ENI è veleni: fermiamola

Sai che il proprietario sei anche tu? Un appello di Greenpeace

Sapevi che una delle aziende con le più alte emissioni di CO2 al mondo è italiana, e il 30% delle sue azioni appartiene allo Stato ed è finanziata anche con le tue tasse?

Stiamo parlando di Eni.

Quando senti dire Eni, forse pensi solo a luce, gas e benzina… ma dietro Eni c’è molto di più.

Brucia gas e petrolio, importa olio di palma per i suoi biocarburanti e richiede cospicui finanziamenti pubblici per poter “nascondere” la CO2 sotto il mare.

Non solo: tinge di verde le sue pubblicità per far credere di investire in rinnovabili ed energia pulita ma la verità è che nei prossimi 10 anni – quelli che ci restano per tagliare le emissioni e fermare l’emergenza climatica – prevede di aumentare l’estrazione di combustibili fossili.
Oggi lanciamo una nuova campagna per chiedere all’azienda italiana con le più alte emissioni di CO2 al mondo di investire davvero in energia rinnovabile e fermare i suoi piani di ricerca ed estrazione di nuovi giacimenti.

Eni è una multinazionale forte e potente, ma non è invincibile.

Luce, Gas e Pianeta in Fiamme. NO GRAZIE!
Chiedi ad Eni di investire nelle rinnovabili 

FIRMA

Il 30% del capitale sociale di ENI è in mani pubbliche, tramite il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Cdp (Cassa Depositi e Prestiti).
Lo sviluppo della nostra economia non può dipendere dalla distruzione degli ecosistemi naturali. 
È possibile non essere costretti a scegliere tra lavoro e salute, tra crescita economica e tutela dell’ambiente: i dati dimostrano che una vera rivoluzione energetica basata sulle energie rinnovabili permetterebbe di creare entro il 2030 più di 160 mila posti di lavoro, ben di più dei 98 mila previsti dal piano energetico del governo che punta tutto sul gas.

Mentre il mondo lotta contro la pandemia, causata anche dalla distruzione e alterazione degli equilibri dei nostri ecosistemi naturali, non possiamo permettere di continuare ad investire in attività inquinanti.
Il conto alla rovescia verso il disastro climatico è già iniziato. Non possiamo fermare il tempo, ma possiamo fermare i piani di estrazione di Eni.
Unisciti a noi, solo se saremo in migliaia potremo farci sentire da una delle multinazionali più potenti del mondo.

 

Redazione
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Un commento

  • Lunedì 14 febbraio associazioni ambientaliste e movimenti hanno presentato all’OCSE una denuncia sull’inadeguatezza dei piani ENI nell’affrontare l’emergenza climatica. …
    Le organizzazioni promotrici sono la Rete Legalità per il clima, A Sud, Forum Ambientalista, Generazioni Future – Cooperativa di mutuo soccorso, Fridays For Future, Extinction Rebellion Milano, Per il clima fuori dal fossile, Emergenzaclimatica.it, Europa Verde, Greens/ALE al Parlamento Europeo, Diritto Diretto. A preparare l’istanza sono stati i giuristi della Rete Legalità per il Clima, tra i primi promotori dell’iniziativa. Nel luglio scorso avevano inviato a ENI una diffida con cui veniva posto l’accento sulla necessità di riconsiderare il piano industriale alla luce della raccomandazioni formulate dall’ Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) circa la necessità di una rapida riduzione dei gas serra rilasciati in atmosfera.
    L’articolo di SIMONE NAPOLI prodegue qui: https://serenoregis.org/2022/02/17/eni-incongruenze-emissioni-e-greenwashing/

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