due film armeni

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A cent’anni dal genocidio degli armeni in Turchia: un percorso di informazione e riflessione, ottavo post (*)

 

Sayat Nova (Il colore del melograno) – Sergei Parajanov

Sayat Nova è un poeta armeno del settecento.
Sergei Parajanov (o Paradzanov) è un regista russo del novecento, che nel 1968 ha fatto un film su Sayat Nova, uno di quei film che non si possono raccontare.
e questa colpa, fare un film di poesia e bellezza, fuori dal realismo socialista, Sergei Parajanov l’ha pagata a caro prezzo.
è un film unico, guardatelo, aprite quella porta, come dice Martin Scorsese.

http://markx7.blogspot.it/2015/04/sayat-nova-il-colore-del-melograno.html

 

Ararat – Atom Egoyan

nel 2002 Atom Egoyan, canadese di origini armene, dirige “Ararat”, un film ad incastri su un film diretto da un regista di nome Edward Saroyan, interpretato da Charles Aznavour.

è un film che non convince del tutto, e che allo stesso tempo merita di essere visto.

c’è l’urgenza di raccontare una pagina non pacificata, di ricordare, di testimoniare.

e all’inizio del film il regista Saroyan taglia un melograno, sarà una citazione del film di Parajanov?

 

https://www.youtube.com/watch?v=PmNw_7NoWms

 

(*) Dal 17 aprile ogni giorno (alle 16) troverete un post sulla storia armena, sul genocidio del 1914, sulla diaspora, sui nodi storici che pesano sull’oggi. E’ il contributo della nostra piccola redazione per far sì che il ricordo non duri un giorno o una settimana… come spesso accade nelle commemorazioni ufficiali. Abbiamo disegnato, attraverso una dozzina di post, un affresco che pensiamo possa essere utile. Se qualcuna/o vuole aiutarci ad allargarlo, a proseguirlo… benissimo, si faccia sentire. (*db per la redazione*)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Daniele Barbieri

    SEGNALO: venerdì (ore 21) su Radiotre

    «L’Eclisse»: un “melologo” di Sonya Orfalian a Radiotre-RAI
    A cento anni dal Genocidio degli Armeni
    VENERDI’ 24 APRILE 2015
    Nel giorno della commemorazione internazionale del centenario del Genocidio degli Armeni, Radiotre manderà in onda, in prima assoluta e in diretta dalla Sala A di via Asiago a Roma, un melologo di Sonya Orfalian, scrittrice e figlia della diaspora armena, nell’interpretazione di Maria Paiato e dell’Anahit Ensemble. A seguire, riflessioni e testimonianze con la partecipazione di Sargis Ghazaryan, Gianni Bonvicini e Manuela Fraire. Conduce Annamaria Giordano.
    diretta in streaming:
    http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-34d375c0-fa49-4fcc-a098-cf951b49d99e.html
    «Ho scritto L’Eclisse avendo in mente e nel cuore la ricorrenza del centenario del genocidio del mio popolo. E’ un testo pensato per una voce sola – quella dell’attrice Maria Paiato – ma che al tempo stesso evoca e sovrappone una moltitudine di voci: sono le voci dimenticate, quelle di chi è dovuto soccombere, e le voci della testimonianza, i sussurri di chi è riuscito a sopravvivere all’orrore senza fine e ha cercato di opporsi al silenzio crudele della Storia.
    L’Eclisse ripercorre, assieme alla storia degli Armeni e del loro olocausto, le intermittenze espressive di una tradizione antica e i miti di creazione del cosmo culturale armeno, componendo in un affresco comune la storia e la mitologia, la memoria e il sogno, il linguaggio della fiaba e quello della realtà più cruda.
    Le musiche che attraversano il testo – eseguite dall’Anahit Ensemble – sono opera del compositore e musicologo armeno più venerato in patria e nella diaspora, Soghomon Soghomonian, più conosciuto come Komitas. E la storia stessa di Komitas si identifica con il genocidio degli Armeni: era il 24 aprile del 1915 quando il governo dei Giovani Turchi diede ordine di arrestare e in seguito eliminare tutti i circa duecentocinquanta intellettuali e notabili armeni di Istanbul, cancellando in tal modo i referenti civili e religiosi degli armeni della città e dando così il segnale d’avvio dello sterminio di massa. Komitas fu tra questi martiri». Sonya Orfalian

  • Daniele Barbieri

    Segnalo che la cineteca di Bologna racconterà, a cento anni dal suo culmine, il genocidio armeno dal 1915 alla fine degli anni Settanta con “Naapet” di Malyan, durante la settimana del festival “Il cinema ritrovato” (27 giugno – 4 luglio). Immagini rarissime, scovate negli archivi della capitale armena Erevan: si potranno vedere in un programma che raccoglierà film di fiction e documentari, fra cui i preziosissimi frammenti di “Armenia. Cradle of Humanity” (girati tra il 1919 e il 1922) e il primo film di un cinema che svilupperà poi la sua nobile tradizione, “Namus”, diretto nel 1925 da Hamo Beknazarian.

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