Dalla parte dei perdenti .. padre Davide Turoldo
di Sandro Sardella
Padre David Maria Turoldo da Coderno nel Friuli ..
un poeta dalla voce tuonante ..
dai piedi e dalle mani grandi e cervello fino ..
dove terra e cielo bruciano sgorgano in versi potenti e fragili ..
uomo credente dalla parte dei perdenti ..
il grido la luce nella asprezza del cammino del vivere .. palpitano le sue parole ..
nella manciata di poesie raccolte ..
scelte per un invito ad altre ..
*
E I TORTURATI
E i torturati
in grumi neri
inutilmente
urlano.
*
QUESTE LE RAGIONI
Queste le ragioni del mio
quotidiano penare: è libertà,
il mio amore,
libertà – cercata sempre
e mai raggiunta.
E fame di bellezza
che ti consuma …
*
CANTA IL SOGNO DEL MONDO
Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via)
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai
godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
-se necessario-
dividi.
E vai,
vai leggero
dietro il vento
e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d’averti generato.
*
LASCIAMO L’IMPUDICO REGNO DEL GIORNO
Lasciamo l’impudico regno del giorno
tempo di una illusa identità.
E più ancora la piazza tumultuante
la piazza vociante il facile evviva:
tempo di misteri lacerati
di cronache banali, o insanguinate,
e di questo stolto discorrere
e del folle rumore.
Tempo senza profeti!
E tutti invece
a correre dietro al vento
dietro furgoni d’immondizie.
*
E POI SULLA TERRA INTERA
E poi sulla terra intera a innalzare
monumenti “Ai Caduti”!
così felici di essere caduti!
Ma provate a fissare quei corpi squarciati,
a fissare la loro smorfia ultima
sulle facce frantumate,
e quegli occhi che vi guardano.
Provate a udire nella notte
l’infinito e silenzioso urlo degli ossari:
“Uccideteci ancora e sia finita”!
Ho avuto la fortruna di leggere Padre Maria Turoldo attraverso mia suocera: fervente credente cattolica. Non nego le riserve che mi portavo dentro, certe resistenze ideologiche (internazionalista e ateo); ciò non mi ha impedito di volgere la prua verso un nuovo mare e così lettura di Padre Turoldo è stata. Ho arricchito le rotte di cui già disponevo; soprattutto ho potuto limare le avversità ideologiche che spesso limitano la comprensione umana nelle sue più disparate varietà espressive. Questo, a dimostrazione che un’ opera non va giudicata, criticata -per altro anticipatamente- a seconda della fonte d’origine, bensì e solo oggettivamente; cioè per ciò che è e rappresenta; per esempio per come si pone rispetto al “potere e ai potenti”.
Padre Maria Turoldo -piedi e mani grandi ma cervello fino (fa notare Sandro Sardella)- trasgredisce ogni logica di potere che lo vorrebbe suddito, prima di tutto, nei confronti della sua stessa chiesa. Perché è fedele a Cristo e nella prassi quotidiana è misericordioso, ha pietà e condivide. Tale concetto è ben sintetizzato nel finale di una poesia, tra quelle scelte da Sandro, che dice: “pure quel poco -se necessaio- dividi”. Potrei citare infiniti versi in cui il concetto è rimarcato; ma a sostegno di questa idea più che mai rivoluzionaria si fa strada la prassi quotidiana, il “fare” del Padre che altro non chiede se non di disporsi verso un altro universo dove è possibile superare violenze e discrimanazioni. Non è facile, essere coerenti! Ma questo è il prezzo che si deve pagare se si vuole cambiare noi e il mondo. In questi tempi d’impoverimento ideale e materiale, dove prassi egoistiche e discriminatorie sono presupposti fondanti di nuove ideologie ad uso e consumo di genti populiste alla deriva, una scelta di campo si impone: altro che muri e ostracismo verso i dannati della terra! Condivisione, amore, divisone dei pani e dei pesci! La poesia di Padre Maria Turoldo -annunciazione, luce, catarsi- non è scritta per vezzo o effimero esercizio estetico; sono piuttosto note maturate tra le pieghe della vita, tra le storie degli esseri umani “ultimi” e risultano, infine, essere arte del riscatto e voce di liberazione, maturate e narrate tra la pagina scritta e la vita.
A questo punto del discorso dovrei fare, forse, esercizio di “critica formale” riguardo la scelta poetica del Sardella oppure nei confronti dell’ opera poetica in questione? Non ci penso neppure. inutile. Preferisco ringraziare Sandro per l’epifania poetica. E allo stesso tempo mi piace pensare Padre Maria Turoldo che argomenta delle sorti dei comuni mortali insieme ad un altro trasgressore: Padre Ernesto Cardenal.