Ecuador: quale futuro dopo la scarcerazione di Glas?

La liberazione dell’ex vicepresidente avviene in una fase complessa per il governo neoliberista di Guillermo Lasso, in lite permanente con l’Assemblea Nazionale e costretto a far fronte alle dimissioni dei suoi ministri.

di David Lifodi

La recente scarcerazione di Jorge Glas, ex vicepresidente dell’Ecuador detenuto da oltre 4 anni, potrebbe aprire nuovi scenari nella politica del paese andino. Come ha scritto Davide Matrone su pagineesteri.it, la sua liberazione “sconquassa la politica ecuadoregna in un momento di congiuntura già abbastanza delicata. Dopo 10 mesi di governo, Lasso non ha ancora fatto decollare il suo progetto politico e incontra difficoltà con un Parlamento ostile che gli complica la vita con l’ostruzionismo. Sorgono quindi alcune domande. Perché questa scarcerazione? Perché in questo momento? C’è forse un patto tra il Correismo e il governo Lasso? Il Governo ha bisogno di nuove alleanze per poter terminare la legislatura? Questi interrogativi troveranno risposta con il tempo”.

La situazione in cui si trova il governo neoliberista del presidente Lasso è molto complessa e le sue ultime manovre potrebbero essere foriere di nuove mobilitazioni da parte dei movimenti sociali. Risalgono a solo pochi giorni fa, infatti, le accuse di Lasso all’Assemblea Nazionale, oppostasi alla Ley Orgánica para Atracción de Inversiones, Fortalecimiento del Mercado de Valores y Transformación Digital, ritenuta dalle sinistre una legge volta solo ad accrescere le privatizzazioni. In più, Lasso si trova ancora nel mezzo delle critiche per il suo coinvolgimento nel caso dei Pandora Papers, che hanno visto il presidente dell’Ecuador coinvolto soprattutto nelle attività di riciclaggio di denaro sporco.

Il potere esecutivo e quello legislativo sono arrivati talmente ai ferri corti che Lasso, durante il suo programma radiofonico, è giunto a dichiarare: Debo gobernar de aquí en adelante sin considerar que existe la Asamblea Nacional, porque es evidente que lo que ellos quieren es bloquear al Gobierno nacional”. Le dimissioni della ministra Alexandra Vela e quelle di Carlos Jijón, portavoce del presidente dall’ottobre 2021, rappresentano un ulteriore segnale che il governo Lasso sta andando in pezzi.

In questo contesto, dopo che già lo scorso settembre altri due ministri avevano rassegnato le dimissioni, Lasso sembrerebbe intenzionato a ricorrere al meccanismo della cosiddetta “muerte cruzada”, un sistema contemplato dalla Costituzione in caso di grave crisi politica che permette al presidente della Repubblica di sciogliere l’Assemblea Nazionale (articolo 148) o consente al Parlamento di destituire lo stesso mandatario (articolo 130).

In una situazione così incerta, sono molti gli analisti politici che hanno interpretato la liberazione di Glas come un segnale rivolto al correismo, una sorta di esortazione ad un patto di non belligeranza, peraltro smentita dallo stesso presidente dell’Ecuador: Qué pacto hemos tenido si lo único que hacen es bloquear al Gobierno en la Asamblea Nacional, por lo tanto no ha habido ningún pacto”, ha precisato Lasso. Resta il fatto che l’Habeas Corpus grazie al quale Glas è uscito dal carcere di Cotopaxi ha suscitato le opinioni più diverse. Ufficialmente Lasso ha definito la scarcerazione di Glas, dovuta anche alle sue condizioni di salute, come “irregolare”, ma resta il fatto che dei tre rappresentanti legali che potevano obiettare in merito alla sua liberazione hanno scelto invece di tacere.

La scarcerazione di Glas dal penitenziario di Latacunga, scrive ancora Matrone, “determina una rottura con le dinamiche politiche che sta vivendo l’Ecuador a livello nazionale anche coi partiti dell’opposizione e del governo. Ora vedremo come si costruiranno le narrative da entrambe le parti politiche. La destra costruirà un discorso per continuare a demonizzare Glas, come ha già fatto in passato e dall’altro la sinistra dovrà costruire la sua per difenderlo”.

Jorge Glas era stato incarcerato con l’accusa di aver fatto parte di un’ associazione illegale per i contratti della società Odebrecht in Ecuador. L’ex vicepresidente dell’Ecuador ha sempre definito le accuse nei suoi confronti come una montatura. In un’intervista pubblicata da Pressenza poco dopo il suo arresto, aveva ricordato che era stato propio lui, nel 2008, a cacciare Odebrecht dal paese dopo le ripetute violazioni in una centrale idroelettrica.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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