Cucina e giallo, la strana coppia

Dal 23 al 26 marzo allo Gnam Village della Città della Scienza di Napoli si svolge la manifestazione «Scrivere di cibo» con la rassegna «Giallo nel piatto»: ecco la presentazione di Valerio Calzolaio

Gli scrittori inevitabilmente narrano di cibo, anche. «Scrivere di cibo» è la rassegna libraria dedicata alla scrittura sulle culture del cibo, un viaggio nella storia dell’alimentazione, nella gastronomia e nel rapporto tra cucina e salute, nell’agricoltura e nelle opere di prosa e poesia che riguardano il cibo. Mercato e cucina sono annessi e connessi.

Si mangia e si beve per sopravvivere e, come noto, si è ciò che si mangia e si beve (al settanta per cento acqua, circa). Ognuno ha un multiforme complesso rapporto con la cucina e con gli alcolici, chi scrive in parte (direttamente o indirettamente) lo trasferisce in romanzi, racconti, poesie, fumetti, sceneggiature. La letteratura abbonda e si ciba di riferimenti a ciò che si mangia e si beve. Non sono stati pochi gli scrittori gourmet o sommelier, obesi o avvinazzati, e ciascuno di loro magari è pure un gran lettore. Ciò vale un poco per tutte le lingue usate in tutte le epoche letterarie per tutti i generi.

«Giallo nel piatto» è la manifestazione nata per indagare meglio chi di cibo scrive attraverso uno specifico genere (i cui confini peraltro sono flessibili e aperti). Il genere si chiama “giallo” solo in Italia (per un’interessante vicenda editoriale promossa nel 1929): ne teniamo conto e in una dimensione non solo nazionale rivolgiamo attenzione ai generi letterari giallo-noir-thriller-kriminal-policier e alle centinaia di classificazioni di sottogenere. A dir la verità i generi del giallo sono quasi quanti le ricette regionali e i vitigni, la storia è lunga quasi quanto quella dell’alimentazione e delle fermentazioni. Ormai ci sono storie nazionali della letteratura “gialla” in ogni angolo del pianeta.

La prima edizione 2017 di “Giallo nel piatto” è sperimentale, una sorta di numero zero. Senza sottilizzare sul genere, ci troveremo per il gusto di stare con amici a chiacchierare di due significativi piaceri della vita, a riflettere su gastronomia ed enologia nella letteratura e sulla scrittura nei piatti e nei bicchieri, dal punto di vista sia di chi consuma che di chi produce (cibi o bottiglie e volumi o film). Vi sono infiniti reciproci spunti: colori, sapori, analisi visivo-olfattiva, struttura, abbinamenti, educazione al gusto, intrattenimento critico, ignoranza, pubblico, socialità, mercato.

Non tutti consumiamo libri, cibi e vini, lo si fa ormai molto per piacere e, quando ci si abitua, non si riesce più a farne a meno. Diventiamo specialisti di un ingrediente o di una ricetta, di un vitigno o di una tipologia, di un autore o di una serie; aspettiamo con ansia la nuova annata o uscita; ci facciamo consigliare da amici o da esperti affidabili; accettiamo con curiosità mista a diffidenza un nuovo prodotto; ci piace discuterne dopo aver assaggiato o letto. Tutti gli incontri gastro-eno-letterari di “Giallo nel piatto” prendono spunto da un autore competente, da un libro sulle materie connesse, da un tema storico o specifico, testi scritti (o fiction da testi letterari) ove si parli di ricette, cucina, vini.

Non c’è bibliografia organica e completa sullo scrivere giallo di cibo, si tratta di costruirla insieme, a partire da quanto mangiato, bevuto, letto, ciascuno un poco. Presentiamo alcuni autori contemporanei italiani (con particolare attenzione a Napoli) che si sono dedicati al controverso rapporto di alcuni propri personaggi con l’alimentazione. Accenniamo alla presenza di ricette nel giallo classico, sottolineando come gli abbinamenti con le bevande siano un fatto recentissimo e ancora raro (del resto, Artusi non metteva i vini ed è incredibile che ancora oggi venga rieditato e citato in tante forme senza porsi il problema).

Abbiamo cominciato a riflettere su grandi scrittori che hanno dedicato pagine celebri alla cucina e agli alcolici (in genere bevuti non a pasto e in solitaria). Accenniamo alla tragedia greca ma pure a Hammett, Simenon, Stout, Montalban, Camilleri. Abbozziamo connessioni con la fiction televisiva e cinematografica. Proviamo a presentare varie attività multimediali connesse al genere giallo quando si sono occupate in qualche modo anche di mangiare e bere. Il primo spettacolo teatrale parte dal racconto enonoir del fondamentale precursore Poe, poi mescoliamo il De Giovanni giallista a quello tifoso. Invitiamo a riflettere sulle tante connessioni culturali della scrittura (non solo “gialla”): la matematica, la biologia, la scienza, la stessa poesia. Riprendiamo il filo delle cene con delitto. Con moderazione e gusto. Già pensando al prossimo pasto, al prossimo libro, alla prossima bevuta, alla prossima edizione.

ANCHE IN BOTTEGA ovviamente si parla di cibo. Segnalo un mio piccolo dossier, cioè Strafogatevi, più alcuni – inevitabili per me – sentieri nella fantascienza; in particolare Pianeti da bere e universi fritti con due recensioni: Gli alieni cenano spesso a Lucca per «Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici?», antologia con 18 racconti italiani di fantascienza gastronomica e Un calice di soli, un piatto di pianeti, a proposito del libro omonimo. [db]

Redazione
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