El Salvador 1987: assassinato Herbert Anaya Sanabria

Muore un difensore dei diritti umani, non le sue idee

di Maria Teresa Messidoro (*)

Dicembre 1986. El Salvador è in piena guerra civile. Faccio parte di una delegazione di insegnanti europei. Per garantire . dopo anni di clandestinità – il primo congresso pubblico del sindacato degli insegnanti “Andes 21 de Junio”.

In quei pochi, frenetici giorni, incontriamo molte associazioni. Anche la Comisión de Derechos Humanos de El Salvador, CDHES. Presidente era Herbert Anaya Sanabria. Allora incarcerato.

Di quel momento informativo, ricordo il luogo, quattro stanze semplici e spoglie, a piano terra, nel centro di San Salvador. Costantemente presidiati dall’esercito, tutti i membri della CDHES subivano minacce, arresti e torture, come era capitato a Herbert Anaya, sequestrato e sottoposto a interrogatori e torture per ben nove mesi.

Mi colpì la capacità delle donne presenti, inconfondibili con il pañuelo in testa, di preparare continuamente quattro tortillas e una tazza di caffè lungo (molto lungo per noi, tanto che lo chiamavamo agua negra) per chiunque venisse ad incontrarle, per ascoltare e condividere denunce e campagne di solidarietà. Donne semplici e determinate, pronte a continuare il lavoro del proprio presidente in prigione. Herbert fu liberato il 2 febbraio 1987.

Ma pochi mesi dopo, il 26 ottobre del 1987, la Policia de Hacienda, probabilmente su ordine dell’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, lo intercettò poco distante dal centro della città di San Salvador, e davanti ai suoi familiari, lo assassinò.

La notizia fece il giro del mondo: la guerra civile in El Salvador era presente sui giornali e nelle informazioni dell’epoca. Come più volte ha dichiarato la moglie di Herbert, Mirna Perla, l’ondata generale di indignazione costrinse il regime a condurre un’inchiesta e trovare il capro espiatorio, mentre si accusava la stessa Mirna di aver in qualche modo organizzato e pagato per compiere il crimine. Per questo, Mirna fu costretta ad abbandonare il paese, proprio il 26 novembre del 1987, quando il direttore della Policia de Hacienda, Rinaldo Golcher, colui che prima aveva sequestrato e torturato Herbert, poi ordinato il suo assassinio, fu nominato Viceministro de Seguridad.

Soltanto nel 2013, durante il primo governo del FMLN, sotto la presidenza di Mauricio Funes, dopo dieci anni dalla fine della guerra civile, conclusasi con gli Accordi di pace del 1992, la Asamblea Legislativa di El Salvador proclamò il 26 ottobre “Dia Nacional del Defensor y Defensora de Derechos Humanos”, in onore di Herbert. (1)

E soltanto nel 2017, dopo che la famigerata Ley de Amnistia (2) fu dichiarata incostituzionale, la famiglia di Sanabria presentò una domanda formale alla Fiscalia General de la Republica, FGR, perché riaprisse il caso, e si trovassero esecutori e soprattutto mandanti.

La CDHES non ha mai smesso il proprio incessante lavoro.

Durante il VI Congreso Internacional de Derechos Humanos, svoltosi nel 2009, in una toccante lettera aperta, indirizzata a chi “torturò il corpo di Herbert Anaya e a chi lo ammazzò con uno sparo, uccidendo il suo corpo ma non le sue idee”, la figlia di Herbert, Rosa Anaya scriveva: “Vi siete resi conto che la Memoria Storica non si cancella con un decreto? Meno ancora in una società come la nostra, con generazioni di figli e figlie di tante guerre, con i nomi dei nostri morti, ma non dei responsabili…”

E ancora: “Siamo coloro che hanno imparato a piangere le ingiustizie per non dimenticarle, e con amore stiamo registrando nella storia i loro nomi per l’eternità; voi invece siete coloro che per mancanza di giustizia non hanno mai smesso di piangere i propri fantasmi, ed i vostri nomi sono condannati al perdono, quel perdono che sgorga dai cuori dei “nessuno” che siamo per voi, ma che esistiamo veramente nella nostra lotta”.

Perché “voi non avete mai capito che noi non apparteniamo a noi stessi, perché doniamo totalmente il nostro corpo e la nostra anima a chi amiamo, e ciò ci regala il vantaggio di essere tutti, caricando sulle nostre spalle, con spirito solidario, le pene ed il dolore, le allegrie e i trionfi” (3)

Rosa Anaya, conferenza stampa 26 ottobre 2018

Quest’anno, nella Giornata dedicata ai difensori dei diritti umani, si svolgerà a San Salvador un forum sul tema della impunità in El Salvador, organizzato dalla CDHES in collaborazione con il Grupo de trabajo contra la impunidad, per far approvare la Legge di riparazione integrale per le vittime di gravi violazioni dei Diritti Umani durante il conflitto armato, la Legge di protezione per i difensori degli stessi Diritti  ed una vera Ley de Reconciliación, che non sia una nuova occasione per proporre una amnistia generalizzata.

In particolare, si vuole mantenere viva l’attenzione della popolazione salvadoregna e della comunità internazionale sul massacro di El Mozote (4), sulla necessità di aprire finalmente gli archivi segreti della Fuerza Armada, per poter giudicare e condannare i colpevoli.

Lo stesso Herbert Anaya, nel 1984, era riuscito a documentare quel massacro di innocenti, intervistando alcuni dei sopravvissuti.

La ley especial reparación integral y acceso a la justicia (5) è, secondo Mirna Perla, “una priorità per le vittime, dato che molti di loro, spesso i più attivi, stanno poco a poco morendo senza vedere alla luce questa legge, che permetterebbe il recupero della loro dignità, cancellata da quegli abominevoli crimini contro intere popolazioni inermi”.

Solo in questo modo il lavoro di Herbert Anaya Sanabria non sarà stato vano. (6)

 

 

 

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, www.lisanga.org

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Teresa Messidoro

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