Dick nella città sostituita

9 ottobre 1935 è la data del quotidiano che Ted Barton sta sfogliando, 18 anni dopo. Ed è lì che, con sgomento, “scopre” di essere morto di scarlattina. Sono falsi i suoi ricordi? Cioè lui non è Ted Barton oppure qualcuno-qualcosa ha falsificato l’intera realtà per… per nascondere cosa?

Rieccomi alle prese con il mio amato Phil. Fa sempre bene rileggerlo.

«La città sostituita» (160 pagine, 16 euri) ristampato da Fanucci è del 1957, dunque uno dei suoi primi romanzi. In originale suonava «The Cosmic Puppets», un bel po’ diverso; ma giustamente l’editore ha lasciato il vecchio e azzeccato titolo italiano. Non potendo dir troppo della trama, siore e siori, andiamo insieme a sfogliare il catalogo-caleidoscopio che Philip Dick sparpaglia nelle pagine di codesto romanzo.

Bambini inquietanti, ubriaconi, identità incerte, spazzatura, città illusorie, Zoroastro, un gomitolo di lana che forse è qualcos’altro, esperienze extra-corporee, la cinetica M, un camion rovesciato, i monti Appalachi, una chiave a croce, pèiccoli Golem, una lotta fra divinità, gli erranti che passano i muri, Ormazd, ma anche ragni, topi e serpenti contro api e falene.

Ce n’è vero?

Nell’introduzione Carlo Pagetti avanza una domanda interessante: in questo catalogo del giovane Dick cosa gli appartiene per intero (dunque torna in molte sue opere successive) e cosa invece è ispirato da letture fantascientifiche, Van Vogt e Bradbury tanto per far due nomi? Qualcosa ci ricorda – un paradosso temporale – lo Stephen King che deve ancora arrivare.

E’ luogo comune che tradurre sia tradire. Fate una verifica: prendete questa nuova traduzione di Tommaso Pincio (proprio lui) e mettetela a confronto con le precedenti di Urania. Frasi travisate o addirittura aggiunte, brani tagliati via: sarà colpa soprattutto di chi all’epoca dirigeva la collana ma il confronto rende chiaro i torti fatti a Dick (e a tanti altri: Sturgeon per esempio fu massacrato, censurato, non capito). A volte naturalmente i due traduttori portano il loro gusto e, a prescindere dall’originale, il risultato può essere egualmente soddisfacente: come per il «distruttore di incantesimi» usato da Urania che non sfigura accanto allo «snebbiatore» scelto da Pincio

Fin qui la recensione di db ma il Severo De Pignolis che sonnecchia sotto la mia ascella (l’altra è occupata da un ornitorinco apolide) ha qualcosa da aggiungere. Ovvero che Dick nel 1957 non era così maniaco in questioni religiose come poi sarebbe divenuto. Infatti in «La città sostituita» si legge un genericissimo e impreciso «com’è scritto nella Bibbia: “vediamo come in uno specchio, in maniera confusa” (…)». La citazione – che ispirò anche uno dei film più angosciosi di Ingmar Bergman – si trova negli Atti degli apostoli, esattamente nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi, e il Dick successivo l’avrebbe riportata per esteso: «Adesso noi vedremo come in uno specchio, in maniera confusa, allora vedremo faccia a faccia». E questo incontro ravvicinato con (un qualche) dio evidentemente era già nei pensieri di Philip Dick… tant’è che qui ne incontriamo una polaroid, insomma una dettagliatissima descrizione. Anzi due, perchè in «La città sostituita» c’è anche una dea.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *