Cronache palestinesi

Dalla strage di Nablus, ai raid aerei su Gaza, al rilancio delle colonie illegali.
Una miscellanea di articoli da Pagine Esteri, Assopace Palestina, Info Pal.

Nablus, sale bilancio vittime. Raid aerei israeliani su Gaza

di Eliana Riva

Restano negli ospedali decine di feriti palestinesi, alcuni dei quali in condizioni critiche. Uno di loro è spirato nella notte portando a 11 il bilancio provvisorio di vittime del blitz israeliano a Nablus. Da Gaza lanciati nella notte 6 razzi verso il sud d’Israele che ha reagito bombardando l’enclave palestinese. Sciopero generale nei Territori Occupati.
La tensione rischia di sfociare in una ulteriore escalation.
Ne abbiamo parlato con il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio. Ascolta il podcast.

Tratto da: Pagine Esteri, 23 febbraio 2023.

Lettera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU dell’Ambasciatore della Palestina per denunciare la recente aggressione israeliana a Nablus

di Riyad Mansour (*)

Il popolo palestinese oggi è di nuovo in lutto, in lutto per la perdita di un minore, di un giovane, di un anziano, in lutto per la continua devastazione delle famiglie, in lutto per l’oppressione e il trauma che continua ad essergli inflitto da un occupante coloniale e da un regime di apartheid che è implacabile nella sua disumanizzazione, aggressione e terrore contro il nostro popolo.
Oggi, la popolazione civile di Nablus è stata nuovamente presa di mira da questa campagna di terrore, in quanto le forze di occupazione israeliane (IOF) sono scese in città in un violento raid militare su vasta scala che ha portato al massacro di altri dieci palestinesi, tra cui un minore, e al ferimento di almeno 102 civili.
Tra i feriti di questo attacco israeliano, sei sono ora ricoverati in condizioni critiche e lottano per la vita. I Palestinesi uccisi oggi dall’IOF sono:

Mohammed Farid Shaaban, 16 anni
Adnan Sabe’ Baara, 72 anni
Abdelhady Abdelaziz Ashkar, 61 anni
Mohammed Khaled Anabousi, 25 anni
Tamer Nimer Ahmed Minawi, 33 anni
Musab Munir Mohammed Aweis, 26 anni
Hussam Bassam Isleem, 24 anni
Mohammed Abdelfattah Abdelghani, 23 anni
Walid Riyad Hussein Dakhil, 23 anni
Jamil Abdelwahab Qaneer, 23 anni

Inoltre, l’IOF ha deliberatamente, come consolidata pratica illegale dell’occupazione, impedito al personale medico e alle ambulanze di raggiungere le vittime dell’attacco israeliano, compromettendo gli sforzi per curare i feriti e salvare vite umane, in grave violazione del diritto umanitario internazionale.

Lo scompiglio e la distruzione causati da questo assalto israeliano hanno amplificato la rabbia e le paure non solo a Nablus, ma in tutto il Territorio Palestinese Occupato, compresa Gerusalemme Est.
Questo serve come ennesima dimostrazione delle intenzioni spietate della potenza occupante nei confronti dei palestinesi e del suo assoluto disprezzo per le loro vite e per i loro diritti umani fondamentali, diritti che continua a violare gravemente restando del tutto impunita e continuando a eludere ogni responsabilità.
Dobbiamo quindi allertare ancora una volta la comunità internazionale, in particolare il Consiglio di Sicurezza, in merito al pericoloso aumento della tensione sul terreno, poiché Israele, la potenza occupante, insiste nel provocare un’escalation e una deflagrazione che rischia di andare fuori controllo.

Inoltre, dobbiamo ancora una volta fare appello per la protezione del popolo palestinese, in conformità con il diritto internazionale, compreso quello umanitario e dei diritti umani, e come richiesto in numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, tra cui la risoluzione 904 (1994) del Consiglio di Sicurezza, il rapporto 2018 del Segretario Generale all’Assemblea Generale sulla protezione della popolazione civile palestinese nei Territori Palestinesi Occupati e, solo due giorni fa, la Dichiarazione Presidenziale adottata dal Consiglio di Sicurezza il 20 febbraio 2023.
A questo proposito, sottolineiamo che, nella sua ultima Dichiarazione Presidenziale, il Consiglio di Sicurezza ha sottolineato, tra l’altro, “l’importanza della sicurezza e del benessere di tutti i civili”, e ha chiesto “il pieno rispetto del diritto umanitario internazionale, compresa la protezione della popolazione civile”, e ha chiesto anche di “facilitare l’accesso degli operatori umanitari alle popolazioni bisognose”, oltre a ribadire “la necessità di adottare misure appropriate per garantire la sicurezza e il benessere dei civili e la loro protezione”.

Il popolo palestinese vive nella paura per la sicurezza e la vita stessa delle sue famiglie, dei suoi figli, del suo futuro, mentre questo regime illegale di occupazione coloniale e di apartheid continua la sua campagna di aggressione e di pulizia etnica.
Il popolo palestinese ha bisogno, merita e ha diritto alla protezione internazionale in conformità con il diritto internazionale. Il diritto internazionale umanitario è diretto a proteggere i civili in tempo di guerra e non deve essere solo citato o elogiato, ma concretamente sostenuto, rispettato e attuato per proteggere le vite umane dal flagello della guerra, compresa l’occupazione straniera.

Eppure, in assenza di protezione, 61 Palestinesi, tra cui 13 minori, sono stati uccisi dall’inizio del 2023, seguendo lo schema di uccisioni e distruzioni perpetrate da Israele nel 2022 e negli anni precedenti.
Tra le vittime c’è un ragazzo palestinese, Muntaser al-Shawwa, di 16 anni, che è morto ieri per le ferite riportate due settimane fa in un’incursione militare dell’IOF nel campo profughi di Balata, a nord di Nablus.
Il giovane Muntaser si trovava sul ciglio della strada durante l’incursione quando è stato colpito da un cecchino israeliano con un proiettile alla testa, un’altra conseguenza dell’ormai abituale politica israeliana di “sparare per uccidere” contro i civili palestinesi.

Harun Abu Aram.

Tra le vittime c’è anche Harun Abu Aram, di 26 anni, che è morto dopo essere rimasto paralizzato per due anni a causa di un colpo al collo sparato a bruciapelo da un soldato israeliano.
Qual è stato il crimine di Harun?
Cercare di fermare l’IOF che aveva fatto irruzione nell’area di Masafer Yatta per sequestrare un generatore elettrico, nel tentativo continuo di privare la popolazione civile palestinese anche degli elementi di base per una vita sicura e dignitosa nella propria patria.
Harun è morto in una grotta, dove la sua famiglia è stata costretta a vivere dopo che nel 2020 Israele ha demolito la casa della famiglia, non permettendole nemmeno di salvare le sue misere suppellettili, e ha continuato a impedirle di costruire una casa sulla sua terra di proprietà privata, mentre continua la sua palese campagna di sfollamento forzato e di pulizia etnica del popolo palestinese.

A questo proposito, siamo costretti a ricordare la relazione del Segretario Generale su ‘Minori e Conflitti Armati (A/76/871 S/2022/493)’ e la sua affermazione che, se la violazione dei diritti dei minori da parte di Israele dovesse continuare, Israele dovrebbe essere inserito nell’elenco dei trasgressori.
Chiediamo che venga inserito nell’elenco, poiché Israele si dimostra sempre più un violatore seriale dei diritti dei minori palestinesi, uccidendoli, ferendoli, mutilandoli, arrestandoli, detenendoli, trasferendoli con la forza, traumatizzandoli e terrorizzandoli, senza che vi sia una sola conseguenza per i suoi crimini.
È ora di porre fine ai massacri, alla pulizia etnica, alla colonizzazione e all’annessione, a questa occupazione illegale e ripugnante e a questo regime di apartheid. È tempo di chiedere il rendiconto, come richiesto dal diritto internazionale. Israele, la potenza occupante, non può rimanere un’eccezione, esonerata dal suo obbligo di rispettare il diritto internazionale.

Muntaser-al-Shawwa.

Pertanto, chiediamo ancora una volta alla comunità internazionale, in particolare al Consiglio di Sicurezza, di agire, in linea con gli obblighi previsti dallo Statuto ONU e da tutte le altre disposizioni del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario e per i diritti umani e tutte le relative risoluzioni delle Nazioni Unite.
È tempo di attuare queste risoluzioni e di dare un significato al diritto internazionale per proteggere le vite dei civili e per rispettare le responsabilità di lunga data della comunità internazionale nei confronti della questione palestinese e del raggiungimento della giustizia.
Questa lettera fa seguito alle nostre precedenti 779 lettere riguardanti l’ingiustizia storica in corso contro il popolo palestinese e i crimini perpetrati da Israele, la potenza occupante, nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, che costituiscono il territorio dello Stato di Palestina. Queste lettere, datate dal 29 settembre 2000 (A/55/432-S/2000/921) al 13 febbraio 2023 (A/ES-10/927-S/2023/ ), rappresentano una documentazione fondamentale dei crimini commessi da Israele, la potenza occupante, contro il popolo palestinese a partire dal settembre 2000. Per tutti questi crimini di guerra, atti di terrorismo di stato e violazioni sistematiche dei diritti umani commessi contro il popolo palestinese, Israele deve essere ritenuto responsabile e i responsabili devono essere consegnati alla giustizia…

(*) Riyad Mansour è Osservatore Permanente per la Palestina presso le Nazioni Unite.

Tratto da: Assopace Palestina 23 febbraio 2023.

Avanza il colonialismo israeliano: autorizzati 1.500 nuovi insediamenti a Gerusalemme

Non si ferma il colonialismo israeliano nei Territori palestinesi occupati, anzi, accelera, in barba agli “accordi” tra Autorità nazionale palestinese (ANP) e USA, per ritirare l’appoggio alla condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU agli insediamenti israeliani.
Infatti, beffandosi di quanto dichiarato da tutti, un funzionario dell’ufficio del primo ministro israeliano ha negato il significato dell’accordo, affermando che “non ci sono intese”.
Ecco dunque che il “Comitato distrettuale israeliano per la pianificazione e l’edilizia” ha approvato un nuovo piano coloniale che prevede la creazione di 1.500 nuove unità abitative a sud della Gerusalemme occupata.
Il piano mira ad espandere la colonia illegale di Talfiot, a sud della Gerusalemme occupata, a spese delle terre palestinesi a nord di Betlemme e prevede la costruzione di 7 torri su un’area di circa 16 dunum (*), sulla strada Hebron-Betlemme.
Il quotidiano ebraico Haaretz ha rivelato che, mercoledì, il “Consiglio superiore di pianificazione” dell’Amministrazione civile israeliana ha avanzato piani per la costruzione di 3.612 unità abitative coloniali negli insediamenti, di cui 950 dovrebbero ricevere l’approvazione finale.
Si prevede che giovedì il Consiglio di pianificazione proporrà progetti per altre 3.411 unità coloniali, portando il totale avanzato nelle due riunioni al di sopra di quelli approvati nel 2022 e nel 2021 – rispettivamente 4.427 e 3.645.
Secondo il giornale, si stanno portando avanti anche piani per legalizzare retroattivamente gli avamposti esistenti.
A parte Mevo’ot Yericho, che è stato dichiarato insediamento tre anni fa e viene legalizzato solo ora, gli altri avamposti saranno ufficializzati come “quartieri di insediamenti esistenti”, nonostante siano amministrati separatamente.
Il termine “quartiere”, usato già da molti anni dal giornalismo e dai politici israeliani, e ripreso acriticamente dai media italiani, è fuorviante e manipolatorio, in quanto porta a intendere che si tratti di aree cittadine legali e non di colonie su territori rubati ai nativi.
L’avamposto di Pnei Kedem, dove vive Simcha Rothman, presidente del “Comitato per la Costituzione, la Legge e la Giustizia”, sarà legalmente riconosciuto come parte di Metzad, Zayit Ra’anan di Talmon e Nofei Nehemia di Rehelim.
Il Consiglio dovrebbe anche dare l’approvazione iniziale ai piani di costruzione di Netiv Ha’avot, un avamposto che è stato evacuato diversi anni fa e che ora sarà incluso come parte dell’insediamento di Elazar. Si prevede che saranno avanzati anche i piani di costruzione per gli insediamenti isolati, tra cui Ma’aleh Amos, Nokdim, Elon Moreh e Kfar Tapuach.
Gli insediamenti destinati ad espandersi in modo più significativo sono Ma’ale Adumin (1.100 unità), Kochav Yaakov, vicino a Ramallah (630 unità), Giv’at Ze’ev (485 unità), Ma’ale Amos (485 unità) ed Elazar (430 unità).
La scorsa settimana, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito che le continue attività coloniali israeliane mettono pericolosamente a rischio la fattibilità della “soluzione a due Stati” basata sulle linee del 1967.
Il 13 febbraio, le autorità israeliane si sono mosse per far avanzare 10.000 nuove case di insediamento in Cisgiordania e hanno legalizzato retroattivamente nove avamposti di coloni che in precedenza erano illegali secondo la legge israeliana.
L’annuncio ha suscitato una dura reazione internazionale, anche da parte dell’Autorità Palestinese (ANP), che aveva cercato di far votare il Consiglio di Sicurezza per condannare l’espansione.
Tuttavia, secondo quanto riferito, l’Autorità palestinese ha sospeso questo tentativo, nel fine settimana, dopo che il Consiglio ha accettato di rilasciare una dichiarazione sulle azioni di Israele, una mossa che è stata fortemente denunciata dal movimento di Hamas.

(*) 1 dunum=1000 m²
(**) Fonti: PIC e Quds Press.

Tratto da: Info Pal 23 febbraio 2023.

alexik

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