El Salvador: dietro alla cattura di “terroristi”…

… un inquietante ritorno al passato.

di Maria Teresa Messidoro (*)

Di notte, all’improvviso luci azzurre che tagliano l’oscurità,

un’intera comunità improvvisamente sveglia,

pronta a chiedersi il perché

di tanti uomini armati.

Perquisizioni, arresti, domande, ricordi,

la voglia di capire e di reagire.

Un video immediatamente virale, rimbalza nel Paese, poi in Europa.

Sei ex guerriglieri del FMLN (Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional, ora partito) sono stati catturati nelle prime ore dell’alba lo scorso 11 gennaio, nella regione di Cabañas, in El Salvador, con l’accusa di aver partecipato al sequestro, tortura e assassinio di María Inés Alvarenga Leiva nel 1989.

Tra gli arrestati, l’ex guerrigliero e attuale direttore e fondatore della Asociación de Desarrollo Económico Social Santa Marta (ADES), Teodoro Antonio Pacheco, e l’avvocato della stessa istituzione, Saúl Agustín Rivas Ortega.

Catturati anche Miguel Ángel Gámez, Alejandro Laínez García y Pedro Antonio Rivas, che risultano attualmente essere agricoltori nella stessa Comunità Santa Marta. Secondo la versione ufficiale dei giudici competenti, è stato inoltre incarcerato Fidel Dolores Recinos Alas, assessore del Ministerio de Seguridad nel primo governo del FMLN in El Salvador (2014-2019).

L’accusa sostiene che Alvarenga fu prelevata dalla sua casa da un commando guerrigliero, perché sospetta di collaborare con le Forze Armate, quindi torturata e assassinata. Il suo cadavere non è mai stato trovato.

Gli arrestati sono sempre stati in prima fila nella lotta contro l’estrattivismo minerario, una lotta che aveva ottenuto nel 2017 che l’Asamblea Legislativa del paese approvasse una legge con cui si proibiva la miniera metallica in El Salvador.

Per questo, il giorno dopo la cattura, una dozzina di organizzazioni della società civile salvadoregna hanno partecipato ad una conferenza stampa per esprimere la propria preoccupazione, in quanto, secondo la loro analisi, le autorità di polizia e giuridiche non stanno cercando giustizia per Alvarenga, bensì vogliono indebolire proprio la lotta contro l’estrattivismo, in questo momento impegnata nella difesa di quella importante legge, conquistata a fatica. (1)

Luis González, membro della Unidad Ecológica Salvadoreña (UNES), ha dichiarato: “le persone che si adoperano nella difesa dei beni comuni e gli ecosistemi, sono criminalizzati da questo governo di Bukele,, che propone una logica estrattivisita nello stato. Stiamo assistendo a retrocessi pericolosi nella legislazione di protezione ambientale.”

Le stesse organizzazioni ambientaliste denunciano il pericolo di una possibile riattivazione delle operazione estrattive in El Salvador, in quanto si vocifera che il governo di Bukele stia creando le condizioni favorevoli per un ritorno dell’industria mineraria, come la creazione di una nuova Dirección General de Energía, Hidrocarburos y Minas, la discussione di un Tratado de Libre Comercio con la Cina sul tema della miniera e l’inserimento di El Salvador nel Foro Intergubernamental sobre Minería, Minerales, Metales y Desarrollo Sostenible (IGF).

Contemporaneamente, la Comunità di Santa Marta, a cui appartengono gli arrestati, ha emesso un comunicato diffuso sui propri social, mentre è stata presentata una denuncia alla Procuraduría para la Defensa de Derechos Humanos, chiedendo in prima istanza la liberazione delle 5 persone arrestate, in secondo luogo la protezione delle stesse persone detenute, che devono avere un processo trasparente e corretto, come prevede la legge.

Occorre ricordare che la Comunità di Santa Marta è una comunità organizzata e unita, con un forte senso di appartenenza e difesa del territorio. Per questo, era stata fortemente colpita dalla guerra civile degli anni 80, subendo numerosi massacri da parte dell’esercito. La comunità chiede giustizia da più di 40 anni per i crimini subiti di lesa umanità, senza mai aver ricevuto una risposta ufficiale da parte dello Stato salvadoregno.

Significativo è il comunicato ufficiale del Colectivo de Derechos Humanos “Herbert Anaya Sanabria”, in cui si ricorda che proprio quando viene celebrato il 31° anniversario degli Accordi di Pace, si compiono questi arresti eclatanti, come un messaggio rivolto alle comunità storiche, agli ex combattenti del FMLN, ai difensori dell’ambiente e dei diritti umani. (2)

Si ricorda anche che questo episodio di presunto assassinio non rientra in quelli riportati dalla Comisión de la Verdad (Marzo 1992), nella cui relazione finale si imputavano alle Forze Armate e ai corpi paramilitari il 95% delle violazioni, mentre l’FMLN era stato dichiarato responsabile del restante 5%.

Secondo il Colectivo è quasi una aberrazione la velocità di questo procedimento giudiziale, se paragonato con la lentezza nell’affrontare a livello ufficiale ad esempio il Massacro di Santa Cruz (3), compiuto proprio nel territorio di Santa Marta nel novembre del 1981 agli ordini del colonnello Sigfrido Ochoa Pérez, morto nel 2023 senza essere mai stato giudicato e condannato. (era stato in realtà condannato nel 2022 a 8 anni di prigione ma per peculato, mentre era ambasciatore di El Salvador in Honduras dal 2004 al 2009).

Il Colectivo denuncia quindi pubblicamente l’utilizzo del sistema giudiziario in maniera parziale da parte del “Regime” Bukele: l’accusa di “associazione illecita” è stata utilizzata in 10 mesi di Régimen de Excepción per violare i diritti di migliaia di persone impoverite e ai margini della società, senza nessun vincolo con le pandillas.

Ora l’applicazione di questa figura giuridica a situazioni del conflitto armato degli anni 80 suona come una riedizione del termine “delinquente terrorista”, utilizzato durante il conflitto armato dalle dittature militari contro la popolazione civile, accusandola di appartenere alla guerriglia. Questo episodio è grave perché appare come una dichiarazione di guerra contro le organizzazioni che si oppongono alla mancanza di indipendenza dei poteri, alla incostituzionalità delle leggi finora approvate, alla corruzione, al nepotismo, all’annullamento dei programmi sociali, al non rispetto dei Diritti Umani.

Conosco direttamente la Comunità di Santa Marta,

conosco la loro lotta tenace ed ostinata nel mantenere uno spirito comunitario

Conosco il popolo salvadoregno che non ha ancora trovato quella Pace che è stata tanto sospirata e per cui moltə hanno perso la vita

Conosco e non mi vergogno di essere di parte, anche nel chiedere giustizia.

  1. https://gatoencerrado.news/2023/01/12/ambientalistas-temen-que-la-captura-de-exguerrilleros-perjudique-la-lucha-contra-la-mineria/
  2. https://drive.google.com/file/d/1v4fQrwjkHMO_Yfu_PoYEEOEAyUMF7H2u/view?usp=share_link qui il comunicato ufficiale
  3. Un toccante racconto del Massacro qui https://unfinishedsentences.org/es/reports/solo-dios-con-nosotros-la-masacre-de-santa-cruz/

 

*Vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in Movimento OdV

 

Teresa Messidoro

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