono state fatte da uomini.
    io sto tentando di capire il perché ci siamo arresi.
    Quelle che ho espresso sono forse anche motivazioni che preferirei constatare per giustificare la defezione della sinistra.
    E nessuna più di me vorrebbe essere smentita, credimi!
    Anzi, attendo la smentita!
    Attendo anche altro, in verità, ma sinceramente vedere attaccati i nostri figli, i giovani, gli studenti che pacificametne protestano, dalla forza pubblica manovrata ad arte, mi provoca rabbia e angoscia.
    Qui da noi la “democradura” ha assunto proporzioni scandalose e graveolenti.
    Ho fatto bene a scriverne, era proprio di queste risposte che volevo sentire di nuovo la passione. Sì.
    grazie.

    caroGino
    l’inerzia è il risultato dei condizionamenti massmediatici, degli indottrinamenti cattocattolici e dagli stravolgimenti su quelli che sono i bisogni della gente.
    Il potere ha paura delle opinioni contrastanti, è verissimo, e in passato comunque non è stato sufficiente attuare repressioni per arrestare i movimenti sorti per abbatterlo.
    Mi ripeto, quello che temo oggi è lo squilibrio di accesso al potere informativo mediatico.
    lo temo, ma non ho intenzione di dichiararmi vinta, o non tentare il tutto per il tutto, altrimenti mica ne scriverei, e tu sai che ne ho scritto anche in maniera fortemente dissacratoria e che non temo di mettere il nano e i suoi accoliti di ogni risma e orientamento, alla berlina.
    Ma… sempre che non finisca col mettere a repentaglio la vita dei miei cari, purtoppo è così e lo confesso: questo è il mio prezzo, che non venga fatto loro del male.
    Ti ringrazio per questi versi bellissimi che hai riportato, li ho sentiti profondamente.
    Mi sono di conforto.
    ciao

  • cara Domenica
    qui non c’entra niente l’aspetto religioso, che io non condivido ma rispetto, come ben sai.
    Però non rispetto chi lo manovra e se ne fa scudo per intontire le coscienze, e per intimorire chi non ha sufficiente cervello per vedere le enormi sciocchezze che vengono loro propinate.

  • giuseppe armando

    Cara Cristina, credo che la realtà sia andata oltre il quadro che tu descrivi. Tu ne fai questione di una scelta o resa individuale: fissare o rifiutare il proprio prezzo; resistere o cedere a minacce. Se fosse così avremmo ancora possibilità di salvezza.
    Ma oggi l’individuo viene semplicemente ignorato. La nostra società è infiltrata capillarmente da associazioni affaristiche che hanno conquistato il potere e violano, costantemente ed impunemente ogni legge. Ad es. la ‘ndrangheta, comunione e liberazione ( che ha superato per fatturato l’Opus Dei). Non conoscono differenze ideologiche: CL ha fatto cartello con le COOP rosse, violano ogni legge potendo contare, male che vada sulla prescrizione ( vedi oil for food), hanno adepti in tutti i partiti ( Bersani, sostenuto alle Europee da CL ha affermato che PD e CL hanno le stesse radici). Andare d’accordo con tutti è fascile: sono tutti devoti osservanti delle leggi di Mammona. La società che determina questo potere non partitico è caratterizzata dal parassitismo e dalla fedeltà passiva degli schiavi. Non conta l’efficienza di una impresa, la qualità della sua produzione; verrà spazzata via se non fa parte della rete degli affiliati, in quelò caso, per inefficiente che sia sarà appoggiata dalle banche amiche che violeranno anche le leggi, il suo prodotto avrà mercato perché imposto in regime monopolistico. L’individuo non conta nulla: cerchi lavoro, puoi essere un premio Nobel che resterai disoccupato, ti affili e ti rendi disponibile ad eseguire tutto ciò che ti sarà richiesto: sarai subito inserito in strutture che monopolizzano e parassitano, da privati, la richiesta pubblica, facendo saltare ogni possibile concorrenza nel privato. Nei miei post parlo sempre di schiavi inconsapevoli: ricordi cosa disse Formigoni quando Beppino Englaro voleva far eseguire la sentenza della Cassazione in strutture di ricovero lombarde? “Nessun medico in Lombardia si potrà permettere di fare diversamente da come diciamo noi”…dignità professionale, libertà di coscienza, responsabilità, tutte prerogative negate agli schiavi.
    La dimensione sociale ormai ha stritolato la possibilità di sopravvivenza dell’individuo che non accetti di far parte della mandria, di un gregge amorfo, acriticamente obbediente.
    Non c’è possibilità di rivolta, speranza di salvezza.
    Si potrebbe sperare solo in un isolamento, morte sociale che ci defili consentendoci la sopravvivenza.
    Oppure….possiamo sfidare il rogo, almeno potremo dire a noi stessi che non abbiamo sprecato la vita.

  • Capisco la tua invettiva, Giuseppe. Molto di quanto dici è inconfutabile.
    Permettimi di prendere come sintesi del tuo pensiero questo:

    “Oppure….possiamo sfidare il rogo, almeno potremo dire a noi stessi che non abbiamo sprecato la vita.”

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