Erich Fromm e «L’Umanesimo Socialista»
Gian Marco Martignoni per Libri da recuperare: 26esima puntata (*)
La prima edizione di «L’Umanesimo Socialista» – a cura di Erich Fromm – è del 1971 a opera di Dedalo Libri. Fu ripubblicato nel 1975 nella Biblioteca Universale Rizzoli, annoverando più ristampe. Sono trascorsi dunque cinquant’anni dalla prima edizione e l’umanesimo socialista è scomparso dall’orizzonte planetario per tante cause e ragioni ma tornare a quel dibattito plurale è più che salutare e liberatorio rispetto alle molteplici ipocrisie che attanagliano l’odierno discorso pubblico.
Innanzi tutto sono 34 gli autori chiamati da Fromm a misurarsi con le contraddizioni generate dall’opulento sistema capitalistico e il palese fallimento a est dello stalinismo e degli anni successivi. Il libro è suddiviso in 5 sezioni: la prima parte e la seconda si concentrano attorno alla definizione del concetto di umanesimo e di che cos’è l’uomo; la terza e la quarta discutono le nozioni di libertà e di alienazione; la quinta parte, più di carattere sociologico, affronta il tema della pratica, ovvero come realizzare una prospettiva di emancipazione delle classi subalterne. Umberto Cerroni, Danilo Dolci e Galvano Della Volpe sono gli italiani chiamati a dibattere con pensatori del calibro di Herbert Marcuse, Karel Kosik, Ernest Bloch, Gaio Petrovic, Adam Schaff, Lucien Goldmann, Raya Dunayevskaya, Bronislaw Baczko, Bertrand Russell, Maximilien Rubel, Wolfgang Abendroth, Leopold Senghor solo per fare qualche nome. Due universi, quello dell’Ovest e quello dell’Est, messi pubblicamente a confronto, quando ancora la lotta ideologica significava «esporre il nostro sistema di valori e le nostre idee» (Adam Schaff ).
La ricchezza analitica proposta dal complesso degli interventi è impressionante: al cuore di ogni riflessione vi è la concezione dell’uomo di Marx, ovvero di quel pensatore che Umberto Cerroni ha definito «l’Aristotele della modernità». Il peso della visione del mondo avanzata dalla “scuola di Francoforte” è tutt’altro che marginale e può essere sostanzialmente compendiato da una affermazione dell’introduzione di Erich Fromm che brilla per lo sguardo anticipatorio: Marx «non prevedeva che il capitalismo si sarebbe sviluppato tanto che la classe operaia avrebbe raggiunto la prosperità materiale e condiviso lo spirito capitalista, mentre tutta la società si sarebbe alienata al limite estremo. Non si rese mai conto di quell’
alienazione del benessere che può essere altrettanto disumanizzante che l’alienazione della povertà». Il processo di integrazione delle classi subalterne si è sviluppato su due piani: da un lato il modo di produzione capitalistico comporta la dinamica della coercizione del lavoro salariato e alienato (così Leopold Senghor); dall’alto lato mediante la produzione di una pletora di bisogni umani artificiali – in netta antitesi con i bisogni umani autentici – si determina una crescente omologazione sul piano dei consumi, svilendo la dimensione dell’essere in favore di quella dell’avere. Una riflessione quest’ultima che verrà ben messa a fuoco da Fromm successivamente e da Agnes Heller nel fondamentale libro «La teoria dei bisogni in Marx». Pertanto la reificazione determinata dai rapporti di produzione capitalistici ha come conseguenza lacerante la totale disumanizzazione dell’uomo, influenzando enormemente il carattere sociale della personalità. Come combattere e superare l’alienazione, anche nelle società socialiste, recuperando la dimensione emancipatoria intravista da Marx nell’obiettivo della riduzione della giornata lavorativa e nello sviluppo di una personalità policulturale (Predrag Vranicki) è il filo rosso del libro. Il tempo libero e le molteplici attività di svago creative possono contribuire al ridisegno della universalità dell’uomo (T. B. Bottomore). In quell’epoca il modello dell’autogestione iugoslavo, nelle sue contraddizioni e potenzialità, era ancora visto e valutato come antitesi agli errori e alle degenerazioni della pianificazione staliniana. Nell’individuazione di una prassi coerente per l’insieme del movimento operaio è lo storico Wolfgang Abendroth a rilanciare il concetto di pianificazione in una società senza classi, fondato sulla soddisfazione dei bisogni primari (istruzione, casa, sanità) e alternativo a quella pianificazione made in USA incentrata sul primato “mortale” della produzione bellica. Pianificazione tesa a unire il modello dell’autogestione con quello dell’autogoverno della comunità, perché – per riprendere le parole del filosofo Karel Kosik – «l’uomo non è un mero soggetto che percepisce ma è un’essenza che realizza la verità».
(*) L’idea di questa rubrica è di Giuliano Spagnul: «… una serie di recensioni per spingere alla ristampa (o verso una nuova casa editrice) di libri fuori catalogo, preziosi, da recuperare». Ecco l’elenco:
1 – Gunther Anders: «Essere o non essere» (2 aprile) di Giuliano Spagnul
2 – L’epica latina: Daniel Chavarrì a (14 aprile) di Pierluigi Pedretti
3 – «Poema pedagogico» di Anton Makarenko (30 aprile) di Raffaele Mantegazza
4 – «Il signore della fattoria» di Tristan Egolf (12 maggio) di Francesco Masala
5- «Chiese e rivoluzione in America latina» (26 maggio) di David Lifodi
6 – «Teatro come differenza» di Antonio Attisani (9 giugno) ancora di Giuliano Spagnul
7 – «Dizionario della paura» di Marcello Venturoli e Ruggero Zangrandi (23 giugno) di Giorgio Ferrari
8 – «Arrivano i nostri» di Dario Paccino (il 7 luglio) di Giorgio Stern
9 – «Un debole per quasi tutto» di Aldo Buzzi (21 luglio) di Pierluigi Pedretti
10 – «Protesta e integrazione nella Roma antica» (4 agosto) di Giuliano Spagnul
11 – Athos Lisa: «Memorie» (18 agosto) di Gian Marco Martignoni
12 – «Le donne del millennio»: un’antologia con… (1 settembre) di Giulia Abbate
13 – «Gli antichi Greci» di Moses Finley (15 settembre) di Lella De Marco
14 – «La vita è sovversiva» di Ernesto Cardenal (29 settembre) di David Lifodi
15 – «Il cammino dell’umanità» di Angelo Brelich (13 ottobre) di Giuliano Spagnul
16 – «325mila franchi» di Roger Vailland (27 ottobre) di db
17 – «La favolosa Hollywood» di Otto Friedrich (10 novembre) ancora di Spagnul
18 – «Coscienze di mulini a vento» di Flavio Almerighi (24 novembre) di Lucia Triolo
19 – Charles Bettelheim: «Le lotte di classe in Urss» (8 dicembre) di Mauro Antonio Miglieruolo
20 – «Le note, vol. 2» di Ludwig Hohl (22 dicembre) di Francesco Masala
21- «Plotone di esecuzione» di Enzo Forcella e Alberto Monticone (5 gennaio) di Daniele Barbieri
22- «I giorni» di Taha Hussein, con un occhio ad… (19 gennaio) di Karim Metref
23 –«America latina: l’arretramento de los de arriba» (2 febbraio) di David Lifodi
24 – «Sardigna ruja» (e non solo) di Gianfranco Pintore (16 febbraio) di Francesco Masala
25 – «Metti l’aquila a dormire» di Marge Piercy (2 marzo) di Giuliano Spagnul
Anche se il 16 marzo ci siamo “assentati” – per prendere fiato, dopo quasi un anno – la nostra scadenza resta quattordicinale. Se qualcuna/o vuole inserirsi troverà le porte aperte. [db per la “bottega”]




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