Due notizie (e mezzo) smarrite…

con “contorno” di marmellatine, sughi e persino un piccolo indovinello per voi

 

La prima notizia “perduta” era su alcuni quotidiani (perlopiù nelle pagine locali) nientemeno che il 28 febbraio 2014. Se volete sapere perché io ve ne parlo solo adesso… c’è un apposito PS a mezza strada.

Se digitate in rete «rifiuti pericolosi verso l’Africa mascherati da aiuti solidali» (o titoli simili) trovate questo testo di Stefano Totaro su «La gazzetta di Modena» in data 28 febbraio 2014.

 

Rifiuti pericolosi in Africa come “aiuti umanitari”

Quattro modenesi gestivano, da oltre tre anni, un affare da milioni di euro Gli scarti portati a Genova in container, poi imbarcati grazie a due Onlus

di Stefano Totaro

Rifiuti speciali e pericolosi inviati in Africa mascherati da aiuti umanitari. Sotto l’egida di onlus dai nomi strappacuore, associazioni create ad hoc che potevano fra l’altro godere di ogni sgravio fiscale e a zero spese, ecco che batterie, pneumatici, apparecchiature elettroniche, scarti industriali, componenti nocive per l’uomo e per l’ambiente, insomma il meglio del peggio veniva caricato su navi dei veleni per approdare sulle coste nigeriane e ghanesi. Un regalo benefico destinato ad ammorbare, inquinare, distruggere e alla fine riempire cave, miniere, terreni enormi trasformati in discariche. Perché questo regalo è il nocciolo del business italiano, e in questo caso del tutto modenese, che vi sta dietro, una attività che dura da almeno tre anni e che ha fruttato milioni di euro.

Per alimentare la grande pattumiera africana era stato creato un apposito lucrosissimo giro, ovvero una organizzazione che faceva raccolta “porta a porta”, una carovana di camion con container che si snodava lungo tutto il nord e il centro dell’Italia: gli addetti andavano dalla ditta che voleva disfarsi di rifiuti speciali e pericolosi senza pagare alcun onere per lo smaltimento, li caricavano e quando era il momento giusto ecco che i container arrivavano nel porto di Genova. Ogni carico, ogni trasporto, aveva un suo costo, elevato ma pur sempre inferiore rispetto a quello legale, a seconda del quantitativo e della peculiarità del rifiuto.

Per essere spediti poi ci voleva il “francobollo” giusto: ecco che l’organizzazione si era dotata anche di chi creava, forniva, stilava i giusti documenti per lo sdoganamento. La Finanza di Modena ha scoperto e smantellato l’organizzazione. Quattro persone in carcere, le menti dell’organizzazione modenese che consisteva di fatto in due ditte di autotrasporti con tredici camion, ora sequestrati, quarantuno persone denunciate per avere fatto parte a vario titolo dello staff del giro, due onlus, che hanno sede nel veronese, smascherate e presto “radiate”.

Le menti del giro, i titolari delle ditte di autotrasporti, sono modenesi, o per lo meno uno di questi è residente a Modena, ed è di origine siciliana, gli altri gravitano su Modena anche se due abitano a Verona e uno in provincia di Bologna. Abbiamo visto come i camion facessero la spola tra le ditte richiedenti, ma l’organizzazione poteva usufruire anche di quattro siti fissi dove stoccare per un breve o medio periodo i carichi o dove le ditte poteva gettare a piacimento. Erano a Baggiovara, a Formigine, a Finale e a San Giovanni in Persiceto. A volte i rifiuti arrivavano già stoccati nei container, altre, e accadeva spesso, venivano gettati nell’area. In sostanza, come nel caso di Baggiovara, un’area attigua ad una costruzione rurale un po’ isolata, che spesso si trasformava in discarica abusiva a cielo aperto.

Vediamo l’indagine. L’operazione che ha portato allo smantellamento del traffico illecito è stata denominata “Clean up” e vede protagonista la Finanza di Modena che ha individuato braccia e menti dell’organizzazione. Ovvero trasportatori, spedizionieri doganali, facchini, gruisti, e altre figure ancora che spedivano verso l’Africa tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, stipati all’interno di container.

Le indagini vennero avviate nel giugno 2012 e sono coordinate dalla Dda, Direzione distrettuale antimafia di Bologna, hanno permesso di individuare i quattro siti di stoccaggio all’interno dei quali venivano gettati materiali tecnologici obsoleti (monitor, pc, stampanti ecc…) oltre a migliaia di elettrodomestici, autovetture demolite e radiate dal Pra, batterie per autoveicoli esauste, estintori, pneumatici per auto. Oltre ai siti, inoltre, l’organizzazione effettuava un servizio “su misura” per il cliente, andando a posizionare i container vuoti nelle località indicate dai committenti, provvedendo poi al successivo ritiro. Tale attività è stata effettuata principalmente nel Modenese ma anche a Bologna, Reggio, Ferrara, Ravenna, Piacenza e Forli-Cesena) e regioni quali la Lombardia, Veneto, Piemonte e Lazio.

C’è tutto in questa piccola-grande storia: la falsa solidarietà con la “povera” Africa, i nostri rifiuti pericolosi, normative colabrodo e controlli assenti… Una realtà quotidiana e ben celata che solo ogni tanto emerge. A me sarebbe piaciuto sapere di più però non mi risulta siano stati raccontati i retroscena o altre notizie collegate. Per i giornalisti è comunque una notizia “locale”, una robetta da perderci 5 minuti. Se si arriverà al processo è probabile che lo sapranno solo i modenesi. Peccato vero? Sintomatico vero?

PS (a mezza strada, cioè prima di passare alla SECONDA NOTIZIA SMARRITA). Io ho recuperato la notizia in questo modo, altamente simbolico direi. Il mio amico Renato (di «Pollicino Gnus») mi manda un pacco: dentro alcune riviste più un gradito regalo di marmellatine, sughi, succhi e spezie che lui prepara per la gioia di amiche/amici. Uno dei barattolini era avvolto nella pagina modenese de «Il resto del Carlino» che riportava questa notizia. A leggere attentamente l’articolo del «Carlino» era più breve (e brutto) rispetto a quello de «La Gazzetta di Modena» che poi io ho “recuperato” ma insomma l’essenziale c’era. Insomma notizie che spariscono e saltano fuori perché le pagine di giornali servono ad avvolgere barattolini (o pesce marcio che puzza quasi come l’informazione manipolata). Spesso qui in blog parlo di «sparate e sparite»… Appunto.

La seconda notizia era su «il manifesto» del 1 novembre. Eccola così riassunta in un occhiello: «Nel 1980 la fascia a basso reddito era tassata del 10 per cento, la più alta del 75%. Oggi sono al 23% e al 41%». Interessante vero? Si sono raddoppiate le tasse ai poveri e quasi dimezzate ai ricchi. Se volete leggere l’articolo completo di Aldo Carra lo recuperate in rete digitando il titolo cioè «Sarebbe meglio parlare di cosa vogliamo». Ma al di là delle interessanti analisi e delle proposte «in quattro punti» di Aldo Carra a me quel sommario è parso impressionante. In circa 35 anni è evidente a chiunque voglia guardare che in Italia è in atto una selvaggia redistribuzione del reddito, anche a colpi di tasse e di leggi, per depredare le persone, i «beni comuni» e la natura; e in questi circa 35 anni nessuno dei governi italiani (in teoria di vari “colori”) è andato in un’altra direzione. Qualcuna/o mi obietterà: “beh db, lo sapevamo“. Certo, poche/i lo sanno mentre molte/i lo ignorano. Però anche fra quelle/i che “conoscono” questa notizia – di lunga durata – e tanti altri dati simili la consapevolezza (la memoria?) sparisce dai discorsi, dalle analisi, dalla “politica”. E mi pare gravissimo. Come molto gravi mi sembrano anche l’ignoranza, il silenzio e la smemoratezza che accompagnano la non-notizia con cui chiudo questo post.

La terza notizia smarrita è in realtà una “seconda notizia e mezzo” perché da tempo, almeno su codesto blog, circola; e io – da qualche settimana – la uso anche come PS (con il titolo «Vi fa incazzare?») ai miei messaggi. Ri-eccola, senza aggiunte.

care e cari, sapete quanti dei nostri soldi vanno 
in armi?
«Secondo i dati ufficiali relativi al 2013, pubblicati dalla Nato nel
 febbraio 2014, l’Italia spende per la «difesa» in media 
52 milioni di euro al giorno (avete letto bene!). Tale cifra però, 
precisa la Nato, non comprende diverse altre voci. In realtà, 
calcola il Sipri, la spesa militare italiana (all’undicesimo 
posto su scala mondiale) ammonta a circa 70 milioni di euro al
 giorno». (da un articolo su «il manifesto» - è qui se volete 
leggerlo tutto:
 litalia-e-in-guerra-e-aumenta-la-spesa-militare -
 del sempre informato Manlio Dinucci.
Vi fa incazzare? Vi sembra giusto far circolare questa
 informazione? 
E magari possiamo-vogliamo-dobbiamo discutere su come opporci?

Ci sono connessioni fra queste tre notizie “smarrite”? Molte, a mio avviso. Almeno una mi pare evidente. Vi chiedo di individuarla, come se fossimo nelle “parole crociate”: è una parola di 11 lettere, comincia per «c» e finisce per «o». Giuro che al primo solutore o alla prima solutrice che posterà in blog la risposta giusta invierò in regalo uno dei suddetti deliziosi barattolini.

 

Redazione
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