Enrico Michetti, la banalità del niente

di Gianluca Cicinelli

Roma ha visto molti “Signor Nessuno” ergersi a capo degli schieramenti di destra. Il più celebre fu quell’Antonio Garaci tirato fuori alle elezioni comunali del 1990 dal cappello a cilindro dello “squalo” Vittorio Sbardella, il ras della Dc romana negli anni 80, che si fece forte proprio della definizione di signor Nessun che gli affibbiò con un celebre articolo Giampaolo Pansa mettendola sui manifesti elettorali. Prese più di centomila preferenze e poi la Dc venne spazzata via da Tangentopoli, non certo dall’opposizione di sinistra. Va detto che quel “signor nessuno” era anche il rettore dell’Università di Tor Vergata, era sconosciuto agli elettori ma in ogni caso, per quanto fosse un esponente della destra di Comunione e Liberazione (che sosteneva la Dc) non era l’ultimo arrivato. Oggi i “signor nessuno” in campo sono veramente il nulla non solo per gli elettori: ridicoli se non fossero pericolosi.

E’ il caso del “Candidato del popolo” Enrico Michetti alla sfida decisiva di domenica e lunedì per la scelta del sindaco di Roma. Nella Capitale, dopo le violenze di sabato scorso operate dagli ultimi interpreti del neofascismo, è tornata alta la paura che un esponente della destra “meloniana” (lei è Giorgia … che quando vede un fascio littorio tra le effigi dei manifestanti si chiede quale sia la matrice del fascio) possa sedere sul “gradino più alto” del Campidoglio. La mia opinione è differente da questa, perchè Michetti è sicuramente persona di destra ma il suo è un qualunquismo/fascismo da tavolino da bar: è molto più pericoloso di chi dichiara orgogliosamente di essere fascista perchè lui pesca negli argomenti della vita quotidiana per offrire una lettura bonaria non del fascismo in orbace e proclami di guerra ma di come pensa l’uomo qualunque che del fascismo fu il lubrificante essenziale per far girare senza schicchiolii sinistri il meccanismo.

Quando dice che sugli ebrei e la Shoa si sono girati un sacco di film mentre sulle foibe no, lo spiega usando un argomento che fa proseliti non soltanto a destra: perchè “i giudei” possiedono banche (mi chiedo ogni volta che sento questa fregnaccia anche da persone “di sinistra” se soltanto io conosco ebrei che campano di stipendio o sono disoccupati). Quando dà “lezioni di nazismo” su Radio Radio – l’emittente a cui deve la sua poco celebre celebrità, una radio no vax nel senso politico del termine e ancora prima sostenitrice del metodo Di Bella – lo fa con il piglio del professore da bar reso celebre da alcuni caratteristi degli anni ’60 e ’70 sugli schermi che portavano al cinema le periferie romane. «Voi sapete cosa diceva Hitler sulle armi… diceva che sono una cosa che va tolta al cittadino. Ma anche l’Unione sovietica diceva questo. Il cittadino non può possedere le armi». Il peggio del XX secolo Enrico il legionario, quello nostalgico della Roma imperiale, te lo riassume in una frase piena di banalità e doppi sensi. Cioè: erano dittatori ma le cose funzionavano e nessuno si azzardava ad andare in giro armato.

«Prendete la Wehrmacht con un albero di traverso del diametro di 90 centimetri su una sede stradale a doppia carreggiata del tempo – ci dice sempre Enrico nostro bello – Per rimuoverlo, nel 1937, ci metteva 28 minuti senza utilizzare l’esplosivo. Nel 1942 lo stesso albero veniva rimosso in 4 minuti. Nel 1969 la Wehrmacht di Brema non riusciva a scendere sotto i 3 minuti. Questo fa capire che il territorio di guerra specializza, è la parte operativa, è quella che dà sensibilità, esperienza e capacità». Che ci volevi spiegare con questo esempio Enrico bello? Che la rimozione degli alberi caduti a Roma la farai fare, se vieni eletto, con i carri armati? Guarda che se invece dici proprio questo, dei carri armati, trovi più seguaci di quanti tra i tuoi elettori riescano a comprendere questi tuo arditi excursus storici … ad minchiam.

Ma Enrico è anche statista: «Quando i rappresentanti del popolo non contano più niente – ha spiegato ai suoi ascoltatori – vuol dire che c’è un’oligarchia che sta governando. E quando questa oligarchia serra i ranghi non serve più neanche l’oligarchia. Serve un uomo forte. Quando la situazione degenera, entra nel caos, serve un uomo forte che rimetta in ordine il Paese. E così si accede alle dittature». Sono quei discorsi che quando sei obbligato ad andare a una riunione di famiglia magari li fa quel signore che chiami zio (non hai mai capito effettivamente come sia finito a essere tuo parente) che ti mette nel mirino fin da quando entri perchè non sei vestito in giacca e cravatta e ti fa il pistolotto sul fatto che adesso sei giovane ma capirai tutto quando crescerai. Questa è la pericolosità di Enrico Michetti, di non essere uno dei “soliti idioti” – così li definisce “lei che è Giorgia Meloni – che va in giro con il fascio littorio sul bavero, bensì un infiltrato delle viscere del peggior pensiero di destra, peggiore perchè denaturato a comizio da bar, che si fa strada nella società con il sorriso sulle labbra.

ciuoti

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