El Salvador: la Leona e la Poeta …

….. storie di sport di genere

di Maria Teresa Messidoro *

La leona (1) simboleggia il potere e la forza femminile, unite alla grazia e alla leggerezza.

Il potere di superare qualsiasi ostacolo.

La salvadoregna Alejandra Quintanilla, nata in El Salvador, a dodici anni ha dovuto emigrare con la sua famiglia negli Stati Uniti: l’esperienza adolescenziale nel suo paese, e poi all’estero, le ha insegnato ad essere forte, a sopravvivere, anzi a vivere. Per questo ha scelto il soprannome la Leona, e non solo per la folta capigliatura che porta con orgoglio.

Forza, tenacia e un pizzico di ribellione sono le caratteristiche che definiscono Alejandra la Leona, una lottatrice professionista salvadoregna che è diventata l’unica centroamericana a lottare nelle arene più importanti degli Stati Uniti.

“Quando ho incominciato a lottare, non potevo immaginare fino a dove sarei potuta arrivare. Adesso dico che ci sono riuscita, perché sì, si può, perché noi donne siamo forti”: così si esprime Alejandra, che ha già partecipato a cinquecento incontri (1)

Tutto è nato per caso otto anni fa, quando, giornalista sportiva, assistette ad un incontro dal vivo sul ring: fu letteralmente un colpo di fulmine. Innamoratasi di questo sport, cercò scuole di lotta libera.

Le trovò e nel giro di un paio di anni diventò una professionista. Imitando proprio quella donna che l’aveva colpita così tanto, ammirandola in televisione: la famosa Chyna, personaggio controverso nel mondo dello sport e dello spettacolo, componente anche di un Corpo di Pace in Guatemala negli anni Ottanta.

Alejandra ha lottato per All Elite Wrestling, Ring of Honor, NWA, Reality of Wrestling, VIP Wrestling, ed altri ancora. Sempre con le idee molto chiare: “la lotta significa forza, è un rompere i modelli e stereotipi secondo i quali le donne sono deboli”. Sapendo che è costretta ad allenarsi dieci volte di più degli uomini.

Come una leona ha combattuto contro donne e uomini, consapevole di potersi rialzare dopo ogni colpo ricevuto, dopo ogni caduta, sempre con il sorriso. Perché lei sul ring si sente felice, in pace con se stessa, mentre il mondo, quello fuori, si ferma. Su quel quadrato la fatica non esiste, esiste l’emozione della gara, e la soddisfazione.

Il 22 settembre scorso, nel Gimnasio Municipal di San Marcos, si è battuta contro Krisna, costaricense. Un’altra lottatrice senza paura, che ha iniziato l’attività sportiva a quattordici anni. Krisna combatte ogni settimana, ha vinto molti premi e la sua più grande soddisfazione è vedere la felicità negli occhi del pubblico che assiste alle competizioni. È consapevole che quando indossa la divisa sportiva e si pone la  maschera, diventa un personaggio: il ring ti trasforma.

Anche Krisna, come la Leona, è convinta che la parola “non posso” non può esistere per nessuna bambina o donna, men che meno per quelle che scelgono di salire sul ring.

La Leona, fortunatamente, non è l’unica donna salvadoregna ad aver scelto il ring: Susana Gavidia Panameño, nome di battaglia la Poeta, è diventata sempre quest’anno la prima campiona centroamericana di boxe professionista, categoria Minimosca, dopo aver vinto contro Hilary Romero, la Maquinita.

Una guanaca ha vinto contro una chapina. (3)

Questa battaglia che coniuga sport e diritti delle donne ha percorso anche le strade, sarebbe meglio dire i ring, del Messico, paese dalle mille contraddizioni; secondo il giornalista Jorge Gómez Garnica il primo incontro di boxe tra un uomo e una donna avvenne nel 1909, nel 1949 il primo incontro tra donne. Ma  l’allora segretario della Comisión de Boxe, Rafael Barradas Osorio raccomandò che le donne non combattessero sul ring: questa proibizione fu rispetta fino al 1988, quando le donne rientrarono in campo, anche solo per gli incontri preliminari. La porta si aprì definitivamente, le donne si impossessarono poco a poco di questi spazi, diventando protagoniste di eventi con le arene piene di spettatori e spettatrici. Emergono così lottatrici come Lady Apache e Rossy Moreno, organizzatrici di eventi come Mamá Lucha, che, come la Leona e la Poeta, dimostrano che “sì, se puede”.

Raccogliendo l’eredità di Elizabeth Wilkinson, prima famosa pugile e combattente di arti marziali miste, che combatté in Inghilterra intorno al 1720. (4)

Certo, posso solo limitarmi a scrivere di queste donne, senza pensare di salire su un ring, nemmeno per scherzo.

Ma quale sarebbe stato il mio nome di battaglia sul ring??

  1. Per i lettori della Bottega questa nota potrebbe essere superflua, ma preferisco ribadirlo: cercherò di usare una lingua rispettosa del genere, quindi eviterò quando possibile la desinenza – essa, retaggio di un linguaggio sessista ottocentesco.
  2. Intervista apparsa nell’articolo di Labrujula https://revistalabrujula.com/2024/10/09/alejandra-la-leona-las-mujeres-somos-fuertes/ da cui sono tratte anche le fotografie della mia nota
  3. Guanaca e chapina sono i modi colloquiali con cui è chiamata la donna salvadoregna e guatemalteca, rispettivamente
  4. Per chi volesse approfondire sulla boxe femminile, ho trovato questi articoli:

La genesi della boxe femminile

Elizabeth Wilkinson, la prima boxeur della storia

 

*Presidenta di Lisangà culture in movimento OdV

 

Teresa Messidoro

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