Da Nicaragua e Guatemala: emozioni e pensieri

di Beppe Pavan (*)

Un intero mese tra Nica e Guate non è molto, ma mi ha permesso di
distrarmi meno con le curiosità superficiali e dedicarmi di più, invece,
alle osservazioni e alle relazioni. Anche perché era la mia seconda
volta in quei Paesi e ritrovare alcune persone amiche è stata davvero
una grande gioia, facilitata dal superamento, a poco a poco, delle
remore dovute al mio spagnolo maccheronico.

1.

Oscar, il nostro ospite nicaraguense, ha combattuto per due anni
nelle file dell’esercito rivoluzionario sandinista, fino alla
liberazione dalla dittatura. Ce ne parla volentieri, con tono
sommesso e pacato; e risponde anche alle mie domande sulle eventuali
code di vendette nei confronti di chi stava dall’altra parte. Mi ha
detto di non esserne a conoscenza, anche se non tutte le armi sono
state evidentemente consegnate, neppure dopo la fine della guerra
civile scatenata dalla “contra” negli anni ’90: ci sono ancora
“banditi” che assalgono e depredano viandanti isolati di giorno o
automezzi nel cuore della notte.

2.

La corruzione è pratica quotidiana: l’abbiamo vista incarnata in
poliziotti/e che minacciano multe insopportabili e poi le annullano
in cambio di una cifra più modesta “per aiutare la famiglia…”. non
c’è dubbio che sia la professione più ambita in Nicaragua… Mentre
in Guatemala i giornali riportavano, un giorno, la notizia che 450
poliziotti erano stati arrestati per complicità nei più diversi
reati: dal narcotraffico alle rapine, dagli assassinî allo
sfruttamento della prostituzione…

3.

L’altra cosa impressionante è vedere grandi estensioni di
territorio, lungo le strade e intorno ai centri abitati,
letteralmente ricoperte di plastica, soprattutto buste e sacchetti
di ogni colore, che il vento allegramente sparpaglia, appiccica ai
rami degli alberi, aggroviglia ai fili elettrici… Nonostante gli
inviti, rivolti da numerosi e grandi cartelloni stradali, a non
buttare per terra i rifiuti, al termine del pic-nic di Pasquetta la
spiaggia di Granada, sul grande lago del Nicaragua, era ricoperta da
immondizia. Solo due uomini ne approfittavano per raccogliere, con
un bastone chiodato, le bottiglie di plastica…

4.

A proposito del lago: è quello coinvolto nel progetto –
commissionato dal governo ai cinesi – di costruzione del “gran
canal” concorrente a quello di Panamà, ormai inadeguato al transito
di navi sempre più mastodontiche. Abbiamo registrato opinioni
diverse: da chi è favorevole, perché porterà ricchezza e benessere,
a chi è contrario perché comprometterà l’equilibrio ecologico
mettendo in comunicazione diretta l’acqua salata dei due oceani con
quella dolce del lago. Ma anche i contrari mi sono sembrati
rassegnati: “lo faranno!”.

5.

Un’immagine forte, che mi accompagna da allora, è quella di una
ragazza impegnata nello studio all’interno di un tugurio. Moli
ragazzi, e ancor più ragazze, stanno frequentando scuole superiori e
università, con forti motivazioni, che quel tugurio rappresenta
eloquentemente. Ottima impressione ho ricavato anche dai ragazzi che
al sabato giocano le partite del loro campionato locale di calcio:
14 squadre in un villaggio di cui nessuno sa dire quanti abitanti
abbia (3000? 5000?), tutte con il loro giovane allenatore e tutte
formate da ragazzi decisi nel gioco ma rispettosi, degli avversari e
degli arbitri.

6.

Poi ci sono i ragazzi e le ragazze di strada in Guatemala. Una
mattina abbiamo accompagnato i volontari e le volontarie del Mojoca
(MOvimiento JOvenes de le CAlle) che tengono i contatti con qualche
gruppo che vive e dorme sui marciapiedi o sulle aree verdi dei
parchi e che cercano di convincere a lasciare la strada per entrare
nelle loro “case”, imparare un mestiere e rendersi autonomi in modo
da tornare a vivere in modo dignitoso e libero. La prima cosa che
hanno fatto, arrivati in piazza, è stata quella di invitarli a farsi
lavare la testa con uno shampoo anti-pidocchi: sono rimasto
edificato dalla cura quasi affettuosa con cui quei volontari, ex
ragazzi di strada anche loro, insaponavano e sfregavano quelle
teste… E poi con pazienza hanno spiegato ed eseguito giochi di
movimento e giochi di ruolo, per farli riflettere – quel giorno –
sull’importanza del preservativo per prevenire malattie e gravidanze
indesiderate.

7.

Julio lo conoscete già: ogni tanto lo nomino, perché fa parte dell’
“Associazione nazionale di uomini contro la violenza”, impegnata in
tutte le regioni del Nicaragua in iniziative di formazione per
adolescenti, giovani e adulti. Mi ha detto che negli ultimi anni il
governo ha istituito “commissioni di genere” in tutte le
municipalità, con uffici dedicati, di cui ho visto l’insegna in
alcune città. La violenza maschile contro le donne è anche leggibile
da frasi scritte su molti muri, specialmente nella capitale del
Guate; sono evidentemente opera di donne che vogliono mantenerne
viva la consapevolezza: “In Guatemala – ad esempio – c’è stata e c’è
violenza contro le donne”.

8.

E’ impressionante – tanto in Nica che in Guate – la massa di
citazioni bibliche e di frasi a contenuto religioso disseminate
ovunque: sui muri, nelle insegne dei negozi, sui bus e sui taxi…
Ad esempio (non hanno bisogno di traduzione): “Tu mejor candidato:
Jesus Cristo”; oppure: “Dios me guìa” (mi guida) è il motto di molti
autisti di bus e taxi; che dichiarano anche che il loro automezzo è
“Regalo de Dios”. “Regalo de Dios” o “Bendicion de Dios” sono il
“cognome” di tantissimi negozietti, ad es. “Panaderia Bendicion de
Dios”… e così via. D’altronde sulle gigantografie del presidente
Ortega compare quasi sempre la parola d’ordine “Fe, familia y
comunidad”, dove Fe significa “fede” e mi ricorda un’altrettanto
famoso “Dio, patria e famiglia”… Impressionante, poi, l’enorme
cartellone stradale all’uscita da San Salvador, su cui campeggiava
una grande immagine di Gesù con la scritta “Ten misericordia de
nosotros y del mundo entero”. E siamo in paesi ai primi posti nella
classifica mondiale della violenza… come dire: “abbi misericordia
di noi che non ne abbiamo molta per i nostri simili”. Ci hanno detto
che solo nella capitale del Guate ogni giorno vengono compiuti da 30
a 35 omicidi…

9.

Il Guatemala, con il presidente della repubblica sotto processo e la
vicepresidente in carcere, è percorso quasi ogni giorno da cortei di
protesta e da manifestazioni sindacali: il personale della scuola ha
manifestato per due giorni consecutivi davanti ai palazzi del
potere; infermieri e personale sanitario sfilavano in corteo intorno
all’ospedale; il 22 aprile, giornata mondiale della Terra, i
contadini hanno invaso la capitale per protestare contro i
latifondisti che deviano i corsi d’acqua per irrigare le proprie
piantagioni di canna da zucchero e di palme da olio, lasciando a
secco i piccoli campesinos… Pensavo che anche in questo tutto il
mondo è paese: finché non saranno gli ultimi e le ultime a
governare, abbattendo la piramide, le leggi non saranno mai davvero
per il bene comune, ma solo per i ricchi. Che sanno sempre a chi
dare il voto…

10.

Ernestina, donna maya che ci ospita a Città di Guatemala, un giorno
ci ha parlato delle sue pratiche di medicina naturale: agopuntura,
digitoterapia, erbe… e ci ha detto che ogni mattina beve la sua
prima urina, “acqua della vita”. Inoltre beve molta acqua e non
assume mai medicinali di sintesi chimica (le piacciono però le
pastasciutte all’italiana…). Purtroppo le riesce difficile
convincere a queste pratiche anche le donne maya che vengono a
consultarla o a farsi curare da lei, perché vogliono le pillole
“miracolose”, quelle che fanno passare rapidamente il dolore. Il
consumismo! E’ stato un pensiero che si è insinuato in profondità
dentro di me, e ancora me lo sto rigirando tra le sinapsi: forse
anche noi dovremmo cercare di non alimentare il consumismo con la
motivazione della solidarietà. Anche in questo campo la strada
dovrebbe essere quella diretta del commercio equo e senza
intermediazioni speculatrici, scegliendo con cura, se possibile, da
chi rifornirci di prodotti artigianali da rivendere per mandare
denaro al Mojoca…

11.

Con Ernestina abbiamo parlato anche delle nuove forme che assume la
colonizzazione. Una deriva dalla “mexcla” tra popolazioni: uomini
europei sposano o stuprano donne indigene e così, poi, riescono ad
assicurare posizioni di prestigio e potere, nei villaggi, ai propri
figli maschi. Molti cognomi maya si stanno perdendo, cancellati da
quelli di origine occidentale. Come pure molte chiese cristiane
sorgono ormai dove prima c’erano luoghi di culto maya… Dove non
hanno potuto il denaro e la violenza lo ha fatto la religione:
sottomettere le popolazioni indigene alla prepotenza dei
colonizzatori. Un altro esempio è dato dal governo del Guate che
nelle zone confinanti con il Messico vende le terre a poco prezzo a
stranieri, espropriando gli indigeni e rendendoli, nel migliore dei
casi, dipendenti salariati. Sembra che questa pratica sia guidata da
consiglieri israeliani… E non dimentichiamoci che il deposto
presidente Molina, ora sotto processo, è stato un famigerato e noto
militare responsabile di stragi genocide ai danni delle popolazioni
maya.

12.

L’ultimo pensiero del dormiveglia a Chichicastenango: perché in
Guatemala tanti ragazzi vivono sbandati per le strade? Non sono
forse la denuncia evidente di un grave problema di quella parte del
mondo adulto che non sa costruire vite di relazione – familiare e
non solo – che siano includenti, coinvolgenti, conviviali…? Non è
sufficiente prenderci cura di loro – di alcuni di loro – se non
lavoriamo, contestualmente, alla prevenzione, ad esempio costruendo
reti di adulti/e capaci di consapevolezza educativa e di iniziative
permanenti di formazione alle relazioni e al rispetto reciproco. Mi
tornano in mente, con gioia, Maria e Nestor, sociologa e psicologo
al Mojoca, che hanno ascoltato con attenzione il mio racconto sui
nostri gruppi di autocoscienza maschile e, al termine, hanno
espresso all’unisono il desiderio di vederne nascere anche in Guate.
Mi hanno dato i loro indirizzi email per restare in contatto,
ricevere Uomini in Cammino e alimentare questo loro sogno. Spero
solo che Nestor provi a invitare gli amici: il nostro gruppo è nato
così; e anche altri che conosco: ci vuole uno che prenda l’iniziativa.

13.

Per finire: questa l’ho scritta all’aeroporto di Panamà City,
guardando una luna enorme:

/La stessa luna che venti ore fa/

/ammiravamo a Pinerolo: grande,/

/rotonda, inchiavardata al cielo!/

/Cielo di Panama, Nica e Guatemala,/

/cielo di Oscar, Luz e Nicolino,/

/di Julio, di Gerardo e di Ernestina,/

/dei niños de la calle e delle niñas/

/tenere e sole con la gran tribù/

/di bimbi e bimbe e della hormiguita/

/che “adonde vas esta mañana?. E ride/

/la mia tribù di piccoli varones/

/e di estrellitas affamate solo/

/di tenerezza, coccole ed abbracci…/

/Ahi luna! Sei la stessa luna/

/Che culli nella notte ogni varòn:/

/quello che ha niente e quello che affama/

/la niña disperata e la padrona…/

/Guardandoti ti prego: dammi sogni/

/di un mondo di giustizia che speranza/

/inoculi nel cuore di ogni me./
Due piccole note: la domanda alla “hormiguita” è la mia versione
spagnola del giochino per bimbi/e: “formichina formichina, dove vai
questa mattina?…”; “varòn/varònes” significa maschio/maschi del genere
umano…

(*) tratto da www.maschileplurale.it

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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