Droghe: cura Bolkenstein anche per l’Italia?
di Enrico Fletzer
Il 18 maggio 2010 Fredrik Bolkenstein, ex ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, pubblicava un memorabile articolo firmandolo con altre importanti autorità politiche e morali di quel Paese. Per Bolkenstein si trattava di superare la crisi di quel periodo con una semplice proposta che gli ha valso il plauso degli antiproibizionisti: «Red het land, sta drugs toe» (Salva il Paese autorizza le droghe).
Quello slogan è rimasto appeso per anni dove abitavo. Ma ho approfondito poco, anche perchè Bolkenstein rimaneva “antipatico” per il suo liberismo spinto. Dopo la sua morte (il 17 febbraio) sono tornato a riflettere. Anche perchè bisogna cercare di salvare l’Italia con vie di uscita che non ci riportino alla presunta normalità del più insensato proibizionismo.
Ed ecco qualche passaggio di quel testo-choc, datato 2010.
«Misure di austerity per tagliare la spesa pubblica sono un tema caldo del dibattito in tutta Europa. Nei Paesi bassi, dove sarà eletto un nuovo Parlamento il prossimo mese molte proposte per ridurre la spesa di 30 miliardi sono in agenda. Tutte queste proposte colpiscono dove fa male, ma una opzione potrebbe costruire un rimedio gradito: la regolamentazione delle droghe. Con “regolamentazione” noi intendiamo: di permettere la produzione e la vendita di droghe sotto condizioni strette volte a diminuire l’uso, nel mentre rendendole quanto più sicure possibile.
La regolamentazione tuttavia rimane un tabù colossale, anche nei Paesi Bassi. E a dispetto delle dichiarazioni del governo secondo le quali nessun argomento dovrebbe essere tabù nella sua revisione delle potenziali misure di austerity, una commissione governativa incaricata di studiare le possibili ricadute nella sfera della sicurezza ha a malapena osato affrontare l’argomento. Ha solo considerato di regolamentare ulteriormente le droghe meno dannose (marijuana e hascisc) che potrebbero – sotto certe ipotesi – far risparmiare 183 milioni di euro oggi impiegati nelle spese per il rispetto della legge ed altre iniziative del governo, generando 260 milioni in tasse. La commissione non detto nulla delle altre droghe».
«[…] E’ assolutamente certo che la proibizione sta causando danni di vaste proporzioni. Per lo meno metà di tutto il crimine commesso in questo Paese è causato dalle droghe, direttamente o indirettamente.
Dati recenti del dipartimento di Giustizia olandese mostrano come dal 27 al 33 per cento di tutti gli anni spesi in carcere sono il risultato delle violazioni che riguardano la legge che bandisce le droghe ricreative. Nel 2006, tre quarti delle oltre 300 inchieste sul crimine organizzato si concentravano sulla produzione o il commercio di droghe.
Queste statistiche sono limitate alle violazioni dirette delle leggi olandesi e si riferiscono ai venditori e trasportatori di droghe, trasgressori frequenti, alla coltivazione di marijuana nelle case e nelle baracche, ai muli delle droghe, ai laboratori di ecstasy import ed export. Ci sono crimini indiretti in aggiunta: corruzione, minacce, riciclaggio di denaro e la conseguente contaminazione delle industrie legittime come il mercato immobiliare, la violenza di ritorsione tra le gang, l’utilizzo del denaro delle droghe per finanziare il traffico illegale di armi. E non dimentichiamo di citare le conseguenze internazionali che includono lo sconvolgimento di interi Paesi.
Questi fatti, inauditi nei due sensi della parola, sono assenti nel dibattito sulle droghe, come lo sono, in maniera altrettanto sorprendente nel dibattito sulla sicurezza. Chiunque fosse preoccupato sulla sicurezza farebbe bene a considerare una alternativa all’attuale proibizione delle droghe. Abbastanza sorprendentemente però i più grandi partigiani della proibizione sono avidi combattenti del crimine. Non possono capire di essere un supporto chiave della mafia delle droghe?
Le cose potrebbero andare meglio? Certo e questo è un fatto provato. L’esperimento olandese di vendere la marijuana nei cosiddetti coffee shops é unica. La regolazione di questa droga non ha portato a un aumento dell’uso di marijuana o di altre droghe. L’uso e la dipendenza di tutti i tipi di droghe ricreative nei Paesi Bassi é simile o sotto la media europea, e molto sotto rispetto a Paesi repressivi come Francia, Inghilterra o Stati Uniti. I coffee shop hanno anche permesso che centinaia di migliaia di consumatori di cannabis siano privi di precedenti penali, o abbiano visto revocare la loro patente di guida, come è pratica comune da altre parti.
Questo dimostra come la proibizione non sia necessaria. Possiamo fare a meno di questa misura atipica introdotta per proteggere i cittadini contro loro stessi. La regolamentazione funziona.
Il crimine legato alle droghe può essere prevenuto: Tutti i problemi causati dalla regolamentazione sono irrilevanti rispetto ai vantaggi che questa incredibile rivoluzione potrebbe offrire. […]
Per togliere completamente i coffee shop dalla sfera criminale va regolata la produzione di marijuana. I comuni olandesi non aspettano che questo. Il Parlamento ha per due volte recepito una mozione che va su questa linea. Per quanto riguarda le altre droghe, progetti pilota di regolamentazione devono esser istituiti, in maniera prudente ma risoluta per la cocaina e l’XTC,le anfetamine e l’eroina in particolare. Proposte in tal senso sono state già elaborate.
I trattati internazionali sulle droghe costituiscono ostacolo? No. Legalmente si può argomentare che esse permettono la regolamentazione. Ma la soluzione più semplice consisterebbe nell’introduzione della regolamentazione semplicemente scegliendo di non perseguire i trasgressori che corrispondano a certe condizioni specifiche. Il nostro Paese si è sempre riservato quel diritto.
Che dire della opposizione proveniente dall’estero? Se i progetti pilota fossero limitati ai cittadini olandesi, la resistenza europea non sarebbe insormontabile. Una calibrata manovra diplomatica potrebbe addirittura indispettire gli interessi di altri Paesi. In fondo, il problema è lo stesso qui come altrove. Il presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato che lui farà una nuova politica sulle droghe basata sul pragmatismo piuttosto che su basi ideologiche. Il clima politico internazionale sembra stranamente favorevole.
Nel momento in cui il mercato domestico delle droghe sarà regolato, le bande criminali non saranno più in grado di guadagnare un centesimo. Le forze della legge avranno molto meno lavoro da fare. La società diventerà molto più sicura in maniera significativa e beneficerà di una grande riduzione dei costi. Secondo i dati raccolti da una agenzia governativa olandese di ricerca, il costo totale del crimine arrivava a 31.5 miliardi di dollari solo nel 2006. I crimini che sono un risultato della proibizione delle droghe costano alla società per lo meno metà di quella cifra, ovvero 15.75 miliardi di euro. Che significano 924 euro annui per ogni cittadino olandese. Il professor Henk Rigter,che insegna alla Università Erasmus di Rotterdam ha stimato che i costi per sostenere la proibizione delle droghe ricreative costa circa 1,6 miliardi di euro nel 2003. I costi indiretti della repressione devono esser ancora aggiunti a quella cifra. Dunque, se le leggi venissero “rilassate” le droghe potrebbero essere tassate. La regolamentazione delle droghe offre una opportunità formidabile per il taglio dei costi.
La salute pubblica sarebbe meglio servita. Mettendo fine al mercato illegale , i giovani in particolari verrebbero meglio protetti. La qualità delle droghe sarebe garantita, sarebbero provviste di volantini informativi e le campagne di coscienza pubblica sarebbero più credibili.
Le droghe non spariscono semplicemente perché sono illegali. Ci saranno sempre in circolazione. Una minoranza di consumatori avrà problemi. Ma le droghe sono molto meno pericolose di alcool e tabacco. Il nostro Paese è la casa di 13 volte più alcolisti che dipendenti da droghe; e l’alcool uccide 15 volte più delle droghe. Il tabacco costa 333 volte più vite. Dal momento che le droghe possono essere pericolose per la vita delle persone la regolamentazione rimarrà necessaria. Il crimine sulle droghe dall’altro canto è qualcosa di cui possiamo fare a meno».
I sostenitori di questa proposta includevano, quasi dieci anni fa, l’ex commissario europeo Bolkestein, l’ex ministro della Sanità Pubblica Els Borst-Eilers e Theo de Roos, professore di diritto penale alla Università di Tilburg.
A questa proposta si associa un po’ in ritardo anche il sottoscritto Enrico Fletzer. E i lettori e le lettrici della “Bottega” che ne dicono?
Possiamo unire una battaglia di libertà con un po’ di razionalità? In Svizzera ci stanno provando….
LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – rimandano a due brevi ma preziosi testi scritti negli anni ’70 da Giancarlo Arnao (medico e ricercatore italiano, morto nel 2000) che ebbero grande diffusione in Italia grazie ai pressi bassi di Stampa Alternativa. Anche «Proibito capire» (pubblicato nel 1990 da Edizioni Gruppo Abele) ebbe un’eco importante. Da allora nessun serio dibattito in Italia con quasi tutte le forze politiche a scivolare verso posizioni sempre (e solo) più repressive.
Si certo, costa una gran fatica cercare di ragionare e vivere in maniera logica in un mondo che logico non è, dove devi pagare perfino per pisciare, se non vuoi farlo in strada.