Europa non ignorare quello che avviene in Turchia

di Aslı Erdoğan (*)

Lettera dal carcere di Aslı Erdoğan: ‘Nessuno può offrirsi il lusso di ignorare questa situazione, e soprattutto non noi giornalisti, scrittori, accademici, noi che dobbiamo le nostre esistenze alla libertà di pensiero

[Lunedì 5 dicembre 2016, mentre qua in Italia bisticciavamo per un sì o un no a una riforma costituzionale traballante – e lo facevamo con quell’immancabile atteggiamento di superiorità e autoreferenzialità, che ci fa sembrare e sentire sempre protagonisti assoluti, sempre al centro del mondo –, mentre da noi sembrava fosse accaduto qualcosa di epocale e decisivo, da un carcere alla periferia di Istanbul, la scrittrice Aslı Erdoğan scriveva questa lettera.
Davanti a ciò che sta accadendo in Turchia, le nostre magagne politiche fanno ridere. Solo che poi, proprio per via di quell’autoreferenzialità di cui parlavo, della Turchia da noi si parla pochissimo, e di Aslı Erdoğan sappiamo poco o nulla, al di là dell’omonimia quasi inquietante con colui che ne ha voluto l’arresto.
I nostri giornali e telegiornali non si occupano di lei e delle centinaia di giornalisti, scrittori, docenti universitari, incarcerati dopo il tentato golpe dello scorso luglio. È in carcere in attesa del processo, rinviata a giudizio con l’accusa di essere complice dei terroristi, con la richiesta, già formulata dall’accusa, della detenzione a vita. Il mondo della letteratura – altrove, non qui da noi – si sta dando da fare per tenere alta l’attenzione sulla sua vicenda. Soprattutto in Germania e in Francia.
Già lo scorso agosto ci fu una petizione lanciata dallo scrittore Patrick Deville e firmata da scrittori di tutto il mondo. La lettera che Aslı Erdoğan ha scritto lunedì 5 dicembre, è stata pubblicata sul sito letterario Diacritik.com in inglese (lingua in cui è stata scritta, come potete vedere dalle foto) e in francese. Io l’ho tradotta in italiano
. Roberto Ferrucci ]

5.12.2016
Cari amici, colleghi

questa lettera è scritta dal carcere femminile di Barkirköy, situata fra un manicomio e un vecchio lebbrosario. In questo momento, un numero stimato fra i 150 e i 200 “giornalisti” – un record mondiale – sono imprigionati in Turchia e io sono una di loro.

Io sono una scrittrice, solo una scrittrice, autrice di otto libri tradotti in varie lingue inclusa quella francese (pubblicati da Actes Sud). Dal 1998 ho lavorato come commentatrice cercando di combinare letteratura e giornalismo. Gli ultimi due Premi Nobel mettono in evidenza quanto siano giustamente rimessi in discussione i limiti rigidi della letteratura.
Sono stata arrestata con il motivo, o con il pretesto, di essere uno dei “collaboratori” di Özgür Gündem, considerato “giornale curdo”.
Nonostante la legge che regola il giornalismo non dia alcuna responsabilità legale ai collaboratori, e che nessuno fra le centinaia di processi intentati ai giornali abbia mai incluso nessuno di questi simbolici collaboratori, per la prima volta dopo vent’anni, sei di loro sono accusati di “terrorismo”: Necmiye Alpay, linguista e attivista pacifista, Bilge Cantepe, fondatore del Partito Verde, Ragıp Zarakolu, editore e candidato al Premio Nobel per la Pace, Ayhan Bilgen, parlamentare, Filiz Koçali, giornalista femminista. Infatti, fra questi 150 “giornalisti”, ci sono molti scrittori, accademici, critici letterari, ma si trovano tutti imprigionati per il loro lavoro giornalistico.

La situazione della stampa è allarmante.
Circa 200 giornali, agenzie d’informazione, radio e televisioni sono state chiuse su ordine del governo negli ultimi quattro mesi.
Una “punizione collettiva” è stata inflitta anche a Cumhuriyet, il più vecchio giornale turco, baluardo della social democrazia.
Come per Özgür Gündem, tutti i collaboratori e gli editorialisti, compresi un editorialista culturale e un vignettista!, sono stati arrestati con l’accusa di essere fiancheggiatori di due differenti organizzazioni terroristiche.
Cumhuriyet ha recentemente pubblicato un coraggioso reportage sui rapporti fra la Turchia e l’Isis e ha duramente contestato il tremendo attacco a Charlie Hebdo.
Molti giornalisti, me stessa inclusa, sono stati perseguitati per aver espresso solidarietà a Charlie Hebdo, alcuni sono stati condannati per questo.
Abbiamo bisogno del vostro sostegno, della vostra sensibilità e solidarietà.
PEN, che alla base è un’organizzazione per la difesa degli scrittori, si batte attivamente per la libertà dei giornalisti. Quando la libertà di pensiero e di espressione sono in pericolo, non può esserci nessuna discriminazione.
“Liberté, Egalité, Fraternité”: sono concetti che dobbiamo alla Rivoluzione Francese!
Più di due secoli sono passati, a dare significato, e realtà, a tali concetti, cresciuti attraverso la riflessione, il pensiero e lo sviluppo letterario, scaturiti da secoli di fatica, di lotte e di sangue…
Concetti che devono essere universali, nella teoria e nella realtà, per chiunque, senza eccezioni.
Il mio sentimento è che la recente crisi in Europa, conseguente al problema dei rifugiati e degli attacchi terroristici, non è soltanto una questione politica ed economica.
È una crisi esistenziale, che l’Europa potrà risolvere soltanto reinvestendo nelle nazioni che la compongono. Troppi segnali ci indicano che le democrazie liberali europee non possono più sentirsi sicure mentre l’incendio si propaga negli immediati dintorni.
La “crisi democratica” in Turchia, a lungo sottostimata o ignorata per ragioni pragmatiche, il crescente rischio di una dittatura islamica e militare, avrà delle conseguenze serie. Nessuno può offrirsi il lusso di ignorare questa situazione, e soprattutto non noi giornalisti, scrittori, accademici, noi che dobbiamo le nostre esistenze alla libertà di pensiero e di espressione.
Vi ringrazio molto.

Cordiali saluti,

Aslı Erdoğan

Prigione di Bakırköy C-9

______________
Post scriptum:  in Italia, di Aslı Erdoğan, è stato pubblicato solo un romanzo: Il mandarino meraviglioso, edito da Keller (ndt).

(*) Tratto da http://www.robertoferrucci.com.

alexik

Un commento

  • Aggiornamento del 30/12/16, da Popoff Quotidiano.

    Aslı Erdoğan rilasciata dopo cento giorni di detenzione. «Sono una scrittrice e il motivo per cui esisto è quello di parlare»

    di Francesco Ruggeri. Le autorità turche hanno rilasciato due note intellettuali che erano state arrestate con l’accusa di propaganda terroristica. Lo riferisce il quotidiano Hurriyet. La scrittrice Asli Erdogan e la linguista Necmiye Alpay facevano parte di un gruppo di giornalisti e autori che scrivevano per il quotidiano Ozgur Gundem, chiuso per presunti legami con i curdi del Pkk. Le due scrittrici sono rimaste dietro le sbarre per oltre 100 giorni. «Sono una scrittrice e il motivo per cui esisto è quello di parlare. L’unica prova di appartenenza ad un’organizzazione terroristica che mi è stata mostrata è stata solo il mio nome sul giornale», ha detto in tribunale la Erdogan, che faceva parte del comitato consultivo del giornale. Poi ha aggiunto che i principi basilari del diritto erano stati violati accusando i redattori del giornale. Oltre alle due scrittrici, sono stati rilasciati anche altri giornalisti.

    In Italia, tra gli altri, è stato lo scrittore veneziano Roberto Ferrucci ad attivarsi per una mobilitazione degli intellettuali per la liberazione di Aslı Erdoğan e degli altri giornalisti incarcerati dal feroce regime dello stato turco.

    Così si legge sul blog di Ferrucci:

    Aslı Erdoğan appena liberata
    La notizia mi è arrivata poco fa, mentre ero in vaporetto, e stavo leggendo il suo romanzo, Il mandarino meraviglioso. Un messaggio chiaro, da parte di un amico scrittore francese: Aslı Erdoğan è libera! È una di quelle coincidenze che ti fanno assaporare la stranezza della vita: avevo deciso che l’ultimo libro di quest’anno sarebbe stato il suo, pubblicato qualche anno fa dall’editore Keller. Suo sarà anche il primo del prossimo anno, Je t’interpelle dans la nuit,pubblicato dalla Meet di Patrick Deville, nella collana bilingue, che leggerò subito dopo questo, pensando all’appartamento degli scrittori di Saint-Nazaire, dove entrambi siamo stati in residenza. Ora il resto della lettura de Il mandarino meraviglioso avrà un tono del tutto diverso, meno cupo, più piacevole. Non conosco i dettagli della liberazione, oggi è iniziato il processo, che la vede accusata di terrorismo insieme ad altri intellettuali e giornalisti, ma dubito che sia tutto a posto, tutto finito. Però adesso è un sollievo andare a letto con la consapevolezza che anche la mia cara collega Aslı Erdoğan stanotte potrà finalmente addormentarsi nel suo, dopo cinque mesi di assurda e ingusta incarcerazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *