El Salvador: il fiume Sensunapán minacciato dalla…

… ottava centrale idroelettrica.

di Maria Teresa Messidoro (*)

Il Tata Antonio Sarco vive nel Cantón Pushtan, nella cittadina di Nahuizalco, regione di Sonsonate, El Salvador. Il Tata Antonio è una guida spirituale dei discendenti del popolo nahuat che ancora risiedono nelle terre dei propri avi, esprimendosi nei riti con la lingua originaria, ormai parlata correttamente soltanto da un centinaio di persone.

Il Tata Antonio racconta ai propri nipoti e bisnipoti questa leggenda.

“Tutti sanno a Nahuizalco che nel nostro fiume Sensunapán (il fiume delle molte acque in nahuat) c’è un punto che chiamiamo Caracol (spirale), dove i vortici che si formano possono fare affondare nel fiume chi vi cade dentro.

Molti degli abitanti di Nahuizalco assicurano che ne sono stati testimoni.

E per questo il Caracol è considerato un luogo incantato, da rispettare e da temere.

(la foto, come la successiva, è tratta da https://www.pazcondignidad.org/blog/el-salvador-los-lugares-encantados-del-rio-de-las-muchas-aguas/)

Ma forse non  sapete che molto tempo fa, quando vivevano ancora i nostri Tata abuelos (bis nonni), un cacciatore indigeno stava cercando disperatamente cibo per la propria famiglia, e per questo decise di addentrarsi nella parte più boscosa che circondava allora il Sensunapán.

Casualmente, si imbatté in un cervo che, inteso le intenzioni dell’uomo, incominciò a correre lungo il fiume.

Il cacciatore continuava a inseguirlo, prestando attenzione a dove poneva i piedi, perché ben sapeva che se avesse calpestato una piantina di aglio si sarebbe perso per molto tempo.

(il mio tata abuelo  mi raccontava di un uomo che trascorse 10 anni cercando la propria casa dopo aver calpestato incautamente una piantina di aglio. Ma questa sarebbe un’altra storia del fiume incantato. Un’altra volta la racconteremo).

Tornando al cacciatore, non riuscendo mai a raggiungere il cervo, decise di sparargli ad una zampa con il fucile: ma in quel mentre perse l’equilibrio e venne risucchiato dalla spirale incantata, precipitando sul fondo.

Ma… ma quando riaprì gli occhi, scoprì meravigliato di trovarsi di fronte ad una famiglia che stava curando una ragazza ferita alla gamba.

Ma non era una famiglia normale.

(Grafica elaborata da Carlo Cumino)

Quegli esseri dal corpo umano, ma con un’aura differente, erano in realtà degli spiriti, los nahuales, gli abitanti del fiume sacro.

Volevano punirlo per ciò che aveva fatto, ma quando ascoltarono la sua storia, ne ebbero compassione: di comune accordo stabilirono che lui avrebbe cacciato solo in zone concordate con loro; contemporaneamente, avrebbe raccontato ai suoi compaesani ciò che gli era successo, invitando tutte e tutti a rispettare gli animali, ad osservare ed ascoltare le voci dei nahuales, ancora presenti e vivi anche se in un mondo differente dal nostro”

La storia di Tata Antonio, come tutte le storie che racconta la Nana Juliana Ana (che ha inventato una scuola di “Náhuat sin paredes”, attaccando i cartelli necessari all’insegnamento sui tronchi dei grandi alberi di amate proprio a Nahuizalco) ci parlano del Rio Sensunapán, il fiume dalle molte acque che oggi rischia di scomparire.

 

Non per colpa di un cacciatore in cerca di cibo, ma per l’ottava centrale idroelettrica che la società Sensunapán S.A. de C.V vorrebbe installare lungo il fiume.

La costruzione del progetto “Pequeña Central Hidroeléctrica Nuevo Nahuizalco II” implicherebbe l’estinzione di quattro chilometri del Rio Sensunapán, e l’intubazione di 1150 m della sorgente, con danni irreversibili ad almeno 14 luoghi sacri, utilizzati per le cerimonie tradizionali dalla popolazione nahuat, così dichiarano gli attivisti ambientalisti, coinvolti nella denunce e nelle proteste da 15 anni.

Attivisti più volte minacciati, da costringere il Comité Indígena para la Defensa de los Bienes Naturales de Nahuizalco e organizzazioni salvadoregne per i Diritti Umani a presentare alla Procuraduría para la Defensa de los Derechos Humanos (PDHH) una richiesta di protezione per chi rifiuta l’ottava centrale idroelettrica.

(Foto tratta da https://revistalabrujula.com/2022/08/23/defensores-de-rio-sensunapan-solicitan-medidas-de-proteccion-y-la-no-construccion-de-la-presa-hidroelectrica/ )

Rappresentanti del Comitato hanno sottolineato nell’ultima conferenza stampa (1) che stanno difendendo un patrimonio ancestrale nazionale con una prospettiva bio culturale e per questo meritano di essere presi in considerazione dallo Stato e protetti. Non solo. Si richiede anche che il Ministero della Cultura salvadoregno riconosca ufficialmente come Beni culturali i luoghi sacri identificati dalle comunità indigene locali e che il Ministero dell’Ambiente non ammetta un nuovo studio di Impatto ambientale e di conseguenza nessun permesso per la costruzione della nuova centrale idroelettrica.

La società, che opera nella regione di Sonsonate dal 1998 e ha costruito una prima centrale, già nel 2014 aveva presentato la richiesta per ottenere dal Ministero dell’Ambiente il permesso per la realizzazione del suo progetto, ma la domanda era stata rifiutata. Invece, il nuovo Ministro dell’Ambiente, nel 2020, in piena pandemia, con la quasi totalità impossibilità di muoversi, aveva dato semaforo verde alla possibilità di una consultazione pubblica sulla costruzione della nuova centrale. Consultazione  realizzata senza adeguata informazione previa e possibilità concreta di partecipazione per la maggioranza della popolazione.

Soltanto l’anno scorso, rappresentanti delle associazioni ambientaliste avevano denunciato la rimozione dalla Cámara Ambiental de Santa Tecla, da parte del governo, di solerti magistrati che nel corso degli anni avevano rifiutato progetti che potevano danneggiare tre fiumi, il río Grande di San Miguel, il río Lempa e appunto il río Sensunapán; la sostituzione di magistrati scomodi rientrava perfettamente nella strategia politica del governo Bukele di eliminare da posti chiave della magistratura personalità non accondiscendenti ai piani governativi.

Inoltre, le organizzazioni locali ricordano che il nome Sensunapán, di origine nahuat, è parte del patrimonio culturale non tangibile. Pertanto l’impresa che lo ha registrato ufficialmente come proprio, quindi per il proprio beneficio individuale ed economico, si è appropriata non solo di beni naturali materiali, ma anche di un nome che appartiene invece alla collettività dei popoli indigeni di Sonsonate.

Come già successo con la Compañía Eléctrica Cucumacayán che ha denominato una delle sue centrali Bululú, riprendendo il nome della Pozza Bululú, luogo incantato del fiume Sensunapán, secondo la tradizione nahuat (2)

Foto tratta da (https://www.elsalvadormipais.com/la-poza-del-bululu)

Gli abitanti di Nahuizalco hanno protestato nel corso degli anni contro le sette centrali idroelettriche già esistenti, che sfruttano l’acqua del fiume, riducendone la portata: la centrale di Juayua ne è un esempio (3): nel 2012, sulla Gazzetta Ufficiale di El Salvador, il Ministero degli Interni ha reso pubblico l’accordo con la società, secondo il quale la centrale di Juayua Hidroeléctrica, appartenente alla società Juayúa S.A. de C.V, sarà esonerata per 10 anni dal pagamento di imposte sul proprio reddito, oltre ad altri benefici fiscali. Le famiglie del luogo non hanno invece tratto nessun beneficio dal funzionamento della centrale.

Invece, la centrale La Calera, della impresa Matheu y Compañía S.A. de C.V, funziona dal 1951 senza la presentazione di uno studio di impatto ambientale, come teoricamente richiesto dal Ministero dell’ambiente salvadoregno.

Chissà se gli spiriti nahuales del Caracol saranno in grado di sostenere le lotte ambientaliste degli ultimi indigeni nahuat, a difesa del proprio territorio e dei luoghi sacri, patrimonio di una antica cultura.

 

  1. https://revistalabrujula.com/2022/08/23/defensores-de-rio-sensunapan-solicitan-medidas-de-proteccion-y-la-no-construccion-de-la-presa-hidroelectrica/
  2. hhttps://www.elsalvadormipais.com/la-poza-del-bululuttps://www.elsalvadormipais.com/la-poza-del-bululu
  3. https://gatoencerrado.news/2020/06/25/pueblo-indigena-defiende-su-rio-y-su-historia-en-nahuizalco/ in questo articolo foto significative di indigeni nahuat in lotta per la difesa dell’ambiente.

 

(*) vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV

 

Teresa Messidoro

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