Digna Ochoa: una vita a fianco di chi lotta

Sono trascorsi venti anni dall’omicidio dell’avvocata messicana, avvenuto il 19 ottobre 2001 a Città del Messico. Più volte il potere ha cercato di infangare la sua memoria, ma lo scorso aprile il Messico ha dovuto riconoscere le responsabilità dello Stato per il suo omicidio.

di David Lifodi (*)

Sono trascorsi 20 anni esatti da quel 19 ottobre 2001, quando Digna Ochoa, avvocata messicana del Centro di Diritti Umani Miguel Augustìn Pro Juàrez di Città del Messico, venne uccisa in circostanze che non sono mai state del tutto chiarite.

L’ipotesi più accreditata resta quella dell’assassinio per mano di sicari inviati da persone che non gradivano il lavoro della giovane avvocata, impegnata a denunciare casi di torture e omicidi nei quali erano coinvolti membri dell’esercito messicano. Inizialmente aveva preso piede anche la tesi, piuttosto inverosimile, della morte per suicidio, un’offesa ulteriore alla sua memoria e al suo lavoro. Fu una lettera dell’allora subcomandante Marcos, nel 2005, a denunciare un omicidio politico mascherato da suicidio. Il destinatario era il Procuratore Bernardo Bàtiz.

All’epoca Amnesty International fece notare la scarsa credibilità di Bàtiz, che inizialmente aveva parlato di omicidio politico compiuto all’estrema destra paramilitare per poi cambiare improvvisamente la sua versione e sostenere la tesi del suicidio.

Nel 1999 Digna Ochoa, appartenente all’Associazione nazionale degli avvocati democratici, si era occupata di alcuni campesinos del Guerrero, Teodoro Cabrera e Rodolfo Montiel, che per essersi opposti al disboscamento indiscriminato della loro regione erano stati sequestrati e torturati dall’esercito. In quegli anni Ochoa aveva ricevuto frequenti minacce di morte, così come altri appartenenti al Centro di Diritti Umani Miguel Augustìn Pro Juàrez, fino ad essere rapita per alcune ore, il 9 agosto 1999, ed essere stata costretta, il 28 ottobre dello stesso anno, a subire un vero e proprio interrogatorio nella sua casa in cui i sequestratori accusavano lei e il Centro di collaborare con la lotta zapatista. Nonostante le misure attuate dalla Corte interamericana dei diritti umani per la difesa di Digna Ochoa, le continue intimidazioni la convinsero, nel gennaio 2000, a trasferirsi per un periodo di tempo negli Stati uniti.

A distanza di tanti anni, lo scorso aprile il Messico ha riconosciuto la sua responsabilità per il caso Digna Ochoa annunciando che avrebbe proposto alla Corte interamericana dei diritti umani di riaprire le indagini sull’omicidio della giovane avvocata. “Si tratta di un passo molto importante compiuto dal governo messicano”, ha spiegato Viviana Krsticevic, legale della famiglia di Digna Ochoa e avvocata del Centro por la Justicia y el Derecho Internacional.

Quando Digna Ochoa fu uccisa aveva 37 anni. Il Grupo de Acción por los Derechos Humanos y la Justicia Social ricorda che le indagini furono oggetto di molteplici manipolazioni e, trattandosi di un crimine di stato, per anni non c’è stato alcun interesse a far riaprire le indagini, soprattutto perché ad essere coinvolto sarebbe stato l’esercito. Proprio a partire dal 2001, infatti, le denunce per le violazioni dei diritti umani da parte delle Forze Armate cominciarono a moltiplicarsi.

Digna Ochoa aveva scelto di diventare avvocato dopo il sequestro di suo padre, avvenuto nel 1982. L’uomo, un contadino sindacalista, fu torturato per tre giorni dalla polizia militare con la falsa accusa di essere un omicida e non poté sporgere denuncia contro i suoi aguzzini perché non poteva permettersi di pagare un legale. Sull’omicidio della donna tutti i governi, panisti e priisti, con i presidenti Vicente Fox (2000-2006), Felipe Calderón (2006-2012) ed Enrique Peña Nieto (2012-2018), non si occuparono del caso. Si è parzialmente riscattato Andrés Manuel López Obrador, che ha chiesto scusa per le responsabilità dello Stato messicano.

Il fallimento dello Stato è emerso nel 2011, quando uno dei campesinos testimoni del caso Digna Ochoa è stato assassinato nonostante godesse delle misure di protezione sancite dalla Commissione interamericana dei diritti umani. L’altra testimone, una donna che aveva registrato l’ultimo video in cui Digna Ochoa era finita nel mirino dei paramilitari per la sua difesa dei contadini dello stato del Guerrero, dopo aver deposto in tribunale, è tuttora desaparecida.

La storia di Digna Ochoa, emblematica sia perché si trattò di un crimine commesso contro una donna sia per la scarsa propensione alle indagini da parte dello Stato, non ne ha cancellato la sua statura morale. Insignita di numerosi riconoscimenti, l’avvocata è stata anche il simbolo, suo malgrado, dell’impunità dilagante in Messico.

Da sempre a fianco dei movimenti sociali, nel 1997 Digna Ochoa si era adoperata per far restituire la libertà a sette giovani indigeni dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional arrestati e condannati per il possesso di armi e, solo due anni prima, si era spesa per difendere i familiari delle vittime del massacro di Aguas Blancas, quando la polizia del Guerrero uccise 17 campesinos.

Digna Ochoa era una donna scomoda per il potere, per l’esercito e per i gruppi criminali: per questo la sua memoria non può essere cancellata e i suoi familiari esigono, a ragione, verità e giustizia.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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