Dimmi se la chiameresti pacchia
di Alessandra Ballerini (la vignetta è di Staino)
Provateci voi. Dopo un boato, un fragore di sangue, con ancora il bagliore della lama tra occhi e pelle. Il nemico alle spalle o alle porte. Mentre la terra trema o la tempesta si abbatte sulla tua casa.
Provateci voi a strappare via dalla distruzione, dalle bombe, dal fuoco, dalla furia del cielo e degli uomini, i vostri figli, i documenti, gli averi più preziosi e i beni di prima necessità, in una manciata di secondi, mentre la testa sembra scoppiarti di terrore.
E poi provate a scappare, con il fratellino per mano o disperatamente soli, con la sacca sulle spalle, a correre più veloce dei proiettili, degli aguzzini, della paura, del dolore.
Prova a stiparti su un camion che non ci si crede che saresti riuscita a farti così piccola, con le ginocchia in bocca e i gomiti tra le costole, senza più distinguere il tuo corpo da quello degli altri disperati compagni di viaggio. Prova a vederli cadere senza poterli afferrare o soccorrere.
Provate voi a detestare il vostro corpo che cede, si spezza, sbava, si scuote di dolore, fame e febbre. Il vostro corpo così esigente, fragile, disobbediente e sporco. Il vostro corpo ormai decomposto che pure attira. Provate a odiare il vostro sesso, a desiderare di non avere varchi, provate a chiudervi per non concedere ingressi al vostro aggressore. Provate a resistere. E poi a cedere, E provate a dirmi cosa fa più male.
Provate il tradimento, l’umiliazione, il disgusto, per questo corpo che ancora, ottuso, meschinamente resiste.
Provate i deserti, la prigione, la tortura. La plastica sciolta sulla schiena, le sigarette spente su mani e braccia, le bastonate sotto le piante dei piedi, le frustate con cinghie o tubi di plastica. Ditemi: quanto resistereste appesi per le braccia, quanto potete stare senza bere immobilizzati sotto il sole. Qual è il livello di dolore che siete in grado di sopportare? Moltiplicatelo. E mille volte ancora.
Vi piace il mare? Provate di notte a distinguerlo dal nero del cielo, provate a sopportarne il rumore dopo 36 ore di traversata, incastrati tra decine di altri corpi, con il gasolio che ustiona la pelle, da bere solo acqua salata.
E magari non sai neppure nuotare. E urli, preghi, ma il mare grida più forte. Così forte che anche sulla terraferma continuerai a sentirlo, pure se ti tappi le orecchie e ti batti le mani sulle tempie. Non uscirà più dalla tua testa, il mare.
Prova a sbarcare. Trascinato da divise in guanti di lattice e mascherine sulla bocca.
Di nuovo rinchiuso, ordini urlati, moduli da firmare, paura, disagio e rassegnazione fino a qualcosa che assomigli finalmente alla libertà se non alla vita. Prova e essere messo in fila, un numero sul polso, contato, spostato, ispezionato, come fossi una cosa, un fastidio.
Prova le code nel campo di accoglienza e in questura, prova a dover mostrare, ogni volta a sconosciuti, ogni volta diversi, le tue ferite, prova a raccontare l’indicibile. Prova a rispondere sempre alle stesse domande senza che mai a nessuno degli interlocutori importi nulla di te.
Provate a sentire su di voi sempre il sospetto, e talvolta, se avete migliore fortuna, la pena. Mai il rispetto.
Prova alla fine a sentirti dire che “non sei credibile” che la tua storia “è inverosimile e romanzata” che non sei stato abbastanza preciso con le date o i nomi di strade e fiumi, persi per sempre nella tua memoria. Prova a sentirti dire che tutto il tuo dolore non è convincente, prova a sentirti dare del bugiardo, del profittatore. Prova a doverti vergognare della tua sopravvivenza.
Prova a ricevere il “rifiuto” di qualsiasi forma di protezione.
Prova a essere un rifiuto. Scartato, schifato, scacciato. Sconfitto.
Prova di nuovo ad avere paura, fame, freddo, angoscia.
Prova a doverti ancora nascondere, a dover scappare dalla polizia e dall’odio. Senza trovare rifugio né pace.
Prova a non farcela più, a pregare solo di morire e tentare invece ancora di vivere.
Provaci tu,
E poi dimmi se la chiameresti pacchia.
Once upon a time you dressed so fine
You threw the bums a dime in your prime, didn’t you?
People’d call, say, “Beware doll, you’re bound to fall”
You thought they were all kiddin’ you
You used to laugh about
Everybody that was hangin’ out
Now you don’t talk so loud
Now you don’t seem so proud
About having to be scrounging for your next meal
How does it feel
How does it feel
To be without a home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You’ve gone to the finest school all right, Miss Lonely
But you know you only used to get juiced in it
And nobody has ever taught you how to live on the street
And now you find out you’re gonna have to get used to it
You said you’d never compromise
With the mystery tramp, but now you realize
He’s not selling any alibis
As you stare into the vacuum of his eyes
And ask him do you want to make a deal?
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You never turned around to see the frowns on the jugglers and the clowns
When they all come down and did tricks for you
You never understood that it ain’t no good
You shouldn’t let other people get your kicks for you
You used to ride on the chrome horse with your diplomat
Who carried on his shoulder a Siamese cat
Ain’t it hard when you discover that
He really wasn’t where it’s at
After he took from you everything he could steal
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
Princess on the steeple and all the pretty people
They’re drinkin’, thinkin’ that they got it made
Exchanging all kinds of precious gifts and things
But you’d better lift your diamond ring,
you’d better pawn it babe
You used to be so amused
At Napoleon in rags and the language that he used
Go to him now, he calls you, you can’t refuse
When you got nothing, you got nothing to lose
You’re invisible now, you got no secrets to conceal
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
*
Qualche tempo fa ti vestivi per bene
gettavi una moneta al mendicante da giovane, vero?
La gente ti diceva “Attenta tesoro, finirai per cadere”
pensavi che ti stessero prendendo in giro
Eri solita ridere
di tutti quelli che arrancavano
Ora non fai la voce grossa
Ora sei più così orgogliosa
dato che devi elemosinare il tuo prossimo pasto
Come ci si sente
Come ci si sente
Senza una casa?
Come una completa sconosciuta,
Come una pietra che rotola?
Sei stata nelle migliori scuole, va bene, Signorina Solitaria
Ma sai che era solo per ubriacarti
e nessuno ti ha mai insegnato come vivere per strada
E ora scopri che devi fartene un’abitudine
Dicevi che non saresti mai scesa a compromessi
con il vagabondo misterioso, ma ora di accorgi
che lui non sta vendendo alcun alibi
Mentre fissi il vuoto dei suoi occhi
E gli chiedi se vuoel trovare un accordo?
Come ci si sente
Come ci si sente
ad essere sola
Senza un posto dove andare
Come una completa sconosciuta,
Come una pietra che rotola?
Non ti sei mai curata dello sguardo cupo dei giocolieri e dei pagliacci
quando si facevano in quattro per stupirti coi loro trucchi
Non hai mai capito che non è bene
lasciare che altri ti divertano
Eri solita andare sul cavallo cromato con il tuo diplomatico
che portava sulla sua spalla un gatto siamese
che colpo quando ti sei accorta che
in realtà non era buono come diceva
Dopo che ti ha portato via tutto quello che poteva rubarti
Come ci si sente
Come ci si sente
ad essere sola
Senza un posto dove andare
Come una completa sconosciuta,
Come una pietra che rotola?
La principessa sul campanile e tutte le belle persone
stanno bevendo e pensando che ce l’hanno fatta
E si scambiano tutti preziosi regali
Ma tu faresti meglio a impegnare
il tuo anello di diamanti, tesoro
Eri solita ridere
di Napoleone in stracci e del linguaggio che usava
Vai da lui ora, ti sta chiamando, non puoi rifiutare
quando non hai nulla non hai niente da perdere
Sei invisibile ora, non hai segreti da nascondere
Come ci si sente
Come ci si sente
ad essere sola?
Senza un posto dove andare?
Come una completa sconosciuta,
Come una pietra che rotola?
*
Bob Dylan,
Like a rolling stone
https://youtu.be/IwOfCgkyEj0
Complimenti Alessandra, testimonianza molto bella e sentita.