«Enorme Focolaio Covid-19 all’ex Ilva di Taranto…»

di Doriana Goracci (*)

Forse con un titolo così i genitori tarantini avrebbero un lumino acceso sui loro problemi di salute in famiglia? 

E’ il 25 giugno 2020, notizia Agi: “Fila della vergogna davanti all’ospedale Moscati di Taranto. Decine di persone, pazienti oncologici, sono costretti a stazionare in piedi, e sotto il sole cocente, nell’attesa del proprio turno per essere sottoposti alla terapia a causa del protocollo anti-Covid”. Siamo dall’altro mostro, come la chiamano tutti, l’ex Ilva oggi ArcelorMittal Italia, che è il più grande complesso siderurgico d’Europa, 15.000 ettari, 200 ciminiere e circa 11 mila dipendenti che impera sulla città dal 1965. Sapevate che il 24 gennaio 2019 rimarrà una data storica per Taranto e i suoi cittadini, perché a Strasburgo la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) ha emesso la propria sentenza di condanna all’Italia per non aver difeso i diritti umani più elementari? Andrà tutto bene-tutto male a Taranto? Apre Chiude? E allora?Continuate a leggere, io l’ho fatto e non ne sapevo niente.

QUI IL VIDEO di #cartabianca

https://youtu.be/RubOp8rfcS8

Covid Free? Il Rapporto Covid 19 ASL in provincia di Taranto aggiornato al 16/6/2020 racconta scientificatamente, che il fronte dei 4516 casi totali positivi in Puglia, in Provincia di Taranto, sono ad oggi 280, di cui 234 guariti: “Attualmente sono positivi 14 casi di cui 2 ricoverati e 12 a domicilio.Il tasso grezzo di mortalità è pari a 0,6% su 10.000 ab. rispetto all’1,3% della Puglia e al 5,7% dell’Italia”.

QUI IL VIDEO di Roy Paci:

https://youtu.be/0bugdSIX1OY

Nel mentre: “ArcelorMittal revoca la richiesta di cassa integrazione ordinaria che sarebbe dovuta partire il 6 luglio per 9 settimane per un numero massimo di 8100 addetti del siderurgico di Taranto… per ArcelorMittal, “le sopravvenute esigenze di sicurezza, normative e di conseguenza produttive, connesse all’epidemia Covid, hanno mutato, sul piano soggettivo e oggettivo, l’ambito delle sospensioni necessarie”. Alessandro Marescotti, ricordando la strage di Ustica, ha dichiarato: “Non so se a Taranto, nel processo in corso, vincerà la giustizia. Molti useranno la prescrizione per uscire fuori dal processo. Ma quello che il processo – nato dall’inchiesta AMBIENTE SVENDUTO – avrà raccolto, servirà a ricostruire sicuramente (e con dovizia di dettagli) la VERITA’ STORICA di quanto è accaduto a Taranto, che non è meno importate della verità processuale. Consegneremo ai nostri figli e ai nostri nipoti la storia di una vergogna di Stato. Quello che è accaduto a Taranto è che un muro di omertà, bugie e ignavia ha per anni consentito che avvenisse una strage, una strage sileziosa ma sotto gli occhi di tutti”.

QUI IL VIDEO CON ALCUNE INTERVISTE:

https://youtu.be/_jfXoKkoJLU

Il giornalista de il Fatto Francesco Casula scrive il 13 giugno 2020: “Gli operai, gli abitanti del quartiere Tamburi che dista pochi metri dalla fabbrica, l’intera cittadinanza ionica ha dovuto scegliere tra il rischio della malattia o la certezza della miseria. E la gente di Taranto, per il bisogno indotto dalla società, ha sempre scelto il rischio di ammalarsi: perché in fondo è una probabilità, qualcosa che potrebbe non accadere, un fatto che non aveva una certezza matematica. Ritrovarsi a fine mese senza uno stipendio, nelle condizioni di non poter rendere felici i propri figli a Natale era invece una matematica sicurezza. E così a Taranto la scelta è sempre stata la stessa. Fino a quando anche la malattia non è più diventata una probabilità, ma un’inquietante e gigantesca schiera di parenti, amici, colleghi volti uccisi dal tumore. Ecco, con le dovute proporzioni, il mondo ora si è trovato in questo punto: scegliere tra #iorestoacasa o #iorischioilcovid. E #andràtuttobene rassomiglia in modo macabro a quello che si ripetevano migliaia di giovani operai al loro primo ingresso nello stabilimento siderurgico più grande d’Italia”.

Volete sapere qual è il tasso di mortalità, anche infantile, per tumore a Taranto, da anni? E allora? Continuate a leggere, io l’ho fatto e non ne sapevo niente. Tanti sono i numeri che vi giocate al Lotto, anche voi giornalisti, sordi se il problema è quello del tacco d’ Italia, ciechi se è il lavoro che si perderebbe dell’ex Ilva, senza mai avere ascoltato seriamente e lavorato sulla riconversione di questo mostro dannato, che tanto male ha fatto, altro che coronavirus e mascherine…

In un articolo del giugno 2019 Nel Sin (sito di interesse nazionale) di Taranto “la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso. Nella popolazione residente risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne”. Nel V Rapporto dello studio epidemiologico Sentieri, rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia per la “valutazione del danno sanitario per lo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, si legge che”… Ci sono anche bambini malformati oltre l’eccesso con 600 casi congeniti registrati tra il 2002 e il 2015… sono stati osservati 600 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale (O/A: 109; IC90% 101- 116). Sono risultate superiori al numero di casi attesi le MC del sistema nervoso e degli arti. L’eccesso del 24% osservato per le MC dell’apparato urinario è ai limiti della significatività statistica”.

JPEG - 37 Kb
manifestoGenitori Tarantini

L’osservazione è sui nati da 25.853 residenti nel Sin di Taranto…173 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0-29 anni), dei quali 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita…” Angelo Bonelli dei Verdi: “Di fronte a questi dati drammatici che sono noti a chi ha governato e chi governa oggi, si è rifiutato di avviare quel processo di conversione industriale chiudendo le fonti inquinanti così come sono riusciti a fare a Bilbao, nella Ruhr o a Pittsburgh: in queste città sono riusciti a creare nuovi posti di lavoro attraverso la conversione ecologica e qui a Taranto c’è un accanimento contro la popolazione che impedisce di dire stop all’economia alla diossina. La tragedia di Taranto non fa notizia e non indigna, una città calpestata che ha subito l’approvazione di norme che aggrediscono la salute dei tarantini che in nessun paese del mondo sarebbero state permesse”.

Sapevate che a marzo, a Taranto, il sindaco chiuse le scuole per 700 alunni nel Rione Tamburi fino a giugno, perché c’erano “troppi rischi”? E aggiunse che “nei due plessi scolastici situati a pochi metri dalle cosiddette collinette ecologiche dell’ex Ilva, c’erano aree verdi che avrebbero dovuto proteggere il quartiere dalle polveri che si sollevavano dal parco minerali dell’acciaieria e che invece pochi mesi fa sono state sequestrate dalla procura di Lecce perché realizzate con scarti di produzione della fabbrica? “Tutto vero ma l’articolo e la notizia sono del 2019. Cosa sarebbe successo oggi se aveste saputo che l’ordinanza sarebbe stata eseguita il 14 settembre all’inizio della scuola causa Covid-19? (Continuate a leggere, io l’ho fatto e non ne sapevo niente.) Allego delle foto, alcune scattate non so quale vedrete per prima ma una è di una bimba, molto bella, Miriam che per volontà dei genitori Antonella Massaro e Saverio Santoro sappiamo la storia: stroncata nel 2008 a 5 anni e mezzo da un neuroblastoma.Altre di Rocco De Benedictis e quella che porta dei dati, foto manifesto dei Genitori Tarantini. Allego pure  la lettera dei Genitori Tarantini sottoscritta da cittadini e 14 associazioni al premier Giuseppe Conte alcuni giorni fa e di cui, ovviamente, voi non ne avete avuto nessuna notizia… Vedete sempre voi che farne di questo mio post, tantopiù che non sono una giornalista. Grazie Doriana Goracci

 

Egregio Presidente Giuseppe Conte,
adesso dovrebbe bastare, non crede?

In piena pandemia abbiamo finalmente potuto ascoltare dalla sua viva voce che la salute della popolazione è il primo diritto da tutelare. Come lei sa bene, le parole hanno un peso, un valore, un significato. Speravamo, in cuor nostro, che la sua dichiarazione valesse per tutti, ma così non è stato. Una delle poche, pochissime aziende che ha continuato a funzionare senza interruzioni è stata la ArcelorMittal, a Taranto. Ancora una volta, Taranto è stata trattata a livello di possedimento e non di parte della Repubblica italiana; ferita e stuprata come una donna succube di folli comportamenti che qualche uomo (!) potrebbe far passare come diritto.
Quando si parla di produzione di acciaio, tutti gli schieramenti politici si trovano stranamente d’accordo. E’ su questo argomento che si arenano tutti i dissapori, si appianano le differenze, si pongono pietre tombali sugli ideali, sia a destra che a sinistra (e lei è stato presidente di un consiglio dei ministri di centro-destra ed ora lo è di centro-sinistra).
Perseverare è diabolico, dottor Conte, anche quando si parla di una fantomatica ‘produzione strategica per la nazione’; anche quando quella ‘produzione’ continua ad essere una perdita economica che porterà alla catastrofe nazionale; soprattutto quando quella ‘produzione’ regala morte, malattia, disperazione.
Purtroppo, è convinzione comune, tra i politici, che solo grazie all’industria pesante una nazione può ottenere dal resto del mondo rispetto ed attenzione. Bisogna essere tra i paesi più industrializzati, se si vuole partecipare ad incontri a numero ristretto. Non interessa quale danno economico questa idea produrrà, ci si butta a capofitto nell’avventura che già si sa perdente, perché perdente è ormai da decenni, incorniciandola in definizioni atte a toccare lo spirito dei connazionali: ‘produzione strategica per l’Italia’.
Non importa se le materie prime si devono acquistare da altre nazioni, arricchendo queste a scapito della propria; non importa se la ‘produzione strategica’ viene affidata ad una multinazionale franco-indiana, colpevole in tutto il mondo di nefandezze a danno dell’ambiente e della salute delle persone. Forse importa ancora meno prostrarsi davanti alla suddetta multinazionale, accettando di rimettere in discussione un contratto già discusso e firmato dalle parti, pur di continuare questa ‘produzione strategica nazionale’.
E quando proprio non ci si può piegare di più, ecco arrivare una falsa ribellione e la dichiarazione che lo Stato interverrà personalmente attraverso Invitalia, in un rigurgito di nazionalismo che non tiene conto dei danni all’ambiente e alla salute degli italiani di Taranto e provincia. Con l’arroganza di credere che il governo avrà la strada spianata, senza neppure considerare un eventuale parere sfavorevole della Corte dei Conti. E con la presunzione di chi può infischiarsene della sentenza di condanna della CEDU ed evitare di rispondere al Comitato dei ministri del Consiglio europeo. Senza dimenticare che tra poco più di un mese lo Stato italiano dovrà nuovamente rispondere davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dei diritti, tuttora violati, alla vita e alla salute di noi tarantini (il suo governo dovrà presentare le memorie difensive entro il 23 luglio). A questo non potrà sottrarsi, immaginiamo.
Quanto, fino ad oggi, lo Stato italiano ha pagato in stipendi e benefit i commissari governativi? Quanti miliardi di euro ha messo in campo per l’attuazione dell’A.I.A. (più volte scaduta e più volte prorogata, al pari di una musica con finale ad libitum) e quali risultati sono stati ottenuti, se non qualcosa molto vicino allo zero? Il fatto è che, quando si parla di acciaieria con produzione a caldo, si deve mediare tra salute e lavoro; si arriva addirittura a dichiarare che ‘i tarantini devono scegliere tra salute e lavoro’, quando sappiamo benissimo tutti che mai è stata concessa tale scelta. Quando si parla di produzione a caldo (quella altamente inquinante), si sceglie di chiuderla a Genova e a Trieste per tutelare la salute di lavoratori e cittadini. A Taranto, quindi, non ci sono lavoratori né ci sono cittadini.
Questo governo, al pari dei precedenti dell’ultimo decennio, non ha tenuto e non tiene in considerazione i dettami costituzionali che parlano di lavoro da svolgere in salute, in sicurezza, in un ambiente salubre e con dignità, retrocedendo i lavoratori dell’acciaieria tarantina al ruolo di schiavi.
In 8 anni, da un sequestro senza facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo, prima con la gestione statale e dopo con quella del più grande produttore mondiale di acciaio, il governo non è riuscito a risolvere né i gravissimi problemi d’inquinamento né quelli occupazionali, mentre la fabbrica continua a perdere fino a oltre 100 milioni al mese. E’ il momento di cambiare strada, di chiudere la vecchia fabbrica della morte e di riconoscere a Taranto un giusto risarcimento, a partire dall’istituzione di una no-tax area e un piano di bonifica e riconversione economica studiato da professionisti di riconosciuto talento, avvalendosi di forza lavoro principalmente tarantina.
Adesso dovrebbe bastare, non crede? La Bellezza, presidente Conte. La Bellezza!”

QUI IL VIDEO CON LE PROTESTE DEI LAVORATORI:

https://youtu.be/TxMatYzhquo

(*) ripreso da www.agoravox.it

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *