Emergenza scuola (e non solo)

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di Francesco Masala

C’è una scuola dove si fanno seminari su feste fasciste (qui);

 

c’è una scuola dove si puniscono insegnanti che a scuola fanno il loro lavoro:

Stavolta ad essere sospesi non sono degli studenti ma tre insegnati dell’istituto tecnico agrario “Brau” di Nuoro, colpevoli di non aver voluto addestrare i ragazzi ai test dell’Invalsi. Il provvedimento firmato dalla dirigente Innocenza Giannasi, è arrivato lunedì (anche se è datato 6 maggio) a tre professoresse della scuola…

…il direttore generale dell’Invalsi, Paolo Mazzoli, in un convegno nel giugno 2015, pubblicato sulla rivista scientifica on line “Galileo” il 4 gennaio scorso aveva sostenuto che “l’istituto nazionale di valutazione rileva e misura gli apprendimenti con riferimento ai traguardi e agli obiettivi previsti dalle indicazioni, promuovendo altresì una cultura della valutazione che scoraggi qualunque forma di addestramento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove”.” (da un articolo di Alex Corlazzoli);

 

c’è una scuola, intestata ad Antonio Gramsci, dove gli insegnanti non possono arrivare prima dell’orario di lavoro, né uscire dopo (evidentemente sarà vietato preparare compiti, correggerli a scuola, fare fotocopie, parlare con i colleghi, o con alunni, tra le altre cose), sotto l’occhio attento di qualche informatore.

“Inoltre si ricorda che non è consentito trattenersi negli edifici scolastici oltre il proprio orario scolastico, se non autorizzati. Il personale ATA in servizio è tenuto a segnalare, previo controllo degli ambienti loro assegnati, al Dirigente Scolastico o al DSGA, la presenza di docenti e alunni e estranei, nei locali della scuola sia oltre il termine delle lezioni sia durante l’orario curricolare.”

(da qui)

manca, per ora, il riferimento all’adunata sediziosa (art.655 c.p.)

 

e meno male che la sciagurata legge 107/2015 (la chiamano “la riforma della scuola”) non è ancora entrata a regime!

 

Scrivono i Partigiani della Scuola pubblica:

Sig. ra Ministro,

In quale settore della Pubblica Amministrazione, il Dirigente sceglie i lavoratori?

Il Procuratore sceglie chi far lavorare tra i Giudici ? I giudici scelti sono valutati dai detenuti?

Il primario sceglie chi far lavorare tra i medici? I medici sono valutati dai pazienti?

Il Dirigente Pubblico sceglie chi far lavorare tra gli impiegati?

La risposta sembra ovvia e scontata, non è accaduto in nessun comparto della PA, è accaduto solo nella Scuola Statale Pubblica che il Dirigente scolastico possa scegliere chi far lavorare nella sua scuola, con criteri da lui stesso stabiliti, con l’unico vincolo che debbano aver superato un pubblico concorso perché questo (e solo questo di quanto disposto dalla riforma ) è scritto nella Costituzione.

Cosa succede nelle regioni ad alta densità mafiosa? Cosa succede se un Preside assume i docenti su base clientelare? Quale garanzia costituzionalmente sancita in caso di abusi?

Sarebbe utile che, accanto a quello delle categorie dei docenti e dei Dirigenti scolastici, anche il Suo operato di Ministro fosse sottoposto ad una doverosa riflessione, ad una necessaria ed attenta “autovalutazione “, visto che non si può imporre il funzionamento di una norma col ricatto  della premialità o dell’esilio ma lo si deve dimostrare con i fatti al Paese reale, agli operatori ed agli utenti… (continua qui)

 

Intanto sono da segnalare le parole della ministra Boschi, che riscrive la Costituzione (come sarebbe contento Gelli), dicendo che tanto quello che hanno scritto non va molto bene, forse è un invito subliminale a votare no al prossimo referendum.

“Nessuno ha la pretesa di aver approvato la riforma perfetta.

Se avessi potuto decidere da sola avrei magari fatto diversamente o scritto in modo più chiaro.

Siamo tutti consapevoli che ci sono dei punti che potrebbero essere corretti, ma è una riforma che farà fare al nostro Paese dei passi in avanti enormi.

da qui o, sopratutto, da qui

 

buon viaggio intorno al Sole (per usare le parole di Giulietto Chiesa)

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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