E’ tutto finito? Riflessioni su…
… su San Feliciano Trasimeno e molto oltre
21esimo appuntamento con l’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
E’ tutto finito. O forse no: è relativo ma anche oggettivo. Parlerò oggi di una comunità che non c’è ma che c’era (e c’è ancora rispetto ad altre vicine).
La riflessione parte perchè, a una festa di compleanno nel giorno di tutti i santi, ho incontrato Sante Notarnicola, cioè uno dei «santi» invisibili del nostro tempo. Mi ha detto parole sapienti: «Non c’è più politica, le persone non leggono e non discutono più di cose importanti e non litigano più per le cose importanti».
Nel 2004 avevo incontrato la mia professoressa della tesi di laurea all’Università Cattolica a Milano, e mi disse queste parole: «All’Università Cattolica oggi non ci sono più scontri, prima le fazioni degli studenti si confrontavano, anche duramente, ma c’era un confronto. Oggi c’è un silenzio inquietante, e un dominio di aree di destra e della Lega».
Dire «tutto è finito» – per quanto riguarda una comunità – mi porta verso altri due ricordi.
Nel 2000 Cinzia, in Toscana dove abitavo, parlando di realtà e gruppi cattolici “ribelli” (cattocomunisti di ieri e di oggi) mi disse: «Oggi è finito tutto, Pax Christi è una bella realtà, ma rispetto agli anni ’80 – quando c’erano le comunità cristiane di base, i teologi della liberazione, i preti operai, i cattolici per il socialismo, con credenti impegnati contro gli eserciti – tutto è finito». Cinzia era cattolica, nata negli anni ’60 da genitori comunisti e atei.
Non si tratta di essere nostalgici ma di riconoscere una memoria storica.
L’altro ricordo si riferisce al mio paese in Sicilia. Nel 1999 uscì il libro «Morte di un militante siciliano», ispirato alla vita e alla morte di Tonino Micciché, mio compaesano ammazzato nel 1975 a Torino, che era un dirigente di Lotta Continua. In quello stesso periodo ebbi una visione rivelatrice. Vidi un compaesano nato alla fine degli anni ’70: era su un macchinone, e girava a vuoto per le strade del paese, come tanti suoi coetanei. Quasi sicuramente nulla sapeva di Tonino Micciché, che alla sua età, lavorando alla Fiat di Torino era stato ammazzato perché lottava per garantire una casa agli operai meridionali di Torino. Neanche io allora sapevo niente di tutto ciò.
Pochi giorni fa ho sentito uno scambio fra un trentenne e un sessantenne del paese dove adesso abito, San Feliciano. Il “ragazzo” (di 30 anni) cercava di reagire e controbattere alle tesi del sessantenne, ma anche di un cinquantenne compaesano, secondo i quali «è tutto finito», parlando di un mondo e di una vitalità popolare fino a pochi anni fa visibile e vivibile a San Feliciano.
Il trentenne (Tiziano) mi chiedeva se secondo me – che ho abitato in molti paesi e città- «ti sembra che il nostro paese abbia una comunità forte, qualcosa di più rispetto ad altri paesi vicini».
Mi è venuto da dire: è vero, San Feliciano, rispetto ad altri paesi vicini (più grandi e più piccoli) presenta un certo equilibrio: meno turisticizzato di Passignano e di Castiglion del lago, ha una vitalità popolare ancora forte anche se con meno offerta turistica e culturale se si pensa ai concerti di qualità (a Passignano, per esempio, tutto l’anno). Però Passignano è più dispersiva e non c’è “l’intimità popolare” che trovi a San Feliciano.
Parlando più a fondo, mi viene anche da dire a Tiziano: fino a qualche anno fa mi sembrava di vedere in chi aveva quasi trent’anni una certa curiosità e apertura mentale, verso le possibilità di immaginare e la creatività. Mi sembra che nel giro di qualche anno i trentanni/quarantenni è come se si fossero adagiati.
Uno può dire: “il lavoro, le esigenze stringenti ecc”. Però non è solo questo il punto: credo ci sia stato un imprigrimento, la tendenza a evitare di “reinventare” e di rielaborare certi stimoli che prima c’erano… e ci sarebbero anche adesso, basta volerli valorizzare. Mi riferisco soprattutto ai nati negli anni ’80, che avrebbero molti più strumenti tecnologici per costruire “ponti” con altri luoghi e realtà, reinventandosi un mestiere per esempio. Eppure tutto langue, o quasi tutto. Ci si adagia su schemi piccolo borghesi che mortificano la creatività, l’autonomia. Non si vede una discontinuità importante con i riferimenti culturali e ideologici degli adulti, dei padri. Ci sono colpe storiche e generazionali, anche delle generazioni precedenti, ma anche e soprattutto responsabilità individuali.
Poco tempo fa parlavo con Mario, un avvocato di Perugia, che mi diceva: «Alla fine degli anni ’80 è tutto finito», riferendosi a fabbriche e industrie di Perugia ma anche alla vitalità popolare ed economica. Ma questo è un discorso forse generico.
In quel momento mi è venuta l’immagine di due miei compaesani e coetanei un po’ sbruffoni che, in modo teatrale, arrivando alla fermata dell’autobus che ci portava a scuola a Caltanissetta, gridavano: «Il mondo è finito, maniata di bastardi».
Non ho mai saputo se era una frase ripresa da un film o da chissà dove; era il 1989 o il 1990. Forse scherzando e senza saperlo stavano dicendo una verità…che dopo trent’anni ho ritrovato nelle parole di Mario.
Le evoluzioni degli ultimi anni sono molto più “veloci” rispetto a pochi decenni orsono.
Mi viene in mente una canzone di Davide Vietto, cantautore torinese, che parla di come si è svuotato ulteriormente il mondo dopo il 2001: svuotamento di creatività, curiosità, partecipazione popolare. E’ qui:
https://www.youtube.com/watch?v=FpmKvF-6eVw
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]
NOTA PER SUPER PIGNOLI. Chi ha occhio e memoria noterà che l’immagine di codesto lunedì è la stesssa di 7 giorni fa. Ma oggi ha senso perchè si riferisce al testo mentre la settimana scorsa… fu un errore del redattore di turno, tal db, che infatti venne “aspramente rimproverato” ed evitò di essere gettato nell’acqua bollente (il minimo, vi pare?) solo grazie a una tempestiva amnistia… da lui stesso promulgata.