Dalle parti di Kepler c’è un’altra Terra?

di Dibbì  (*)

kepler452b

Fuori dal sistema solare c’è un pianeta di tipo terrestre – Kepler 452b – che orbita attorno a una stella simile al Sole: ha (o in passato ha avuto) acqua liquida. E’ il miglior candidato, fra gli oltre 4 mila simili finora scoperti, per trasferirci quando avremo finito le risorse della Terra… o scapperemo dalla guerra “finale”. La Nasa, ente spaziale statunitense, conferma quel che già era trapelato.

Però non fate le valigie, ci sono due problemoni.

Il primo impiccio è che Kepler 452b è a 1400 anni luce, un viaggio lunghetto. La seconda complicazione è che anche Marte e Venere sono molto simili al nostro pianeta ma per noi inabitabili almeno finché non saranno “terraformate” cioè trasformate in modo che gli esseri umani possano viverci: in teoria è possibile, in pratica è tutto (modi, tempi, costi, rischi) da verificare.

Esagerato dire che si tratta di un pianeta gemello del nostro. Ma la notizia è ovviamente importantissima per la scienza. Conferma che l’ipotesi di altri pianeti abitati da esseri intelligenti appartiene alle possibilità concrete. «Abbiamo scoperto il pianeta e la stella che più somigliano alla Terra e al Sole» ha spiegato John Grunsfeld della Nasa: «questo risultato entusiasmante ci porta un passo più vicini a trovare una Terra 2.0». E viceversa? Mentre noi cerchiamo gli extraterrestri magari gli alieni stanno venendo qui. Se ancora non ci siamo incontrati è perché la ricerca è appena cominciata. Immaginate un bimbo e una bimba che, in riva a un oceano, riempiono due secchielli d’acqua: quante possibilità ci sono che trovino subito i pesci?

La scienza e, con maggiore libertà, la buona fantascienza hanno immaginato che «il grande incontro» potrebbe avvenire fra razze simili (cioè con alieni più o meno umanoidi) o fra specie radicalmente diverse. Anzi a tal punto differenti che sarebbe difficile trovare una base di comunicazione. C’è un romanzo (anche film, in due versioni) che illustra bene le complicazioni: è «Solaris», scritto oltre 50 anni dal polacco Stanislaw Lem. I terrestri non riescono a comprendere se il pianeta sia un unico, enorme essere vivente (un bambino? un pazzo?) in grado di pensare, di leggere le menti degli esseri umani, di manipolarli. Forse il pianeta Solaris si trastulla con gli esseri umani come noi potremmo giocare con le formiche, senza neppure tentare – il che è comprensibile, viste anche le differenti proporzioni – “un contatto”.

A proposito di quelli che noi definiamo animali c’è un’altra vicenda (torniamo dalle parti della scienza abbandonando la science fiction) che va tenuta presente. C’è chi fra gli zoologi considera i delfini intelligenti, oltreché dotati di un linguaggio strutturato, e ha più volte proposto di investire fondi in un progetto per comunicare. Soldi mai reperiti e dunque il dialogo umani-delfini resta nel campo delle ipotesi. Però, molti decenni fa, Usa e Urss trovarono invece i soldi per addestrare i delfini a operazioni militari. Una triste metafora. Che sul nostro pianeta si spendano più soldi in armi che in astronomia (e/o educazione, spese sociali, sanità, ecologia…) resta invece un dato di fatto. Se dalle parti di Kepler-452b c’è un’altra Terra speriamo che i suoi abitanti – umani o no – siano così bravi da insegnarci la pace o da accoglierci anche siamo “extragalattici”.

(*) Questo mio articolo esce sul numero di ottobre della rivista «Cem mondialità» in una rubrica che si muove tra scienza e fantascienza, fra presenti (immobili?) e futuri possibili; quanto a Kepler qui in “bottega” segnalo Perché la Nasa non rivela cosa… di Rossella Lamina, sarcasmo – o forse “star-cosmo” – di altissimo livello. (db)

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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