DonnAfriche: un numero speciale di «Pollicino»

Più una confessione che una introduzione

di Donata Frigerio.

wangariMaathai

L’Africa influenza la mia vita, quotidianamente, da ormai 30 anni. La influenza così tanto che questo «Pollicino Gnus» doveva vedere la luce mesi fa ma troppe cose, legate all’Africa stessa, hanno rallentato lo scrivere… così leggerete solo ora, opportunamente aggiornati, gli “articoli” sulle donne africane.

Kapuscinski, per quelli di voi che non lo conoscessero, era uno scrittore e giornalista polacco, morto nel 2007, un grande amante dell’Africa. Un giornalista che tentava di comprendere e descriveva magistralmente, con profondo rispetto, un continente che ha frequentato a lungo. Kapuscinski amava dire che “l’Africa non esiste”: esistono “le Afriche”, ogni regione è un continente a sé, fortemente caratterizzato.

L’Africa che io racconto, quella che ho avvicinato, è l’Africa nera, l’Africa centrale, geograficamente parlando. Questo per spiegare che, nonostante la suddetta consapevolezza maschile, in alcune aree del continente avvengono fatti di cui non scriviamo qui (io e l’onnipresente e onnipaziente Barbieri, che ringrazio) da parte mia semplicemente perché non ho mai frequentato il Nord Africa, la cosiddetta Africa bianca, quella araba, quella a stragrande maggioranza islamica. Non per preclusione di sorta ma perché non ne ho avuto occasione.

«Se educhi un uomo, educhi un uomo; se educhi una donna, educhi un popolo» è un vecchio proverbio africano. Un adagio che la dice lunga sulla consapevolezza degli uomini africani del valore delle loro madri, sorelle, mogli, figlie. Il che non vieta loro, comunque, di comportarsi con le donne in modi a volte per me totalmente incomprensibili.

Le donne dell’Africa centrale portano sulle spalle, come Furaha che conoscerete in “Accade nel 2015”, non solo i bagagli di altri ma tutto il continente. Gestiscono famiglie numerose, la maggior parte di loro si occupa del campo familiare da cui trae il sostentamento per tutti, si reca al mercato per lo scambio dei beni e avere qualche moneta per l’acquisto di tutto ciò che è necessario e non può essere autoprodotto, educa i bambini, ha una gestione incredibilmente parsimoniosa e oculata dei pochi soldi a disposizione.

La stragrande maggioranza delle donne africane è mamma, ancor prima di moglie. Per questo troverete articoli in cui si parla di famiglia e di bambini e bambine. Ma sempre più la mamma africana guadagna terreno in ambiti che fino a pochi anni fa le erano preclusi, come la politica e la comunicazione, e ne troverete traccia. Avendo cura del bene comune della sua famiglia non le è difficile occuparsi anche del bene comune della società. Educata a farsi carico e pagare di persona per la difesa dei “suoi” , difende anche il suo Paese, la sua cultura, le altre donne.

La donna africana è una forza della natura, in un continente che è energia e speranza, ricchezza infinita di storia e materie prime, calpestato, sfruttato, derubato. Un continente così complesso che un amico, in Africa da ormai 50 anni, già molti anni fa mi disse «se stai qui un mese scrivi un romanzo, se ci stai un anno scrivi un saggio, sei convinto di aver capito tutto, se ci stai 10 anni scrivi un articolo, se ci abiti per più tempo smetti di scrivere, perché capisci di non aver capito nulla… ci vivi e basta».

Quindi scrivere su questo «Pollicino Gnus» mi è costato tempo, comincio ad avere consapevolezza di non essere adeguata a raccontare di Afriche, perciò ho riportato esperienze di donne, non ho analizzato…

Con tutti questi limiti, spero comunque di riuscire a trasmettervi almeno la curiosità, se non la stima che provo, per le donne africane.

P.S. un grazie speciale a Maria G. Di Rienzo, che ha permesso la riproduzione di un paio di interessanti suoi articoli.

ECCO L’INDICE

Il Monografico:
Più una confessione che un’introduzione
Eritrea
Accade nel 2015
Douce
Eunice
Niente senza le donne!
Riciclando, arte femminile
Maison Shalom
Donne da non scordare
Mattoncini per sogni
Le Rubriche:
Sostituire la politica dell’immagine con una politica che sa immaginare – Casa Bettola
Menzogne – Silvia Ribeiro
La guerra contro la Terra – Paolo Cacciari
11 gennaio 1936, una «scor-data» – Daniele Barbieri
Specchiandomi in Erri De Luca (recensione a «Il più e il meno») – Daniele Barbieri
L’acqua pubblica non piace al Pd – Carla Ruffini e Riccardo Petrella
Bocciato! – Tribunale Permanente dei Popoli
C’è del marcio nella felice Danimarca – comune-info.net
Non è una fiaba di Natale – Pasquale Pugliese

NELLA FOTO l’ambientalista, attivista politica e biologa keniota WANGARI MAATHAI, prima donna africana ad aver ricevuto (nel 2004) il Premio Nobel per la Pace

 

Donata Frigerio

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