«Edge of Tomorrow – Senza domani»
Un film di Doug Liman. Con Tom Cruise, Emily Blunt, Bill Paxton, Brendan Gleeson, Jonas Armstrong. Titolo originale «Edge of Tomorrow», 113 min. – USA 2014
di Gian Filippo Pizzo
Questo film è tratto da un libro mai pubblicato in italiano, il che ci esime dal dare un giudizio sullo stesso. Per la verità si tratta di un rainobe o, in inglese, light novel, che è un romanzo molto illustrato, una specie di via di mezzo fra un testo scritto e un manga, destinato prevalentemente a un pubblico giovanile. Il romanzo fu anche adattato in un vero e proprio manga, con il testo rielaborato da Ryosuke Takeuchi e i disegni di Takeshi Obata (che sostituì l’illustratore originale Yoshitoshi Abe) e questa versione è arrivata anche in Italia per Panini Comics (2 v., 2014) ma il film è tratto dal testo originale. Rispetto al quale, per quanto ne sappiamo, c’è la differenza dell’ambientazione, che la pellicola sposta in Europa, fra Londra, la Normandia e Parigi. Sullo sfondo della storia del protagonista Bill Cage c’è una guerra che vede coinvolta l’intera razza umana nella difesa da alieni invasori che vogliono conquistare il nostro pianeta. Gli alieni, chiamati mimic, sono esseri pluritentacolati (come nella fantascienza cinematografica anni Cinquanta), hanno il volto e le fauci simili a quelle di «Alien» (proprio quello del film di Ridley Scott), emergono dalla terra (come i marziani de «La guerra dei mondi» di Spielberg) e sono comandati telepaticamente da un unico capo (come in tanti altri film dei Cinquanta, a partire da «Gli invasori spaziali»). Bisognerà distruggere questo capo (che, si scoprirà alla fine, è rifugiato vicino al Louvre) per sconfiggere quei pericolosissimi e micidiali esseri. Ma aldilà delle rutilanti scene belliche e dell’azione, il succo della vicenda è un altro: Cage, ogni volta che muore nello sbarco in Normandia (altra citazione filmica) ritorna nel passato al quartier generale di Londra con la consapevolezza di aver già vissuto quei momenti. Perciò è in grado di modificare le proprie azioni e a ogni nuova – per lui – missione riesce a vivere sempre di più, ad andare più avanti nel tempo, fino a quando riuscirà a distruggere l’Omega, cioè il capo, dei mimic. A questo si aggiunge una storia sentimentale, perché Cage si innamora di una soldatessa che è al corrente del suo potere e lo accompagna nei suoi tentativi, fino a quando lui non scopre che lei è destinata a morire in tutti i possibili futuri e rinuncia a coinvolgerla.
Ben fatto, con una sceneggiatura solida e priva di sbavature, scene d’azione riuscite (per quanto molto citazioniste) e divertenti quelle in cui il protagonista rivive le esperienze passate, ma soffre del solito difetto molto contemporaneo di un eccesso di effetti speciali e di sequenze fracassone e abbondantemente già viste, molto apparentate con quelle dei videogiochi. Peccato, perché l’dea di base molto dickiana era interessante e il concetto sempre presente nei film giapponesi di ineluttabilità del fato era ben sviluppato. In altre parole gli nuoce il fatto di essere un film bellico: in un altro contesto si sarebbero potuta avere una evoluzione di altro spessore, così resta solo una visione piacevole ma occasionale.