Danni e Capodanni 

Una passeggiata nell’immondizia globalizzata, naufragata e approdata

di Silvana Fracasso

Abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia a Lesina Marina, nel basso Adriatico  e siamo stati testimoni di una scena toccante e triste: una grossa  testuggine in recente  decomposizione, in bocca uno spesso e lungo  foglio di plastica trasparente. Lance dice che la tartaruga nella cultura dei nativi americani rappresenta  il pianeta Terra, così questa scena parla da sola, nella sua desolazione. Continuando a camminare qualche centinaia di metri più avanti sulla battigia è affiorato uno spruzzino di plastica vuoto le cui etichette, presenti su entrambi i lati,  indicano un  liquido disinfettante proveniente dalla Siria, da Latakia. Ho poi cercato il luogo su internet leggendo che  martedì 28 dicembre scorso la stampa siriana ha affermato che poche ore prima Israele aveva compiuto un bombardamento aereo sul porto di Latakia, città costiera nell’ovest della Siria; l’agenzia di stato siriana Sana ha mostrato alcuni container in fiamme e sostenuto che contenessero olio per motore e pezzi di ricambio per auto e altri veicoli. Solo per contestualizzare la provenienza del ritrovamento.

Altro reperto – cioè rifiuto – più avanti: un  barattolo di plastica che  un tempo custodiva sale, con scadenza 1991, proveniente dalla Grecia… in circolo quindi, si può immaginare, da almeno 31 anni. Ancora: una vaschetta  di gelato sempre dalla Grecia; un tubetto metallico di spray svitabulloni proveniente dalla Dalmazia; una bottiglietta di plastica di yogurt da bere da Zagabria; una bottiglia di vino con il tappo di sughero ben inserito dopo l’apertura e l’etichetta, dalla Dalmazia.

Non erano presenti messaggi dentro la bottiglia. Il messaggio era fuori, letto con gli occhi puntati verso l’orizzonte marino e sulle dune con la fitta macchia mediterranea di pini e mirti. Il messaggio era che nulla o quasi si distrugge: i rifiuti compiono viaggi lunghissimi e cavalcano correnti imprevedibili, nel nostro  Mediterraneo, ci incrociano per ricordarci che siamo in un unico calderone, umani sommersi da merci (e loro scarti) che, loro no, non conoscono confini, ci vengono a cercare. E ci trovano.

Un coro multilingue di immondizia globalizzata, naufragata e approdata, una babele di spiriti che ci parla sulla spiaggia, passo dopo passo e si sovrappone alla voce del mare. Un boomerang infinito che minaccia l’intera vita.

Redazione
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Un commento

  • aggiungo che ieri ho trovato una boccettina di plastica di acqua ossigenata disinfettante proveniente da Istanbul…davvero impressionante quanta distanza fosse rappresentata in quei rifiuti.
    Non ho poi menzionato la quantità di scarpe che si trovano, da ginnastica, di tutte le misure, specie da uomo e da bimbi, spesso perfettamente allacciate, e anche ciabatte chiuse da donna. Mi è venuta in mente un’osservazione inquietante di un mio amico di tanti anni fa, disse che perdere le scarpe non è la cosa più bella che possa accadere…
    Non so, ovviamente il pensiero va ai naufraghi e alle vittime di questo mare, non possiamo escludere che ciò sia quel che resta di loro. Questo è stato l’aspetto più toccante.

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