E’ arrivato il momento: libertà per Ocalan e…

pace in Kurdistan

di Gianni Sartori

Alla conferenza stampa del 5 settembre (nell’ambito della Campagna Mondiale per la libertà di Öcalan: «E’ arrivato il momento!») presso il Club della Stampa di Bruxelles, è intervenuto anche Arnaldo Otegi, noto esponente abertzale (sinistra indipendentista basca).

Otegi, rinchiuso per anni nelle carceri spagnole, ha definito Öcalan «un esempio non solamente per il popolo curdo, ma un compagno e amico fonte di ispirazione per tutti coloro che operano per migliorare il mondo».

Il coordinatore della coalizione indipendentista basca Euskal Herria Bildu ha dichiarato: «Oggi mi trovo qui per esprimere il mio sostegno e quello delle donne e degli uomini del movimento indipendentista basco al compagno Abdullah Öcalan. Intendo approfittare di questa occasione per ribadire il nostro impegno a lavorare per la sua liberazione. Oggi siamo qui a Bruxelles per denunciare la repressione subita dal popolo curdo e la situazione del compagno Abdullah Öcalan. Io stesso ho trascorso più di 14 anni della mia vita in prigione per aver guidato la componente di sinistra e indipendentista del mio Paese. E in base alla mia esperienza voglio esprimere pubblicamente la mia solidarietà e il mio sostegno a Abdullah Öcalan. Sappiamo bene che l’isolamento a cui lo sottopongono non rappresenta soltanto una punizione per lui, ma è anche un modo per punire il popolo curdo, per tentare di azzittirlo. Rappresenta anche con tutta evidenza una dimostrazione del livello repressivo esercitato dallo Stato turco contro il popolo curdo per nascondere e schiacciare un conflitto che è essenzialmente politico e che esige una soluzione politica e democratica. In questo contesto vogliamo rinnovare il nostro appello a favore dei negoziati, dell’accordo e ci appelliamo ancora una volta alla comunità internazionale affinché si impegni nel promuovere una soluzione della questione curda».

Nella medesima conferenza stampa anche Having Gunesersi si è pronunciato con determinazione a favore della immediata scarcerazione del leader curdo ricordando che ormai «da oltre sette anni Abdullah Ocalan non ha avuto alcun contatto con i suoi avvocati».

Ha poi sottolineato come si siano raccolte oltre dieci milioni di firme per la sua libertà, probabilmente «la più vasta campagna mai realizzata per un prigioniero politico».

Come è noto, alla campagna internazionale per la liberazione di Öcalan hanno aderito numerosi esponenti della cultura e della politica.

Fra loro Noam Chomsky, José Ramos-Horta, Gerry Adams, Desmond Tutu, Leyla Zana e Angela Davis. Osservo – di passaggio – che la lista in parte coincide con quella di qualche anno fa a favore della scarcerazione di Arnaldo Otegi, la Campagna «Free Otegi».

«E appunto – aveva continuato Otegi – anche a nome di tutti loro e di tutte loro intendo rinnovare ogni sforzo per far pressione sullo Stato turco affinché rispetti i diritti individuali e collettivi del popolo curdo. La liberazione di Abdullah Öcalan – un leader che può fare affidamento sulla piena solidarietà del suo popolo (nel 2005-2006, 3.5 milioni di curdi hanno firmato una petizione su di lui come loro rappresentante politico -NDA) – rappresenta un momento essenziale: contribuirà alla distensione in Kurdistan, ponendo le basi per indirizzare il conflitto in un percorso di soluzione reale. Inoltre contribuirebbe in modo significativo alla stabilità del contesto regionale. Non solo della Turchia, ma anche di Siria, Iraq e Ira«.»

Possiamo sottoscrivere quanto detto da Otegi ricordando come Öcalan sia legittimamente diventato un simbolo di speranza per la pace e la democrazia in questa tormentata regione. Il “Mandela curdo” ha il merito non indifferente di aver saputo trasformare la società curda – in parte almeno – indirizzandola al superamento di una visione statalista e in direzione di quella del Confederalismo democratico, individuando i princìpi teorici e pratici che stanno alla base della rivoluzione in Rojava, della liberazione dei curdi yazidi a Shengal e al progetto politici dell’HDP.

In particolare, fra il 2012 e il 2015 (per ben due anni e mezzo) si sono svolti negoziati fra Ocalan e il governo turco dell’AKP. Öcalan aveva proposto un piano graduale per far tacere le armi sotto supervisione internazionale. Al fine di promuovere una «soluzione politica permanente della questione curda». I colloqui sono cessati nell’aprile 2015 per decisione unilaterale del governo turco.

LA FOTO è ripresa da www.uikionlus.com

 

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