Emergenza, appalti, soldi

di Franco Astengo

L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha presentato alla Camera la sua Relazione Annuale partendo proprio dalle iniziative messe in campo nei tempi più recenti per fronteggiare la crisi.

La lettura del documento risulta per certi versi illuminante e conferma il quadro di forte preoccupazione che deve essere agitato verso l’opinione pubblica e i soggetti politici.

Abbiamo di fronte infatti il probabile presentarsi sulla scena economica di un enorme flusso di denaro, una parte del quale del resto già entrato in circuito durante il periodo della più stretta emergenza sanitaria. La preoccupazione deve nascere dalla difficoltà di regolare e orientare la destinazione d’uso di questi finanziamenti.

Mes o non Mes, Recovery fund o non Recovery fund, scostamento di bilancio o non scostamento di bilancio, Bond più o meno “patriottici” … il punto di maggior rilievo della fase politica che sta aprendosi deve risiedere nella assoluta necessità di programmare una regolazione di indirizzo dei finanziamenti per orientare i livelli di spesa, costruire un equilibrio sul piano territoriale e nel rapporto pubblico-privato affidando al pubblico una indispensabile funzione di definizione della regia e della progettualità necessaria.

Si tratterà anche di tentare di contenere gli elementi di corruzione e di contiguità con la criminalità organizzata che sicuramente finiranno con l’emergere.

L’attenzione al fattore della capacità progettuale e del suo relativo orientamento politico dovrebbe rappresentare il momento centrale dell’impegno di tutti.

Invece ci si sta agitando da un lato proprio sulla liberalizzazione dei flussi (sembrano tornati i tempi dei “lacci e lacciuoli”) e dall’altro sulla contesa fra governo centrale, governi periferici e privati, per assicurarsi la parte più cospicua di quello che è già considerato come un “bottino”.

Per esempio: il senso dello scontro sul decreto «semplificazioni» sta tutto nell’oggetto del contendere appena descritto e lo scopo è accaparrarsi del massimo di facilità possibile nel disporre, a seconda delle imposizioni delle lobbies oppure in forma clientelare e/o altro, dei meccanismi di elargizione.

Questioni centrali: dimostrano ancora una volta la grande fragilità del sistema politico-amministrativo cui si è aggiunta la debolezza del sistema giudiziario che si trova in caduta libera di credibilità.

Pesa il lascito delle negative riforme rappresentate a suo tempo dalle “leggi Bassanini” e dalla modifica del titolo V della Costituzione:

1) Il tutto è sovrastato dall’ingerenza malavitosa nell’economia italiana, a ogni livello. Ormai non si può più parlare di “aree del paese” in mano alla criminalità organizzata. Il fenomeno è assai più esteso, tentacolare e in diretta relazione con centrali internazionali;

2) Ciò premesso emergono i temi del rapporto fra governo centrale e Regioni, in considerazione soprattutto del fatto che le Regioni rappresentano il quasi esclusivo centro di spesa in campo sanitario (che debbono essere considerate in rapporto con il processo di privatizzazione del settore che, nel corso di questi anni, ha marciato a pieno regime);

3) Verrà avanti una forte richiesta, da parte degli Enti Locali, dell’adozione del cosiddetto «modello Genova». Oggi proprio il sindaco di Genova ha avanzato una richiesta di 5 miliardi per trasformare la città «nel più grande porto del Sud Europa». Senza un’ordine di priorità e un forte punto di riferimento a livello centrale il rischio che si presenta è quello dei “mille rivoli clientelar-elettorali”;

4) E’ assente un piano complessivo che preveda anche investimenti per il rafforzamento di strutture come la Protezione Civile, rivelatasi in grande difficoltà nei mesi scorsi rispetto agli approvvigionamenti, sui quali si sono innestati (sempre secondo la relazione dell’ANAC) fenomeni che potrebbe essere definiti, con linguaggio d’altri tempi, da “borsa nera”.

5) Andrebbe assunto un orientamento di fondo circa la necessità di rifuggire dal meccanismo di assistenzialismo spicciolo e di orientamento verso il consumismo individualistico che ha fin qui prevalso, tra bonus, incentivi, improponibile riduzione dell’IVA, altrettanto improponibile idea di utilizzo dei fondi europei per tagliare le tasse. Il meccanismo clientelare dello scambio politico che presiede alla filosofia delle componenti determinante di questo governo è arrivato a essere esasperato al punto da prevedere bonus “vacanze” e bonus “monopattini”;

6) Varrebbe davvero la pena di avanzare l’esempio dell’utilizzo dei fondi dell’ERP fine anni’40-50. Sicuramente in quell’epoca fu elaborato un progetto di ricostruzione del Paese (case popolari, siderurgia, incremento della produttività destinata ai beni di consumo: naturalmente il peso della sua attuazione fu addossato interamente ai ceti più deboli, ai lavoratori, agli operai, ai contadini che vemmero tenuti a bada anche con una feroce repressione poliziesca) comprimendo la possibilità di lavoro per giovani e donne, restringendo a livelli inverosimili la condizione materiale di vita delle famiglie e portando alle stelle il livello dei profitti delle corporazioni multinazionali. Ma un progetto c’era comunque. Oggi questo dato manca completamente.

Arriveranno un sacco di soldi e ci troveremo nella debolezza e nella confusione.

Debolezza e confusione che saranno accentuate dalla crisi della democrazia rappresentativa, dall’annullamento del ruolo del Parlamento e dell’insieme dei consessi elettivi nel Paese.

Sarebbe bene esserne consapevoli anche se mancano forze politiche in grado di svolgere quella funzione pedagogica di spiegazione della presa di conoscenza della difficile realtà e della necessità di saper progettare e programmare avendo piena coscienza della “non neutralità delle scelte” e del saper ben “da che parte stare”.

Non basterà aspirare semplicisticamente a un impossibile ritorno del «tutto come prima».

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – SONO DI GIULIANO SPAGNUL.

 

 

Redazione
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