Decrescita felice… Cosa?
di Sergio Mambrini
Nel luglio 1978 – frastornati e ancora confusi dalle vicende che avevano portato alla tristissima rottura con l’amico Cristiano, sfibrati dall’instancabile operosità ma rinfrancati dal colloquio con Giampietro – Giorgio e Tina decisero di farsi una vacanza svelta nel mare greco, andando in campeggio nella parte nord di quel Paese.
Piantarono la tenda al camping Mylos in un punto talmente avanzato che solo pochi centimetri ancora e sarebbero piombati in mare. Christos lo conobbero il giorno successivo al loro arrivo. Era moro sia nella lucente capigliatura sia nella pelle dell’atletico e giovane corpo. I suoi occhi costituivano una minaccia per la virtù delle ragazze, che lui sobriamente trascurava per consacrare ogni respiro alla giovane e amata compagna. Lavorava come tecnico metalmeccanico in una fabbrica di Thessaloniki. Amava la riflessione, il ragionamento critico, il rapporto intellettuale. Sprigionava una simpatia elementare e spontanea, dono sicuro di quella terra che sapeva esprimere così bene la gioia danzando il “bouzuki”.
Finalmente ogni preoccupazione era lontana, svanita nella profondità di quel mare benefico e indulgente. Giorgio aveva stretto con Christos anche una sincera amicizia politica. L’amico di Thessaloniki voleva essere informato dalla voce di Giorgio sulla realtà italiana, che a lui sembrava una società modello.
Dimmi dell’Italia. Da voi operano il più forte Partito Comunista occidentalee un sindacato che si sono conquistati notorietà e considerazione anche qui da noi, in Grecia.
Fossi in te, non sarei tanto ottimista. Il nove maggio hanno assassinato Aldo Moro.Il nostro Paese è disorientato. La sinistra è ormai nell’angolo. Anche le ideologie hanno fatto il loro tempo. Ci sono stati un riflusso nel privato e un radicale distacco dalla politica da parte di tante personeche si erano impegnate nei movimenti. Gli intellettuali hanno voltato le spalle ai problemi angoscianti d’ogni giorno. Discutono di leggende antiche e civiltà ormai scomparse. L’attualità li stanca. Non sembrano più interessati agli avvenimenti del mondo contemporaneo. Oggi il privato torna a essere scrupolosamente disgiunto dal politico. Tutto questo ha consolidato il rilancio delle forze moderate e populiste, che però sarebbe opportuno battezzare come reazionarie. E’ un fenomeno preoccupante che non capisco se potrà essere arrestato, né quando si fermerà.
Ma il sindacato….
Sta prendendo una brutta piega, fratello. Il padronato ha avviato una ristrutturazione e una riorganizzazione del lavoro industriale di portata storica. I sindacati sono divisi e faticano a comprendere l’importanza di queste politiche aggressive. Forse hanno pure capito, ciò nonostante hanno paura. In Italia hanno buttato troppe bombe. Sono morte tante persone innocenti. Per di più adesso c’è il terrorismo dei brigatisti, che in nome d’ideali incerti e condivisi solo da un pugno di persone, tengono in ostaggio l’intero Paese.
E allora?
Pochi ancora lo percepiscono, ma il modello sociale, energetico ed economico occidentale mi sembra arrivato al capolinea. Il comunismo e il capitalismo sembrano avere fallito entrambi. I popoli chiedono giustizia e in cambio arriva solo il carcere materiale o quello morale, o peggio ancora l’annientamento fisico. E’ necessario resistere al condizionamento mediatico. Il consumismo va respinto su tutti i fronti. La resistenza d’oggi si fa allo spreco, all’inquinamento, alla scarsità delle risorse essenziali, come la fertilità del suolo o l’acqua, ai veleni gettati senza risparmio nei campi e nei piatti. Dobbiamo tornare a un nutrimento più appropriato alle reali necessità umane e di migliore qualità. E’ meglio rivolgersi, senza indugio, a un’agricoltura sana e responsabile, che non usi le sostanze artificiali della chimica per produrre.
Sono d’accordo, però come la metti con la sovrappopolazione che richiede sempre più sia spazio sia cibo?
Se oggi si concentrasse tutta la gente del mondo nel territorio degli Usa si produrrebbe una densità simile a quella odierna dell’Olanda, o poco più, e guarda bene che il resto del pianeta resterebbe completamente senza un’anima! La produzione alimentare invece continua ad aumentare ma è sempre distribuita in maniera arbitraria, anzi palesemente ingiusta.
Comunque, la popolazione complessiva aumenta e questo fatto richiede una maggior produzione di energia e un accumulo di rifiuti e scorie.
Lo sai, vero, che l’inquinamento non dipende da quanti siamo e dallo sviluppo economico, ma piuttosto dal modo con cui è regolato lo sviluppo? Oggi abbiamo produzioni che sono completamente insostenibili per la continuità della vita sulla Terra.
Ma servirà sempre una gran quantità d’energia. Stando al secondo principio della termodinamica, qualsiasi trasformazione d’energia produce sempre una contaminazione termica.
La Terra può essere considerata un sistema aperto e non chiuso, come prevede la legge che hai citato, perché riceve continuamente dall’esterno l’energia solare, che ovviamente non è prodotta con i combustibili fossili delle centrali termoelettriche, i quali invece dissipano l’energia solare racchiusa nel petrolio o nel carbone milioni d’anni fa. L’energia raggiante libera è costantemente catturata e immagazzinata dai vegetali sotto forma di zuccheri complessi, senza modificare il bilancio energetico del pianeta.
E’ il modo con cui l’umanità ha sempre tentato di moltiplicarsi, ma è un sistema arcaico con limiti comprensibili.
Con le tecnologie di cui disponiamo in epoca moderna siamo in grado di consumare liberamente quest’energia aperta e accessibile a tutti e di fatto illimitata visti i tempi astronomici della nostra stella, mentre l’energia utilizzata per riunire i diversi composti naturali, necessari per formare il materiale alimentare, la mangiamo tutti i giorni a tavola. E’ proprio la struttura molecolare della materia che è arcaica. La nostra vita deve adeguarsi a questa immagine del passato.
Tu vuoi il pane, ma anche le rose.
Sì, per questo dobbiamo puntare a ridurre sensibilmente anche la smisurata necessità d’uso del suolo, che oggi serve, in gran parte, a preparare troppi mangimi. La sovrabbondanza di animali d’allevamento è una scelta produttiva miope. Senza parlare del terreno utilizzato per fabbricare i biocarburanti. Una politica economica lungimirante di segno opposto consentirebbe di limitare drasticamente il fabbisogno energetico petrolifero, farebbe calare l’inquinamento provocato dall’incredibile dose di merda e scoregge bovine profuse intorno a noi, infine si libererebbero spazi immensi, che potrebbero essere usati dalle persone per scopi più interessanti e ricreativi. Eccoti le rose, ce ne sono anche per te.
Esiste anche il problema della povertà.
Meno carne malata e più cereali sani, meno vino sporcato con mille additivi già nelle vigne e più acqua pulita e gratis. Aria, ci serve l’aria, non una miscela di gas venefici, la cui composizione in parte ci sfugge e in parte è pure difficile afferrare. Ecco di cosa c’è bisogno. La ricchezza della terra è la terra stessa! E’ la sua diversità che la rende preziosa. Sono le risorse naturali che vanno distribuite con giustizia. La povertà e le malattie sono generate, di solito, da scelte egoiste e dissennate, sapientemente mascherate e purtroppo stupidamente condivise da un numero sempre maggiore di individui.
Ci sono genti che non accettano la povertà imposta e si ribellano o fuggono dai loro Paesi.
La fuga… fuga dagli stenti. Yutti cercano di emanciparsi, ma dalla malattia molti non riescono a scappare. Solo se hanno il coraggio necessario, le persone possono rifiutarsi di assecondare l’ideologia che la produce. La rivoluzione deve essere pacifica e portata nella propria testa, non nell’ambiente sociale con la violenza.
……e voi cosa state facendo?
Abbiamo iniziato, con una diversa filosofia, un’avventura incredibile, una scommessa con la sorte. Stiamo cercando di mettere insieme tutte le nostre risorse per fare comprendere perché il cibo può assumere un ruolo centrale nella distribuzione della ricchezza. Non parlo di soldi, ma dell’autentica ricchezza che è la salute, in una società con una produttività più lenta e una maggiore felicità. A esempio sarà la gioia a misurare il prodotto interno lordo del nostro ristorante.
Ma ci riuscirete?
Vedi, non cerchiamo lo scontro frontale. Tentiamo semplicemente di staccarci dal rito del compratore passivo, più che possiamo. Ormai siamo fuori, estranei ai loro progetti. Non vogliamo essere complici.
E dove cerchi la gente che ti capisce?
Ah! Cercare? …..ho trovato tante persone che stanno cominciando a mettere a fuoco i problemi. Serve un secondo, o un terzo, o un quarto “Rinascimento”. Chissà quanti ne hanno già avuti le comunità umane! Quando l’uomo di ottomila anni fa, nel vicino oriente, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, escogitò l’agricoltura, trasformò la società nomade in civiltà urbana, aumentando di sessanta volte il suo numero in sole trecento generazioni di vent’anni ognuna. L’artista preistorico smise di pitturare le pareti delle caverne non perché fossero finite le rocce!……ah, ah, ah!».
Forse, però è troppo tardi per invertire la rotta.
Con un po’ di tempo e l’azione giusta, il terreno si rigenera e, come per incanto, torna la fertilità. Il corpo umano poi ha una capacità di ripresa da stupire anche uno scettico convinto. Servono responsabilità, passione, capacità, cura e attenzione, per non interferire con i ritmi biologici e favorire le capacità fisiologiche. La natura ha una forza incredibile. Basta smettere di aggredirla.
Il trenta luglio Giorgio e Tina iniziarono il viaggio di ritorno. Il mattino, appena svegli, provvidero allo smontaggio della tenda per caricare la macchina con tutte le loro cose. Subito dopo, videro sbucare dal sentiero il gruppetto di amici greci, che aveva atteso con pazienza il momento finale dell’addio, nascosto ai loro sguardi. Offrirono doni come testimonianza d’affetto fraterno. Si abbracciarono consapevoli che forse non si sarebbero più rivisti. Avviarono il motore e se ne andarono. Salutando con la mano gli amici italiani, Christos gridò alcune frasi nella sua lingua, che Giorgio non riuscì a decifrare. Poi lo vide col pugno chiuso e capì.