David Lifodi: che strana Colombia sul Pais…

Gli otto anni della presidenza Uribe? Un paradiso. Il compito che attende il neo eletto presidente Juan Manuel Santos, ormai vicino all’insediamento ufficiale a Palacio Nariño il prossimo 7 agosto? Seguire sulla strada dei successi conseguiti dal suo predecessore. Queste dichiarazioni, e altre addirittura peggiori, le potete leggere sull’inserto del 20 luglio scorso allegato al quotidiano progressista (?) spagnolo El País.

Dedicato ai festeggiamenti dei duecento anni di indipendenza della Colombia, il supplemento intende essere una sorta di redazionale preparato con lo scopo di fare pubblicità al Paese andino nella madrepatria spagnola. Si punta sul fattore sicurezza sottolineando la vivibilità del Paese, viene dato ampio risalto alla crescita economica della Colombia, si invitano gli imprenditori dell’area iberica a investire e i turisti a recarsi a Bogotà. Fin qui non ci sarebbe niente di male, si tratterebbe di un inserto poco diverso da quelli che distribuiscono durante un viaggio aereo ai passeggeri.

Quelle che invece sconcertano, al contrario, sono le prime pagine del supplemento, dove si tessono le lodi della presidenza uscente di Uribe e del suo delfino Santos, ministro della difesa fino alle elezioni dello scorso maggio che lo hanno consacrato presidente. Per quanto riguarda l’America Latina El País ha lasciato sempre molto a desiderare, al pari di Repubblica, pronta a mettere in ridicolo il boliviano Morales (vedi la pretestuosa campagna denigratoria sull’uso della foglia di coca) o a bollare come dittatore il venezuelano Chávez, ma sempre in ritardo quando si tratta di denunciare i peggiori governi del continente. Uno di questi è appunto la Colombia, che l’inserto di El País definisce incredibilmente un “país más seguro, abierto y próspero” nel titolo che campeggia in prima pagina. L’editoriale ammette, fra le righe, che la pacificazione del Paese è ancora lontana dall’essere raggiunta, ma che la Colombia ha ottenuto un livello di sicurezza impensabile solo pochi anni fa grazie al piano di Seguridad Democrática a cui ha lavorato Uribe, addirittura descritto come un capo di Stato che ha fatto della lotta alla violenza una delle priorità irrinunciabili. Se vi aspettate, più sotto o nelle pagine seguenti, una denuncia documentata sulla situazione dei diritti umani, un approfondimento sulla quotidiana strage dei sindacalisti (per non parlare della serie infinita di minacce e aggressioni) o ancora sui rapporti fra lo stesso Uribe e i paramilitari di ultradestra delle Auc (le Autodefensas Unidas de Colombia) avete sbagliato strada e forse vi conviene non proseguire oltre. E’ vero che il redazionale esce con El País ma che la sua elaborazione non è stata curata dalla redazione del quotidiano, si precisa in piccolo in seconda pagina, dove compare il marchio della società Beyond Communication, la vera curatrice del supplemento (fra l’altro nessun articolo risulta firmato con nome e cognome) però il giornale più quotato dell’intera Spagna in campo progressista non ci fa comunque una gran bella figura. Forse si è trattato di un’operazione volta a intensificare le relazioni, già solide (si tiene a ripetere più volte nelle pagine successive) fra Spagna e Colombia al fine di stringere ulteriori accordi e partnership di carattere commerciale, ma il livello resta davvero basso.

Se non vi siete ancora indignati e avete voglia di proseguire un’altra “perla”: l’ultima campagna elettorale sarebbe stata impeccabile. Silenzio assoluto sulle percentuali gonfiate ad arte a favore dello sfidante di Santos, il sindaco della capitale Bogotà Antanas Mockus (Partito Verde), che pur con tutte le ambiguità e le perplessità che aleggiavano sulla sua figura avrebbe potuto rappresentare una timida speranza di cambiamento della Colombia. Quest’accusa, documentata, non viene da qualche bollettino di controinformazione militante, ma dalla senatrice liberale Piedad Cordoba. Si esalta il Plan Colombia, sorto ufficialmente per combattere il narcotraffico, mentre non esistono qui gli oltre 4 milioni di desplazados dovuti alle fumigazioni e agli effetti più nocivi del piano stesso, che quotidianamente aumentano il numero degli sfollati ambientali. Inoltre, nella scheda dedicata a Santos, silenzio assoluto sulle sue responsabilità (durante gli anni trascorsi come ministro della difesa) relative al caso dei falsos positivos, giovani assassinati dai militari e poi travestiti da guerriglieri per dimostrare che il governo stava riuscendo nel suo compito di debellare la guerriglia. In ognuna delle quindici pagine del supplemento si ricorda ossessivamente la crescita economica del Paese, ma ci si guarda bene dal raccontare le difficoltà quotidiane della comunità di pace, la più famosa quella di San José de Apartadó, dichiaratesi neutrali, al pari degli indigeni Nasa, nella contesa che vede opposti da decenni esercito e guerriglia, che non si è fatta problemi di alcun tipo nel punirle per mancato supporto logistico e o collaborazione.

Forse non è il caso di stupirsi per queste mancanze (l’ultima, anche questa taciuta, riguarda il fatto che alcuni degli ultimi ambasciatori Usa sono passati dalla Colombia all’Irak): una foto dell’inserto immortala Uribe mentre viene insignito del premio “España-Colombia” come personaggio pubblico 2010 dall’ambasciatore iberico Andrés Collado: in nome del rafforzamento delle relazioni economiche e dei legami finanziari, il minimo che possiamo aspettarci è un inserto di questo tipo che celebra una nuova (?) Colombia.

Redazione
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Un commento

  • ginodicostanzo

    Una delle più feroci false democrazie del mondo. In nome dei profitti commerciali si mistifica e si nasconde qualsiasi atrocità. Questo è il capitalismo.

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