Di strane cose sui cavalcavia

Una bella antologia di fantascienza italiana: «Propulsioni d’improbabilità»

Nell’ua (universo alternativo) 479 di sicuro Carl Gustav Jung ha scritto «Un mito moderno. Gli uomini che si vedono sui cavalcavia». E probabilmente – nell’ua 9740 – «Un mito moderno. Le persone che abitano sui cornicioni» di Alter Jung è nella lista dei libri più venduti. Certo saltano le analogie tra la forma circolare degli Ufo e i mandala (più altre cosucce che voi avete letto in questo universo) ma pensateci bene: vedrete che cavalcavia e/o cornicioni hanno simbologie fortissime. Ci sono però alter-mondi nei quali Jung non può scrivere o essere letto. Potrebbe essere anche questione di «Infodump» (*) e saremmo allora nell’ua 175 oppure più semplicemente nel vostro – e forse mio – mondo dove l’antologia «Propulsioni d’improbabilità» (Zona 42: 368 pagine per 14,90 euri) ha pubblicato un geniale racconto di Andrea Viscusi. Spero che nell’ua 176 un alter-db possa gustarsi le 156 pagine di “Info dump, il lungo addio” che alter-Viscusi ha appena pubblicato, come primo di una trilogia.

«Ma dai: un libro. Ancora esistono dunque». (**) Sì, in questo nostro mondo cosiddetto reale per fortuna i libri r-esistono e capita di leggerne molto belli. Uno sorprendente (anche per alcuni nomi a me sconosciuti) è appunto «Propulsioni d’improbabilità» curato da Giorgio Majer Gatti con 18 racconti di – in ordine alfabetico – Italo Bonera, Anna Feruglio Dal Dan, Giovanni De Matteo, Alessandro Forlani, Miki Fossati, Emanuele Kraushaar, Lukha B. Kremo, Stefano Massaron, Giordano Meacci, Maico Morellini, Gianluca Morozzi, Chiara Reali, Gianni Tetti, Dario Tonani, Emanuela Valentini, Alessandro Vietti, Andrea Viscusi, Paolo Zardi.

A mio parere 11 racconti oscillano fra il bello, il bellissimo e il geniale. I nomi? Eccoli, in ordine di apparizione: Kremo, Bonera (durissimo, pugni allo stomaco e qualche calcio al cuore), Vietti (ah, le pro-pulsioni dell’amore come si insinuano perfino qui dalle parti dell‘improbabilità), Tonani, Zardi, Massaron, il citato Viscusi, Morellini, Feruglio Dal Dan, Forlani (quasi un horror-psik), Kraushaar (un incubo riuscito). Un paio di questi racconti avrebbero forse bisogno di ritocchi nel finale o di una scrittura più cesellata ma… per tutte le galassie di nonno Isaac ad avercene di storie così.

Allora gli altri 7 sono brutti? Per la verità no, però a me sono sembrati più ovvi del qb e/o sfilacciati oppure un po’ lievi o all’opposto troppo pretenziosi. Per esempio l’idea base (chiamiamola “la morte social”) del racconto di Emanuela Valentini era splendida ma, a mio gusto, l’autrice l’ha sprecata in una narrazione prevedibile. La stessa cosa penso della prefazione di Majer Gatti: a parte il gran merito di avere concepito questa antologia, apprezzo la sua idea di frantumare le etichette, i ghetti, le scorie (w Manganelli, w la patafisica e w Solmi…) ma se poi leggo che «piaccia o meno, non (si) può prescindere dal lungo lavoro di F&L» – senza citare neanche uno dei 19 crimini contro la mejo fantascienza di Fruttero e Lucentini – beh un pochino mi stupisco e un tantinello mi adombro.

Vi saluto così: «Mi sembra di riconoscere l’infermiera, forse anche il dottore ma ormai non ha più senso pensare che qualcuno sia qualcuno». (***) Vi capitano paure simili? A db ogni tanto… ma solo il mercoledì.

(*) se prima di leggere il racconto volete “ripassare” il significato di «infodump» non andate su Wikipedia (sempre che esista nel vostro universo di riferimento) ma qui Leggere e scrivere fantascienza #6 – L’infodump, qui Come si scrive fantascienza – 7: esempi di infodump e qui Come si scrive fantascienza – 8: come evitare l’infodump

(**) se ci tenete a saperlo il libro inquadrato dall’«occhio del drone» – nel racconto di Emanuela Valentini – è «I miserabili» di Victor Hugo, «roba estinta da secoli».

(***) Siamo nel racconto di Emanuele Krahshaar.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • “l’idea base (chiamiamola “la morte social”) del racconto di Emanuela Valentini era splendida ma, a mio gusto, l’autrice l’ha sprecata in una narrazione prevedibile.”
    Bravo perché hai avuto il coraggio di dirlo. Sono d’accordo anche con le impressioni sulla prefazione.

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