Due poesie di Francisca Aguirre

quarto appuntamento con “la cicala …Penelope” (*)

Lo spettacolo

Contempla lo spettacolo, Penelope,

senza lacrime, ma anche senza entusiasmo.

Guarda come si ammazzano con saggia applicazione,

ma non è per te, perché non sei tu

l’odio che li annienta.

Quando ti guardano non vedono che il rifugio,

il riparo irraggiungibile

dove nascondere la stanchezza e la paura.

Nessuno sa bene chi sei,

a loro interessa soltanto la leggenda

e se all’improvviso scoprissero in te

il proprio viso

sputerebbero su di te il loro disprezzo

come si sputa su di un falso idolo.

Guardali: moriranno per qualcosa che non esiste,

lasciati corrompere dall’indulgenza:

non negargli la loro industriosa menzogna.

Sii ancora una volta te stessa.

Essi moriranno mentre tu contempli

l’impassibile sorriso degli dei.

[da «Itaca», 1972]

traduzione di Brigidina Gentile

 

El espectáculo

Contempla el espectáculo, Penélope,

sin lágrimas, pero también sin entusiasmo.

Mira cómo se matan con sabia aplicación,

mas no es por ti, pues no eres tú

el odio que los aniquila.

Cuando te miran no ven sino el refugio,

la alcanzable guarida

donde esconder el cansancio y el miedo.

Ninguno sabe bien quién eres,

sólo les interesa tu leyenda

y si de pronto sorprendieran en ti

su propio rostro

te escupirían su desprecio

come se escupe a un ídolo falso.

Míralos: van a morir por algo que no existe,

déjate sobornar por la indulgencia:

no le niegues su industriosa mentira.

Sé una vez más tu antiguo límite.

Ellos van a morir mientras contemplas

la impasible sonrisa de los dioses.

Monologo

Penelope: ti ricordi

di quello sforzo sempre smentito?

Ti ricordi di quel lavoro

puntuale e minuzioso

e sempre così inutile?

Ti ricordi della tela sottile e misteriosa?

che nemmeno tu potevi nominare

perché capricciosamente

oggi era tangibile e accessibile

e domani inaudita?

Ricordi quella storia di sgomento,

la tua pazienza di delinquente,

Penelope, ricordi?

Era un tessuto tanto impossibile come il tempo:

lo facesti per coprire quelle tue ferite

e per rispondere alla miserabile eco

che colpiva non sai più bene

se su di te o dentro te stessa.

Fu un manto di parole

inutili e belle come lo sono

le belle consolazioni di cui ora

sei prodigo, Ulisse.

[da «Itaca», 1972]

traduzione di Brigidina Gentile

Monólogo

Penélope: ¿te acuerdas

De aquel esfuerzo siempre desmentido?

¿Te acuerdas de aquel trabajo

puntual y minucioso

y siempre tan inútil?

¿Te acuerdas de la tela sutil y misteriosa

que ni siquiera tu podías nombrar

porque indecisamente

hoy era táctil y asequible

y mañana inaudita?

¿Recuerdas esa historia de espanto,

tu paciencia delincuente

Penélope, recuerdas?

Era un tejido tan imposible como el tiempo:

Lo hiciste para cubrir aquellas tus heridas

Y para responder al miserable eco

Que golpeaba ya no sabes bien

Si sobre ti o dentro de ti misma

Fue un manto de palabras

Inútiles y hermosas como son

Los hermosos consuelos que ahora

Me prodigas, Ulysses.

(*) Qui, il sabato, regna “cicala” ma…. da poco è iniziata una nuova avventura mensile: la collaborazione con un carissimo amico, gotansefini, che per quest’anno ha scelto il tema Penelope. Per usare le sue parole «[Penelope] introduce un tema più generale sulla donna, il suo riscatto, la sua forza, il suo valore, su cui tanto ho fatto ricerca negli ultimi anni, trovando poesie davvero meravigliose, quasi tutte scritte da donne». Dunque appuntamento con la coppia cicala-gotansefini fra un mese circa e con la “cicala del sabato” fra 7 giorni. Sempre in poesia. [db]

 

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