Dibattito aperto sul Venezuela

Brevissima rassegna – curata da David Lifodi – di articoli sull’attuale situazione politica venezuelana.

Quella che segue è una brevissima rassegna di articoli dedicata alla complessa situazione politica venezuelana.

Si tratta di una serie di riflessioni che non concordano tra loro. Alcune, a partire da quelle di Paco Martinez e Antonio Moscato, provano a ragionare dal punto di vista del chavismo critico e tentano di suggerire un’uscita da sinistra della crisi venezuelana. In Opporsi a sinistra in Venezuela. Ingenuo?, Paco Martinez intervista il sociologo venezuelano Edgardo Lander, da sempre legato ai movimenti sociali, che analizza severamente la Costituente di Maduro, mentre il professor Antonio Moscato, sul sito web Utopia Rossa, nel suo articolo Ma proprio non hanno capito perché l’Urss è crollata?,  si esprime in maniera fortemente critica nei confronti del presidente venezuelano.

Nel suo Lo sguardo della Cina sul Venezuela, pubblicato sul quotidiano La Jornada e ripreso da https://comune-info.net,  Raul Zibechi evidenzia invece come il motivo principale per cui Trump e gli Stati uniti vogliano far fuori Maduro non sia quello di voler ristabilire la “democrazia”, ma mettere in discussione i prestiti che Caracas riceve dalla Cina.

Infine, Gennaro Carotenuto e Valerio Evangelisti, nei loro articoli Venezuela: la dittatura a giorni alterni e l’isolamento così così e Autonomia di classe in Venezuela, raccontano le manovre e le ambiguità dell’opposizione per abbattere il chavismo.

Ho scelto volutamente una serie di articoli di differente orientamento per favorire l’apertura del dibattito e del dialogo su quanto sta accadendo in Venezuela, anche per le differenti opinioni tra coloro che hanno sostenuto apertamente, fino a poco tempo fa, la rivoluzione bolivariana, ma che negli ultimi tempi hanno preferito guardare al Venezuela in maniera critica, si pensi al quotidiano il manifesto, che ha scelto di non pubblicare più gli articoli di Geraldina Colotti. Personalmente penso che il paese stia vivendo quella stessa sindrome d’assedio che ha, purtroppo, sperimentato anche Cuba, e, di conseguenza, il governo cerchi di difendersi da tutta una serie di ingerenze interne ed esterne.

Non condivido molto gli articoli troppo critici non tanto su Maduro quanto sul percorso del processo bolivariano, che si trova oggettivamente a far fronte a molteplici attacchi (dl)

Redazione
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Un commento

  • Segnalo questo articolo di Geraldina Colotti che ieri è stato diffuso da molti siti, con titoli vari. Non lo condivido.
    In sostanza, ad una mia lettura non approfondita, sostiene che per trasformare la società talvolta è necessario forzare la democrazia borghese, o rappresentativa o formale secondo altre definizioni.

    In pratica, lo scrivo in una forma non elegante ma credo esatta, critica chi critica Maduro per eventuali forzature delle regole democratiche.
    Credo che sia una lettura che piacerebbe molto agli anti Maduro conservatori e reazionari, i quali sostengono che il governo venezuelano per mantenere il potere non rispetta le regole democratiche. Per fortuna probabilmente lo scritto è circolato molto in alcune nicchie, ma non uscirà da lì.

    Io metto il link di Rifondazione.it che l’ ha titolato ” Venezuela, dialettica della transizione ”

    http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=30574

    La tesi comunque è condivisa da altri ambienti, al link di seguito un articolo di Fosco Giannini, della segreteria del PCI, “Il Venezuela e la difesa del potere rivoluzionario ”

    http://contropiano.org/fattore-k/2017/08/08/venezuela-la-questione-della-difesa-del-potere-rivoluzionario-094588

    Io penso invece che in Venezuela il rischio non sia di vedere gli eredi di Chavez all’ opposizione, ma che si voglia distruggere completamente il blocco politico sociale che ha sostenuto per due decenni i governi chavisti.

    Un governo conservatore avrebbe molti problemi a imporre misure antipopolari e a sollevare l’ economia in crisi e un blocco sociale politico chavista, anche all’ opposizione, influenzerebbe la politica venezuelana rendendo difficile le politiche favorevoli al grande e piccolo capitale.

    Da qui il rischio che si voglia davvero gettare il paese nel caos e nella violenza, per rendere completamente inoffensivo politicamente il popolo venezuelano
    Vedremo.

    Marco

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