Discorsi orientati in basso a sinistra per una stagione di Cosmopolitica

copertina-evento2Un intervento di Ludovica Ioppolo di ACT! introdotto da Valentina Bazzarin

Abbiamo chiesto e ottenuto questo spazio in bottega, dove spesso raccontiamo l’attualità e la storia attraverso la narrativa e la fantascienza, per invitarvi a partecipare all’evento che si terrà a Roma tra una settimana, dal 19 al 21 febbraio 2016, e che abbiamo coraggiosamente scelto di chiamare “Cosmopolitica“.

I nomi fanno la differenza e, per quanto mi riguarda, questa scelta mi ha fatto tornare in mente lo spirito con cui la protagonista del delicato film “La Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli affrontava la conquista del suo spazio nel dibattito politico del suo paese alla fine degli anni ’50.

Condivido, infatti, in pieno quanto scritto da Ludovica Ioppolo nel sito di ACT! sulla necessità di “una valanga capace di crescere nell’inclusione di tante e tanti”. Per questo vi invito a partecipare e a portare il vostro contributo all’iniziativa della prossima settimana.

Non la solita sinistra. Questa deve essere un’altra storia.

L’assemblea Cosmopolitica del 19-20-21 febbraio è ormai alle porte. Da settimane stiamo lavorando freneticamente per coinvolgere quante più persone possibili, costruire proposte di laboratori tematici, diffondere le call e le modalità di costruzione partecipata del programma.

Può essere utile a questo punto fermarsi un attimo, per osservare dalla giusta distanza da dove siamo partiti, cosa stiamo riuscendo a mettere in campo e verso dove stiamo andando.

Gli anni di impegno nei movimenti e nell’associazionismo ci hanno portato a riflettere e a confrontarci sull’incapacità della politica di rappresentare gran parte delle istanze sociali.

Incapacità che diventa inadeguatezza collettiva di fronte alle sfide poste dall’attacco neoliberista nei confronti del lavoro, dell’ambiente, delle libertà e dei diritti di ognuno e ognuna di noi.

Dopo molti tentativi e insuccessi, Cosmopolitica è – per molti di noi, immagino non per tutti coloro che la stanno promuovendo – il nostro personalissimo azzardo nei confronti delle miserie del presente e delle macerie della politica. L’occasione che abbiamo preteso a noi stessi per costruire finalmente il soggetto di alternativa, partecipato e democratico, all’altezza di quelle sfide, capace di contendere egemonia culturale e potere politico al partito della nazione e ai populismi delle destre e del movimento 5 stelle.

Riesco quasi a materializzarla questa occasione, mi immagino Cosmopolitica come una palla di neve. Una palla piccola ma molto compatta che stiamo cercando di trasformare in una valanga. Sentiamo infatti l’urgenza di liberarci dalla condanna delle vecchie sinistre italiane: Sisifo dei nostri giorni provati dallo sforzo vano di racimolare ogni granellino residuo, salvo poi veder precipitare sistematicamente il proprio macigno vecchio e inadeguato. Non abbiamo bisogno della solita politica, nemmeno se si dichiara di sinistra. Non ci serve esistere, sopravvivere, testimoniare. Garantire l’autoconservazione di gruppi dirigenti o di corpi militanti, troppo spesso incapaci di guardare oltre l’esistente e di riconoscere le potenzialità dell’innovazione, dell’apertura, di tutto ciò che è altro da sé. Non mi riconosco nella retorica della rottamazione, né tanto meno nella pretesa che sia sufficiente il ricambio generazionale per innovare la politica. Tante sono le risorse, le competenze e le esperienze che possiamo e dobbiamo mettere a valore. Se partiamo dalla consapevolezza della nostra insufficienza e inadeguatezza, ne consegue la necessità di includere più che escludere.

Abbiamo però disperatamente bisogno di una valanga capace di crescere nell’inclusione di tante e tanti: per travolgere recinti e steccati, per essere forza dirompente e trasformatrice.

Non c’è alcuna garanzia che funzioni (abbiamo già verificato sulla nostra pelle che non ci sono “garanti” che tengano, se non si è disposti a mettere tutto in discussione), non possiamo assicurare in nessun modo che stavolta sarà diverso. Sappiamo solo che non abbiamo più tempo da perdere. E chiediamo a ciascuno e a ciascuna qualcosa di molto impegnativo: a coloro che stanno promuovendo convintamente il percorso #xlasinistraditutti o lo guardano già con interesse, chiediamo di mettersi a servizio, di fare spazio, di essere realmente disposti a cedere sovranità fin da subito; a chi invece ci osserva dall’esterno con diffidenza (come non capire le mille e una perplessità che possono essere avanzate), chiediamo di esserci con tutto lo spirito critico e la capacità dialettica di cui sono capaci, per pretendere che la democrazia e la partecipazione siano reali e non siano invece solo evocate per rendere più accattivante un appello. Alle tante compagne e i tanti compagni con cui abbiamo condiviso e ancora condividiamo percorsi di lotta e impegno nel sindacato, nei movimenti e nell’associazionismo, chiediamo di portare il proprio contributo e punto di vista.

Abbiamo bisogno di una dimensione sociale forte e autonoma, ma al tempo stesso abbiamo bisogno di una politica capace di vincolarsi programmaticamente alle istanze di quella dimensione sociale.

Non saremo in grado di garantire questo vincolo programmatico senza una spinta forte e determinata dall’esterno, una spinta matura – nel rispetto della diversità dei ruoli – capace di rivendicare un’assunzione di responsabilità sul terreno della politica.

Dal 21 febbraio saremo in cammino davvero, lungo il percorso che ci porterà alla fine dell’anno al congresso fondativo. Le scelte che faremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane sono quindi costituenti dell’identità del soggetto politico: non possiamo permetterci errori o sviste, deve essere chiaro fin da subito che stiamo segnando una discontinuità netta con l’esistente, che stiamo costruendo una storia nuova e diversa, capace di cambiare davvero le nostre vite. Questo significa liberarci dalla coazione a ripetere gli schemi del passato e avere il coraggio di sperimentare le forme, i linguaggi e le pratiche. Significa evadere dai tatticismi ed essere all’altezza delle sfide del nostro tempo, cercare altri modi per nominare il mondo e guardare molto oltre ciò che siamo oggi. È una responsabilità alla quale siamo chiamati tutte e tutti, nessuno escluso.

Fare spazio all’irruzione, alla valanga, per farci travolgere, è l’unica possibilità che abbiamo per costruire un’altra storia. Non siamo disponibili a niente di meno ambizioso.

 

Valentina Bazzarin
Valentina Bazzarin lavora stabilmente come ricercatrice precaria (assegnista) all'Università di Bologna sin dal 2009, anno in cui ha ottenuto il Dottorato in Psicologia Generale e Clinica. Collabora in maniera saltuaria con la Bottega e con il Barbieri, scrivendo e descrivendo quel che vede e pensa durante i suoi numerosi viaggi.

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