El Salvador: Prudencia, la figlia del fulmine

Il 28 aprile 1885 nasce una donna contro corrente … e troppo poco conosciuta.

 di Maria Teresa Messidoro (*)

 

Coordinate spazio temporali dell’evento.

Spazio.  Universo: quello attuale. Galassia: la Via Lattea. Sistema solare: quello del sole con i suoi nove pianeti. Pianeta: la Terra, con la sua luna. Continente: quello latinoamericano.

Ed eccoci in El Salvador.

Tempo. Nel corso del 1800 molti stati latinoamericani proclamano la propria indipendenza, a cominciare da Haiti nel 1804. Nel 1885 si conclude la seconda guerra centroamericana, facendo svanire il sogno dell’unificazione degli stati esistenti. Gli anni 1870-1890 si considerano, nella vita di El Salvador, come l’epoca delle riforme liberali,  culminando il processo di centralizzazione e consolidazione del potere nelle mani delle élite governanti. Questo processo coinvolge tutta l’area centroamericana, comprendente – oltre a El Salvador – anche Guatemala e Honduras, definito quindi il triangulo liberal.

La cosiddetta “modernizzazione” dello stato salvadoregno implica tra gli altri aspetti il processo di privatizzazione delle terre comunali, le ejidales, in precedenza appartenenti ai municipi ed alle comunità indigene, con lo scopo di trasformarle in terre agricole commerciali. Si sta quindi imponendo la monocoltura del caffè, nello stesso tempo in cui stava perdendo il proprio ruolo predominante la coltivazione dell’añil, l’indaco, nonostante perdurasse come importante fonte di sostentamento economico.

Contemporaneamente, il potere dello stato era sempre più centralizzato, indebolendo sia la Chiesa cattolica ufficiale che le comunità native indigene, sempre meno rilevanti nel paese salvadoregno.

In El Salvador entra in funzione il treno (1882), il telegrafo (1870)  e si realizza il primo cavo interoceanico (1882), nascono i primi teatri, come quelli, più importanti, di Santa Ana, San Salvador e San Miguel.

Sopraggiunge il 28 aprile 1885, quando inizia la nostra storia, in El Salvador.

Una giovane donna indigena salvadoregna, cavalca con slancio lungo un sentiero clandestino che conduce dal Guatemala a Sonosnate, città indigena per eccellenza di El Salvador;  divenuta per il suo coraggio colonnello dell’esercito popolare che combatte il regime, è rimasta in cinta dopo una breve ma intensa relazione con un indio messicano.  Durante la cavalcata notturna, si scatena una tormenta: un fulmine uccide i suoi due compagni di viaggio, lei cerca riparo e come in un nuovo presepe partorisce in una capanna di paglia. In questo modo quasi romanzesco, nasce Prudencia Ayala, da allora e per sempre hija de la centella, figlia del fulmine.

A dieci anni studia in un collegio di Santa Ana, ma è costretta ben presto ad abbandonare la scuola perché la madre è troppo povera per poterla mantenere. A dodici anni si accorge che riesce ad ascoltare voci misteriose e appena tredicenne inizia a pubblicare le sue profezie nel Diario de Occidente, il giornale della città. La hija de la centella diventa  la Sibilla santaneca; nel 1914, ad esempio, prevede la sconfitta del Kaiser tedesco. Si  guadagna la vita come sarta e contemporaneamente inizia  il suo impegno sociale: nel 1919 è incarcerata per aver criticato il Sindaco di Atiquizaya; espulsa, si rifugia in Guatemala, ma anche qui finisce in prigione, con l’accusa di aver partecipato ad un tentativo di colpo di stato contro il dittatore di turno.

Pur derisa da alcuni giornalisti, che l’apostrofano “l’analfabeta”, nel 1925 pubblica il libro “Inmortal, amores de loca” e nel 1928 “Payaso literario en combate”. Sui quotidiani del tempo, attacca pesantemente le dittature dell’istmo e appoggia la lotta di Sandino. Nel 1927 condanna l’intervento militare statunitense in Nicaragua e richiede a gran voce un indennizzo per i danni causati al paese invaso.

Sono gli anni in cui matura un convinto sostegno al federalismo centroamericano, sogno mai realizzato, ma soprattutto inizia ad elaborare un pensiero femminista. Con queste convinzioni, nel marzo del 1930, annuncia la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica di El Salvador: il punto centrale della sua piattaforma è la promozione dei diritti delle donne, sostenendo anche la necessità di un appoggio incondizionato ai sindacati, recentemente costituitosi, di una maggiore “onorabilità” nell’amministrazione pubblica, di una limitazione nell’uso di alcolici e soprattutto di un riconoscimento dei cosiddetti figli illegittimi, numerosi in un paese profondamente maschilista.

Quella di Prudencia Ayala è una triplice sfida alla società di allora, in quanto donna, indigena e madre soltera, ragazza madre. Una società in cui la donna è completamente sottomessa al marito, senza mai poter presentare denunce davanti ad un tribunale o testimoniare in un processo. Ovviamente, le donne salvadoregne a quei tempi non hanno nemmeno diritto di voto!!

La provocazione di Prudencia si spinge oltre: appare in pubblico con un bastone, in quanto leggermente zoppa; lo mostra sempre con fierezza, senza vergogna, ben sapendo che il bastone è tradizionalmente il simbolo della supremazia maschile; lo mostra come segno della propria battaglia per una reale uguaglianza tra i sessi.

Nel giugno del 1930 fonda e dirige il giornale Redención Feminista, di cui usciranno almeno tre edizioni, in cui espone con chiarezza e lucidità la sua lotta a favore delle donne  Consapevole del fatto che le donne, soprattutto quelle indio-latine o ispanoamericane, sono sottovalutate ed emarginate a causa di una mentalità retrograda e discriminatoria, le invita a lottare ed a cooperare per una società senza barriere o umiliazioni.

Dopo un acceso dibattito politico, la Corte Suprema de Justicia dichiara che la legge vigente di El Salvador non ammette la candidatura presidenziale di una donna. Le elezioni saranno vinte dall’ingegnere Arturo Araujo, progressista, che promette una timida riforma agraria: non potrà realizzarla, perché appena nove mesi dopo le potenti quattordici famiglie oligarche del paese organizzeranno un colpo di stato, nominando nuovo Presidente il suo vice, il colonnello Maximiliano Hernández Martínez. Inizia così una feroce dittatura, che culminerà nel massacro del 1932, in cui saranno uccisi almeno 32.000 indigeni e contadini.

Sei anni dopo la tornata elettorale, l’11 luglio 1936, muore a San Salvador Prudencia Ayala; nel 1938 le donne conquisteranno il diritto di voto, ma nessuna donna salvadoregna si presenterà più come candidata presidenziale. Nasceranno gruppi femministi, alcune delle sue battaglie di genere saranno portate avanti da altre donne.

Ma conservare la memoria di questa piccola coraggiosa donna dalla pelle scura e gli occhi grandi è un gesto indispensabile di giustizia, perché Prudencia, con il suo bastone, ha bussato alla porta della storia, entrandovi con forza e determinazione, pioniera della lotta delle donne.

Prudencia, una delle donne che più ammiro del mio amato popolo salvadoregno.

 

Bibliografia: Trasmallo, n.4/2009, edito dal MUPI, Museo de la Palabra y la Imagen, San Salvador, El Salvador. Il MUPI ha anche prodotto un cartone animato sulla vita di Prudencia Ayala, da cui è tratta l’immagine riportata nell’articolo.

(*) Vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Teresa Messidoro

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