Dittatura in Argentina e Uruguay: il Vaticano riaprirà i suoi archivi

di David Lifodi

Non è stata ancora resa nota una data certa, ma il Vaticano declassificherà la sua documentazione relativa alle dittature uruguayana e argentina. La notizia è stata diffusa dall’ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, Francisco Ottonelli, che ha subito informato la Comisión por la Verdad y la Justicia creata dal presidente Tabaré Vázquez e di cui fanno parte, tra gli altri, l’ex esponente del Frente Amplio Felipe Michelini, Emilia Carlevaro, in rappresentanza delle famiglie dei desaparecidos e la deputata Macarena Gelman.

Nel periodo del regime militare (1973-1985), furono molti i familiari dei desaparecidos che si rivolsero alla Nunziatura apostolica di Montevideo per sapere se c’erano notizie dei loro cari e, in più di una circostanza, furono ricevuti in via informale dall’allora arcivescovo della capitale Carlos Parteli, che in seguito fu allontanato dal regime proprio per essersi occupato delle sparizioni forzate. Lo stesso accadde anche in Argentina e per questo, l’attesa visita del Papa in entrambi i paesi, programmata probabilmente per il 2017, dovrebbe essere decisiva in questo senso. Del resto, Bergoglio ha ricevuto alcuni familiari dei desaparecidos argentini in occasione dei 40 anni del colpo di stato, avvenuto il 24 marzo 1976. Tra i casi a fare maggior scalpore in Uruguay, quello del sacerdote salesiano Kleber Silva, sequestrato il 14 giugno 1977 in Argentina. Più volte, denuncia l’avvocato Óscar López Goldaracena, “mi recai a chiedere informazioni presso la Nunziatura apostolica argentina, ma non fui mai ricevuto”. Nel 1980 il religioso fu gettato in strada da un auto in corsa e morì poco dopo in un ospedale di Buenos Aires. La probabile declassificazione dei documenti sul regime militare argentino e uruguayano segue all’annuncio di apertura degli archivi statunitensi relativi alla dittatura che si era installata alla Casa Rosada. A questo proposito, il più noto attivista paraguayano per i diritti umani, Martín Almada, ha chiesto che la Casa Bianca renda pubblica l’intera documentazione relativa a tutti i paesi del Cono Sur coinvolti nel Plan Condor. Il caso del sacerdote Kleber Silva è emerso grazie ad una denuncia della congregazione Hermanitos del Evangelio. Il dramma del religioso uruguayano, raccontato nel libro Gritar el Evangelio con la vida. Mauricio Silva barrendero, inizia quando sceglie di lavorare come prete operaio. Del resto, tra i suoi compagni di formazione si trovava anche Jaime de Nevares, uno dei sacerdoti argentini maggiormente impegnati nella tutela dei diritti umani e allora vescovo di Neuquén. Inoltre, su di lui aveva influito fortemente anche il Concilio Vaticano II: Kleber Silva partecipava alle manifestazioni sindacali e scelse di lavorare come spazzino a Buenos Aires. Pur non appartenendo ad alcuna organizzazione rivoluzionaria, come ad esempio il salvadoreño Ernesto “Neto” Barrera, e nemmeno ai Sacerdotes del Tercer Mundo, molti dei quali furono uccisi dalla dittatura argentina, a partire da monsignor Enrique Angelelli, il suo lavoro di coscientizzazione politica non piaceva al regime. Gli sgherri di Videla e Massera lo rapirono, lo costrinsero a salire su una delle famigerate Falcon e lo portarono in un centro di tortura clandestino. A Kleber Silva, che nel 1962 aveva svolto il ruolo di mediatore nello sciopero dei cañeros uruguayani di Paysandú, capitanato da Raúl Sendic, è stato dedicato il 14 giugno 1977, la data del suo rapimento, come Dia del Barrendero Municipal de Buenos Aires. L’ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, Francisco Ottonelli, rivela inoltre che il primo incarico che gli aveva dato il presidente Tabaré Vázquez al momento della sua designazione, avvenuta a metà del 2015, era stata quella di fare il possibile affinché venissero riaperti gli archivi vaticani sulla dittatura militare.

Infine, l’apertura degli archivi della Santa Sede potrebbe anche rappresentare un’opportunità per far luce su quei sacerdoti legati invece alla dittatura, a partire dalla controversa funzione dei cappellani militari che impartivano l’ultima benedizione ai prigionieri prima che fossero condotti sui voli della morte.

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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