«Danse Macabre» di Mark Adin

Il meglio del blog-bottega /103…. andando a ritroso nel tempo (*) 

Hanno rubato il Mike. Non quello che c’era in tivù – vivisezionato dal Grande Intellettuale di Sinistra che gli fa Eco il cognome – bensì il Michele che riposa in terra, che appartiene soltanto ai suoi cari. Il padre, il nonno, il marito. Bisogna essere  un po’ iene per trafugare una salma. Bisogna essere andati oltre, più in là, lungo un percorso che non finisce mai perché destinato a portare sempre più avanti, non c’è fine al disastro, non c’è fine all’oltraggio.

Mi sembra vederli, i ladri di spoglie, scappare con il feretro a spalla come in una farsa goliardica, come i conigli neri di Pinocchio, che forse lo chiamano per nome, ridendo forte per farsi coraggio, indirizzandogli frasi blasfeme. “E’ morto Bischero, ta-pùm ta-pùm, all’ospeda-a-le, ta-pùm ta-pùm, senza le ba-a-le, ta-pùm ta-pùm, senza i coiòn.”.

Il cimitero di Dagnente dista solo qualche chilometro da quello di Meina dal quale, anni fa, furono sottratti i resti di Enrico Cuccia, personaggio temuto e controverso, dalla proverbiale riservatezza e dal fare schivo. Quest’ultima attitudine, il “fare schivo”…, lo aveva incastrato nella ingobbita silouette che ne aveva fatto una potente maschera  del teatro, spietato e a volte sciagurato, della finanza. L’omino dai capelli pettinati all’indietro e impomatati, le braccia dietro la schiena, compiva piccoli tragitti da casa alla sede di Mediobanca, e ritorno. Passetti. Parche e silenziose apparizioni. Temutissimo da vivo, così inerme da morto. Si rubarono pure lui.  Lo rapirono, togliendolo agli affetti per mettere a segno un ricatto. Identica barbarie.

Ora, io non so se un nesso ci sia, ma alcuni anni prima un matto di Oleggio, località che dista una manciata di chilometri da Meina e Dagnente, sempre in zona si trova, si spinse in trasferta fino al camposanto di Como pur di oltraggiare la salma di Gigi Meroni, il grande calciatore del Toro, morto sotto a una macchina nell’attraversare la strada, infortunio banale. Da vivo era il dio anarchico degli stadi, da morto un bersaglio della umana pietà. Un corpo ritornato alla terra. Ma il folle non si dava pace. Friggeva, “doveva” violarlo. Gli prese il fegato e se lo portò via.

Pazzo. Forse anche aruspice.

That corpse you planted last year in your garden / has it begun to sprout? Will it bloom this year? / Or has the sudden frost disturbed its bed? / O keep the dog far hence, that’s friend to men, / or with his nails he’ll dig it up again!” ( da “La terra desolata” di Thomas S. Eliot)

Traduco a spanne: “quel cadavere che piantasti l’altr’anno in giardino / ha cominciato a germogliare? fiorirà quest’anno? /O il gelo improvviso ha disturbato il suo sonno? / Oh tieni il cane lontano, lui che è amico dell’uomo / o con le sue unghie lo disseppellirà!”.

Cani, soltanto cani. Null’ altro che cani.

Il mito è ciclico, il mito non muore, il mito ritorna, inesorabile, eterno. Non ci dà scampo. Mito-logicamente puntuale.

Shakespeare, uomo avvertito, non per nulla fece incidere sulla sua lapide: “Sia maledetto colui che muove le mie ossa.” Lui se l’aspettava, che potesse accadere.

Ad ogni buon conto, io che non sono Shakespeare, io mi faccio bruciare.

Lasciatemi svolazzare nell’aria, inafferrabile, al sicuro dai cani e da qualche turpe mio conterraneo che va frugando cimiteri.

Pubblicato il 31 gennaio 2011

(*) Anche quest’anno ad agosto la “bottega” recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché circa 12mila articoli (avete letto bene: 12 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. (db)

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