«Eppure il vento soffia ancora»

Daniela Pia ricorda Pierangelo Bertoli

«L’artigiano della canzone» come  amava definirsi, nacque il 5 novembre 1942 a Sassuolo, in provincia di Modena. Quella di Pierangelo Bertoli fu una famiglia operaia che doveva contare il soldo, dove persino l’amata radio era un bene di lusso e dunque superfluo. A dieci mesi fu colpito da una grave forma di poliomielite che lo privò dell’uso degli arti inferiori e lo costrinse a muoversi in carrozzina. Si avvicinò al mondo della musica ascoltando il fratello Gianni che negli anni Sessanta suonava nella  cantina di casa con il suo gruppo.

Per il suo compleanno – a 25 anni – gli procurarono una vecchia chitarra con la quale imparò a suonare da autodidatta e a comporre.

Superata la sua naturale reticenza cominciò a esibirsi di fronte agli amici e feste di paese e di partito. Nei primi anni Settanta entrò a far parte dell’Unione Comunisti Italiani e con alcuni musicisti militanti del partito diede vita al Canzoniere Nazionale del Vento Rosso.

Quei suoi sono testi delle origini già raccontano le ingiustizie del mondo, la guerra e la vita…. come sempre farà. Il primo album di Bertoli è «Rosso colore dell’amore», nel 1974 cui seguirà «Roca Blue». Nel 1976 pubblica il disco «Eppure soffia» – che diventerà famosissimo, quasi un inno di quegli anni – incentrato sull’impegno sociale come sulla riscoperta delle radici e del dialetto.

«A muso duro», del 1979 è un manifesto poetico nel quale, oltre alla critica verso i discografici e  i “falsi poeti”, emerge un modo di raccontare storie … per essere felici con se stessi.

Canterò le mie canzoni per la strada

Ed affronterò la vita a muso duro

Un guerriero senza patria e senza spada

Con un piede nel passato

E lo sguardo dritto e aperto nel futuro”. 

Nel 1981 arriva un’altra canzone destinata a un grande successo: è «Pescatore» cantata con Fiorella Mannoia, nell’album «Certi momenti»: temi forti, sostenendo il diritto all’aborto e criticando Chiesa e moralisti.

Adesso quando i medici di turno rifiuteranno di esserti d’aiuto 

perché venne un polacco ad insegnargli 

che è più cristiano imporsi col rifiuto 

pretenderanno che tu torni indietro 

e ti costringeranno a partorire 

per poi chiamarlo figlio della colpa 

e tu una Maddalena da pentire”.

In quell’album compaiono tanti dei temi cari a Bertoli, che in Italia fu tra i precursori nella denuncia del malcostume politico, della necessità di affrontare la questione ecologica e ampliare i diritti civili.

Con il doppio album «Studio & Live» e poi in «Canzone d’autore» interpretò, con grande partecipazione, alcuni brani di Paolo Conte e di Fabrizio De André.

Nel 1990 con «Giocatore mondiale» di Elio e le Storie Tese pone, con ironia, la questione delle barriere architettoniche. Conosceva bene quelle barriere, non solo fisiche, che impediscono (ancora oggi) un’adeguata qualità della vita per le persone con disabilità.

La televisione di Stato con lui – e con la disabilità in generale – fu vergognosamente discriminante. «Gli dicevano che la sedia a rotelle intristiva il pubblico» ricorda in una recente intervista su «Il fatto quotidiano” il figlio Angelo. Testuale: «un suo amico che lavorava in Rai una volta gli disse di non offendersi, ma in azienda non era ben visto perché con la sedia a rotelle intristiva il pubblico». Non fu certo l’unica volta ma Bertoli reagiva con orgoglio: «mio padre, che al contrario di ciò che si pensa era molto simpatico e per niente burbero, gli rispose che lo trovava strano perché al concerto della sera prima nel palazzetto con quindicimila spettatori nel pubblico non ce n’era uno che piangesse».

Nel 1991 partecipa a Sanremo, con il gruppo sardo dei Tazenda: il brano «Spunta la luna dal monte» è caratterizzato da sonorità legate alla tradizione popolare che lui amava. All’epoca fu un successo.

Nel 1992 è nuovamente a Sanremo con «Italia d’oro», un testo-denuncia capace di anticipare lo scandalo di Tangentopoli; nella canzone «Giulio» non fa sconti a uno degli uomini allora più potenti, il democristiano (e uomo fidato degli Usa) Giulio Andreotti.

Sai la verità

Dietro ai monumenti tutto il marcio puzza già

Se tu ti dici puro

noi saremo davanti a un caso di spergiuro”.

L’ultimo album «301 guerre fa» esce poco prima della sua scomparsa: 10 canzoni, scritte con la collaborazione del figlio Alberto e di Luciano Ligabue e che avrebbero dovuto dar vita al nuovo album del 2003, non furono mai incise.

Alla moglie sono dedicate le ultime sue parole:

«Sei stata la cosa più bella, più vera e più pulita che potesse capitarmi nella vita. Amore mio, vado…». Lo rivelò Luciano Ligabue il quale ricordando colui che fu il suo mentore spiegò: «Incontrare Pierangelo voleva dire ogni volta assistere a una incredibile lezione di forza. Forza morale, intellettuale e, nonostante la sua disabilità, forza fisica. Tutto questo lo si poteva (e lo si può) sentire nella sua voce netta, decisa, potente, perentoria e consapevole». 

La sua voce si spense a causa di un tumore ai polmoni, il 7 ottobre 2002, a un mese dal suo sessantesimo compleanno.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

 

Redazione
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3 commenti

  • LELLA DI MARCO

    grazie Daniela per quanto hai scritto con lucidità e precisione., mi permetto di aggiungere una mia breve testimonianza di vita vissuta assieme a Bertoli e ai compagni del suo gruppo politico di appartenenza anche per dire, con l’emozione forte che mi coglie in questo istante, che in quegli anni ” formidabili o meno” IO C’ERO..
    Mi riferisco all’unione dei marxisti -leninisti , alla lega del vento rosso a servire il popolo con la logica e gli ideali del proletariato alla disabilità fisica di Bertoli vissuta come solidarietà e fonte di ricchezza e creatività collettive.

    non aggiungo nulla di nuovo …ormai in rete si trova tutto , quanto raccolto anche negli archivi dei partiti ma io in quegli anni di costituzione dell’unione dei marxisti leninisti ero con loro . Tralascio le mie vicende personali e sottolineo qualche aspetto interessante e forse sconosciuto , di quell’organizzazione politica nuova e antagonista e sulla presenza ARTISTICAMENTE militante di Bertoli.
    IL modello organizzativo DELL’UNIONE era quello dei soviet , anticapitalista anticlassista , anti sfruttamento… organizzazione rigorosa per settori, genere ,età, caratteristiche personali , cosi donne, bambini intellettuali artisti operai … erano leghe che si tingevano di rosso, I principi che si teorizzavano erano subito – pratiche reali di vita . Il comunismo sognato veniva vissuto nella quotidianità familiare , nei rapporti di coppia nella vita sessuale, collettivizzando tutti i beni materiali di ogni compagno che tratteneva il minimo per vivere corrispondente al reddito operaio, Si teorizzava una sorta di dualismo di potere. L’unione dei comunisti staccata dal mondo circostante con molta solidarietà all’interno e aiuto reciproco. Bertoli era con la lega del nuovo vento dell’EST che non poteva che essere rosso in compagnia dei suoi simili da Bellocchio a Lou Castel Claudio Meldolesi Michele Santoro e tanti altri … Si faceva propaganda con delle feste di quartiere e Bertoli cantava anche in piedi sostenuto dai compagni e la gente felice, lo ascoltava , i bambini lo toccavano.. gioiosi mangiando qualche dolcetto offerto loro.
    di benpensanti che è sanremo l

    adesso detesto le appropriazioni indebite , l’uso di un volto , una voce un simbolo legati a lotte antagoniste e forti comunque, per rafforzare i profitti di qualcuno e fornire un alibi di accettazione ad una società illiberale, non inclusiva con chiare tendenze fasciste.
    Io c’ero quando Bertoli, vulcano in continua eruzione esplodeva con i suoi primi segnali a muso duro , ed anche se non sempre concordavo con le posizioni dell’unione dei comunisti m.l. non posso pensare che quegli anni siano passati invano
    Lella Di marco

  • Domenico Stimolo

    Pierangelo Bertoli in ” rosso colore”
    https://youtu.be/akBt4d1pLQw

  • Maria Daniela Pia

    Voglio ringraziare Lella Di Marco per il ricordo bellissimo di Bertoli, l’ esperienza, di quei giorni, regalata a questa bottega, vale oro.
    Grazie anche a Domenico Stimolo per il richiamo ad una canzone che tocca le nostre anime.

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