Enciclopedia aliena intergalattica

di Fabrizio Astrofilosofo Melodia

Con questo articolo, inizio una mia personale guida turistica nelle galassie dei mondi immaginari, portando l’attenzione sulle razze aliene che popolano la nostra fantasia.

“Come l’individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo”, (Carl Gustav Jung, “La struttura dell’inconscio”, in “La psicologia dell’inconscio”, traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997, p. 110).

Gli alieni sono quelle maschere che riconosciamo negli altri, in quell’altro da noi stessi vediamo proiettata la nostra parte più profonda, quella che ci irrita e ci fa sentire totalmente indifesi, il nostro intimo più recondito, il nervo scoperto della pura istintualità non filtrata dall’educazione e dalle leggi sociali.

A tale proposito, queste note aliene saranno una seria indagine su queste ombre dalle stelle che tanto appassionano e fanno riflettere ma soprattutto terrorizzano, proprio a causa di questo eterno e inevitabile conflitto, tra psiche personale (l’essere umano nella sua interiorità) e psiche collettiva, ovvero le immagini originarie dell’inconscio collettivo, gli archetipi fondamentali con cui la nostra mente è formata.

“In ogni singola persona ci sono, oltre alle reminiscenze personali, le grandi immagini «originarie», come le ha definite appropriatamente Jakob Burckhardt, cioè le possibilità dell’immaginazione umana ereditate, com’è da sempre, nella struttura del cervello. Il dato di fatto di questa eredità spiega anche il fenomeno veramente incredibile che certi materiali e motivi leggendari si presentino in tutto il mondo in forme uguali. Spiega anche come i nostri malati di mente possano riprodurre esattamente le stesse immagini e gli stessi contesti che noi conosciamo dai testi antichi”, (Carl Gustav Jung, “La psicologia dei processi inconsci”, in “La psicologia dell’inconscio”, traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997, p. 60).

Inizio la redazione di queste note con una tipologia aliena davvero simpatica: i Ferengi.

Sono una razza umanoide di struttura corporea media più piccola di quella degli esseri umani, sono caratterizzati da una testa grossa con orecchie enormi, i cui lobi per i maschi sono possenti zone erogene, paragonabili ai testicoli. Infatti, nel loro gergo comune, ricorrono metafore molto chiare, come “non avere i lobi per fare una certa cosa” o anche in modo più diretto “guarda quella donna, è bellissima, con quelle mani farà degli stupendi massaggi ai lobi”). Prensetano denti acuminati in bocca, sono completamente calvi e il colore della pelle si avvicina molto a quello del cuoio.

Il loro cervello è diviso in quattro emisferi, fattore questo che impedisce alle razze aliene dotate di facoltà telepatiche, come i vulcaniani e i betazoidi, di leggere nella loro mente.

Vivono in media centoventi anni, più o meno.

La società Ferengi è caratterizzata dall’ultra capitalismo estremo, dove il raggiungimento del profitto e della prosperità economica individuale è visto come il bene supremo a cui tutti devono tendere.

La loro etica è piuttosto rigida, come pure il loro sistema legislativo, in questo aspetto. Arriva ad eccessi quasi comici: sul loro pianeta, nelle loro città, qualunque cosa va pagata, perfino usare l’ascensore o stare in piedi in una sala d’aspetto. Spesso si ricordano di una persona solo per i loro rapporti economici.

Il pianeta capitale è Ferenginar e il capo supremo è il Grande Nagus.

La vita dei Ferengi è rigidamente determinata dai “Cinque Stadi dell’Acquisizione” (infatuazione, giustificazione, appropriazione, ossessione, rivendita) e dalle 285 Regole dell’Acquisizione, raccolte in un libro sacro.

Interessante notare come l’ultra capitalismo abbia portato a una ritualizzazione sacra, ovvero come le regole del profitto e della legge di mercato abbiano bisogno di un avvallo divino, come è interessante notare la profonda caratterizzazione sessista e maschilista della società Ferengi: le donne non possono generare o godere profitto, viaggiare, parlare con gli stranieri e portare vestiti. Inoltre devono ammorbidire il cibo per i maschi, masticandolo.

La società Ferengi, inoltre, essendo un sistema capitalistico elevato all’ennesima potenza, con buona pace di ogni filosofia marxista, non ha leggi rigide, ma tutto viene risolto attraverso il sistema della mediazione commerciale.

Il Grande Nagus non è altro che un grande mediatore, un paciere che deve cercare di far risolvere le questioni riguardanti il profitto e la libera concorrenza secondo l’interesse di entrambe le parti.

In un sistema come questo, affinchè non esplodano troppe guerre civili, non possono esserci vincitori e vinti, ma tutti devono vedere garantito un profitto.

Il Grande Nagus risiede nella Torre del Commercio sul pianeta-capitale Ferenginar. Di norma, un Nagus è scelto dal suo predecessore e la carica è a vita. Una delle organizzazioni statali più influenti dell’Alleanza è la FCA (Autorità del Commercio Ferengi).

Anche la religione è strutturata in base alla cultura capitalistico commerciale che permea ogni angolo della società Ferengi.

Essi credono in un aldilà ma ritengono che il loro destino dopo la morte dipenda unicamente dal profitto accumulato in vita, ovvero loro i soldi se li portano davvero in tomba, in quanto sarà l’ago della bilancia per ottenere o meno il Paradiso.

Le mitologie divine dei Ferengi sono anch’esse dominate dal concetto commercio/profitto. Un buon Ferengi, dopo la morte, si ritroverà davanti alla “Tesoreria Divina”, che reca impressa sulla porta “Preparatevi a esibire un rendiconto dei profitti e delle perdite prima di entrare nella Tesoreria divina”, una stanza riservata solo a coloro che in vita hanno condotto un’esistenza retta e fruttuosa.

Una volta arrivati in quel luogo, il defunto partecipa a un’asta, dove l’unico obiettivo è l’ottenimento del diritto a reincarnarsi, per tornare a condurre un’esistenza degna di un Ferengi.

Il defunto si ritrova davanti a una scrivania coperta di latinum (la valuta in corso presso i Ferengi), dietro la quale siedono l’esecutore benedetto e i banditori celesti. Qui il defunto potrà fare un’offerta che influenzerà il tenore di vita della sua esistenza ultraterrena.

La storia dei Ferengi è ancora abbastanza oscura, ma da quello che si è potuto ricostruire, essa inizia all’incirca nell’unità di tempo terrestro dell’anno 9000 A.C.

A quel tempo, il pianeta era diviso in varie zone di commercio, le quali erano impegnate in aspre e sanguinose guerre civili.

Il primo Grande Nagus, tale C. Gint, per mettere fine alle guerre e indicare l’obbiettivo primario del profitto per incanalare questa tremenda aggressività, scrisse le prime regole dell’Acquisizione, gettando quindi le basi per la fondazione dell’ Alleanza Ferengi.

Il primo incontro con gli umani, nella persona di una nave stellare della Federazione dei Pianeti Uniti, avviene nel 2364, nell’episodio “L’ultimo avamposto” della serie televisiva “Star Trek:The Next Generation”, quando la nave stellare “Enterprise D”, al comando del capitano Jean Luc Picard, entra in comunicazione con questa razza di capitalisti del cosmo.

Questa data, per lo più convenzionale, è stata smentita dal ritrovamento del diario di bordo del capitano Archer, comandante della prima nave stellare terrestre con motore a curvatura, l’Enterprise NX-01, in cui si fa noto l’incontro, tutt’altro che amichevole, con delle creature aliene che corrispondono in pieno alle caratteristiche dei Ferengi.

Come a dire che i fantasmi della storia umana non muoiono mai.

“I contenuti dell’inconscio assoluto non sono solo residui di funzioni arcaiche specificamente umane, bensì anche residui di funzioni degli antenati animaleschi dell’uomo, la cui durata è stata infinitamente maggiore dell’epoca relativamente breve che riguarda l’esistenza specificamente umana. Questi residui, se attivi, sono quanto mai adatti non solo a bloccare il progresso dell’evoluzione, ma a portare ad una regressione, finché non è consumata la quantità di energia che l’inconscio assoluto ha attivato”, (Carl Gustav Jung, “La psicologia dei processi inconsci”, in “La psicologia dell’inconscio”, traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997 p. 83).

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