Deep Song + Everything/Nothing (e non solo)

Dance On Ensemble

presenta

Deep Song + Everything/Nothing

Works in Silence

MARMO

di Susanna Sinigaglia

È stato l’ultimo spettacolo di danza che ho visto a Fog, la rassegna della Triennale iniziata il 22 febbraio e conclusasi il 14 maggio.

La compagnia ha riproposto due celebri coreografie di altrettanto celebri coreografe – Martha Graham e Lucinda Childs – e il lavoro di una coppia di giovani performer italiani (Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi) che si ispira alla ricerca minimalista di Lucinda Childs: rispettivamente Deep Song, Works in Silence, MARMO.

Nella prima coreografia – assolo firmato da Martha Graham ed eseguito magnificamente da Miki Orihara, una delle danzatrici dell’ensemble –, possiamo ancora cogliere gli echi di motivi cari al Bauhaus nel costume e nella costruzione coreografica della durata di appena 8 minuti.

Accompagnata dall’installazione luminosa al neon Everything/Nothing dell’artista visivo Tim Etchells – parole sparse che formano una frase sulla fragilità delle cose: Ogni cosa nel mondo è spezzata, resta solo il silenzio – è un modello di perfezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’installazione si addice in modo particolare alla coreografia interpretata per la prima volta nel 1937 dalla stessa Martha Graham. Così ne scriveva Henry Gilford, del Dance Observer, ai tempi della Guerra civile spagnola:

Deep Song non è un ritratto delle donne spagnole; al contrario è, nelle sue intense espressioni di tormento, il racconto della tortura fisica e mentale che era, ed è, esperienza comune a tutti coloro che comprendono, conoscono, subiscono sofferenze simili a quelle che ha affrontato il popolo spagnolo durante quei lunghi mesi.

https://artsandculture.google.com/asset/martha-graham-in-deep-song-1937/hQEWqKsIRrDVxg

 

Works in Silence di Lucinda Childs è un trittico, tre brevi coreografie di 10 minuti ciascuna, che si svolge nel silenzio più assoluto, rotto soltanto dall’ansimare dei danzatori che accompagna i gesti ripetuti in un effetto di accumulo e crescendo proprio della danza minimalista degli anni ’70.

 

 

 

 

Sembra che non ci sia fine, quei gesti potrebbero durare e durare senza soluzione di continuità. Sono posture geometriche, lineari, asciutte, con variabili piccole ma percettibili secondo i dettami della disciplina minimalista. Alludono alla circolarità delle cose, all’eterno ritorno, ai gesti meditativi propri delle filosofie orientali cui si guardava molto in quegli anni traendone ispirazione.

 

MARMO è una coreografia sui generis, s’ispira ai gesti dei cavatori di marmo con performer che hanno le mani e le braccia cosparse di polvere bianca. Sono a volte gesti perentori, di comando, rivolti a manovratori di macchine o veicoli, seguiti da azioni conformi;

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

o esprimono conflitto, rivalità, attraverso gesti di ribellione e lotta, di duro confronto; a volte collaborazione.

Oppure sembrano alludere a momenti di sciopero

e a infortuni sul lavoro, o incarnare le attrezzature usate dai cavatori.

La performance offerta nel corso della serata si è mostrata in impeccabile coerenza con la ragion d’essere dell’ensemble, tesa a valorizzare l’eccellenza di performer non più giovani esaltandone il rigore e la professionalità.

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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