Dalle parti della pena di morte

tre post di Claudio Giusti: 1) accade in Florida; 2) Il 1976, anno cruciale; 3) Un po’ di conti sul “boia di Stato”

con tre immagini di Giuliano Spagnul

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La Corte Suprema della Florida ha messo al tappeto la pena di morte con due colpi ben assestati.

A gennaio di quest’anno con la sentenza Hurst contro Florida1 la Corte Suprema Federale di Washington ha dichiarato incostituzionale il sistema capitale di quello stato. Ci si aspettava quindi che il Parlamento del Sunshine State ne prendesse atto e lo allineasse al resto del paese2 rendendo obbligatoria l’unanimità della giuria anche nella sentenza di morte: ma i politici hanno fatto i furbini3 e varato una legge che consentiva alla giuria di condannare a morte anche con una maggioranza di dieci a due. La Corte Suprema della Florida non ha gradito il trucchetto e con la sentenza Perry4 ha annullato la legge esigendo l’unanimità e bloccando la pena di morte fino a nuovo ordine. Non solo, nella sua infinita saggezza la Corte Suprema della Florida ha ripreso in considerazione il caso Hurst5 e ha deciso che costui, condannato con un 7 a 5, ha diritto ad un nuovo sentencing in cui la nuova giuria dovrà decidere il suo destino con un 12 a 0. Questa decisione mette in forse molte se non tutte le condanne dei 396 che sono ancora nel braccio della morte e fa avverare la previsione del Prof. Berman che parlava di una Hurst-Idra dalle cento teste. Questo non significa assolutamente la fine della pena capitale in Florida, ma ci mostra ancora una volta che razza di immenso casino sia il sistema capitale americano.

La Florida è stata la prima a reintrodurre la pena capitale l’8 dicembre 1972, ha condannato a morte 1.100 persone, ne ha uccise 92 e liberate 26 (record nazionale). Nel braccio ne ha ancora 396, alcune delle quali ci stanno dal 19736.

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Il 1976 è stato un anno cruciale per la pena di morte e spiace che il Movimento Abolizionista non se ne sia quasi accorto.

Quarant’anni fa sono accadute tre cose importanti: Amnesty International diventa totalmente abolizionista, la Corte Suprema degli Stati Uniti fa tornare la pena capitale in America negli stessi giorni in cui il Parlamento del Canada l’abolisce.

Amnesty era stata fin dall’inizio contraria alla pena di morte per i prigionieri di coscienza, ma poi spinta dalla sua lotta contro la tortura divenne contraria in tutti i casi. A quel tempo Amnesty godeva di grande fama e reputazione e la sua scelta abolizionista è stata una delle ragioni dei successi ottenuti in questi quarant’anni. Dal 1976 due o tre paesi all’anno hanno chiuso con la pena capitale e indubbiamente ampia parte merito è sua.

Come dicevo il 2 luglio 1976 la Corte Suprema, con Gregg,  faceva tornare la pena di morte negli Stati Uniti. Quattro anni prima, con Furman,  aveva sentenziato che la sua applicazione era “arbitrary and capricious”, ma poi decise che le nuove leggi capitali erano conformi alle sue richieste e così nacque la nuova e migliorata pena di morte americana.

Raramente si fa notare che proprio in quei giorni il Parlamento canadese prendeva la strada opposta. La cosa è di grande importanza perché Canada e America partivano dagli stessi dati e constatazioni e a nord del confine la pena capitale era stata applicata più che a sud. I canadesi uscivano come gli americani da una moratoria decennale delle esecuzioni, ma i secondi bramavano la ripresa delle uccisioni e vollero credere alla “matemagica” di Ehrlich che dava loro una giustificazione rispettabile per l’assassinio di stato: la deterrenza. Ma il confronto dei tassi di omicidio in questi due paesi è la più plateale dimostrazione che la pena di morte non è una cura per l’omicidio.

Questi avvenimenti e le loro conseguenze avrebbero bisogno di una profonda riflessione. Ma non sarò io a farla, almeno non ora.

P.S. – Queste poche righe erano scrupolosamente strapiene di pignole note bibliografiche che ho tolto.

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Un po’ di conti sulla pena di morte americana.

Dal 1973 ad oggi sono state comminate 8.587 condanne a morte a fronte di circa 800.000 omicidi criminali (25.000 nel solo 1991).

Le esecuzioni sono state 1.438 e 2.943 condannati restano nel braccio, qualcuno dal 1973.

Quelli che mancano sono morti per cause naturali o suicido (506), sono usciti dal braccio perché riconosciuti innocenti (156), sono stati graziati (280) mentre gli altri hanno avuto la sentenza annullata in appello.

1.200 esecuzioni sono avvenute in 10 stati, 538 in Texas.

Esecuzioni e condanne sono concentrate nel 2% delle contee americane, la Contea Harris ne ha fatte 116.

L’anno peggiore il 1999 con 98 esecuzioni e 300 condanne l’anno nel decennio 1991 – 2000.

Le mie pignole fonti sono:

BJS Capital Punishment 2013

http://www.bjs.gov/content/pub/pdf/cp13st.pdf

DEATH ROW U.S.A. Winter 2016

http://www.deathpenaltyinfo.org/documents/DRUSAWinter2016.pdf

DPIC

http://www.deathpenaltyinfo.org/documents/TwoPercentReport.pdf

http://www.deathpenaltyinfo.org/documents/FactSheet.pdf

Rick Halperin

http://people.smu.edu/rhalperi/

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Claudio Giusti

www.astrangefruit.org

https://www.facebook.com/claudio.giusti.545

Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty. He writes on a regular basis about human rights, death penalty and American criminal law.

NOTE

6 BJS Capital Punishment 2013 http://www.bjs.gov/content/pub/pdf/cp13st.pdf

Redazione
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