Europa senza donne?

All’Europa interessano le donne? di Eve Ensler (aprile 2011, traduzione di Maria G. Di Rienzo). Eve Ensler è la fondatrice di V-Day, movimento internazionale contro la violenza su donne e bambine. Dal 1999 ad oggi, il movimento ha raccolto oltre 60 milioni di dollari e finanziato più di 10.000 rifugi e programmi antiviolenza: http://www.vday.org

Mentre il cambiamento politico si diffonde attraverso il Medioriente, e dopo la celebrazione del centesimo anniversario del Giorno Internazionale della Donna il mese scorso, io ho passato un bel po’ di tempo riflettendo ed apprezzando il ruolo eroico e cruciale delle donne attiviste di base in tutto il mondo. Ho riflettuto su come hanno lavorato instancabilmente e spesso sotto attacco per contrastare violenza ed ingiustizia, per fornire servizi ove i governi omettono di farlo, e per chiedere trasparenza e fine dell’impunità.

In Europa, come in altre parti del mondo, è grazie a costoro che la violenza contro le donne è diventata una questione riconosciuta dai governi e dai politici. Con risorse risicate queste donne gestiscono rifugi, provvedono sostegno medico d’emergenza alle sopravvissute che fuggono da chi abusa di loro, chiedono politiche adeguate, forniscono consigli legali, insegnano autodifesa a donne e ragazze, suscitano consapevolezza su soggetti considerati tabù, ed aiutano donne e bambine/i a raccogliere i pezzi delle loro vite dopo che queste ultime sono state frantumate, a livello emotivo ed economico. E’ grazie al loro coraggio ed alla loro perseveranza che un marito non ha più il diritto di stuprare la moglie, e che le molestie sessuali in ufficio non sono più uno sport legittimo.

Ad una prima occhiata, può sembrare che la politica in Europa abbia cominciato a considerare seriamente le richieste delle attiviste di base. Dal Consiglio d’Europa, i cui membri spaziano dall’Irlanda alla Russia, è stato redatto il primo strumento internazionale legalmente vincolante diretto a contrastare la violenza contro le donne. L’Unione Europea (27 membri) ha pure preso molteplici impegni per mettere fine alla violenza contro le donne, incluse le Risoluzioni del Parlamento europeo che chiedono una direttiva legalmente vincolante: la più recente di tali Risoluzioni è stata adottata il 5 aprile 2011. Gli stati membri dell’UE ha fatto eco a questo richiamo e richiesto alla Commissione Europea di trovare una strategia europea, di creare un Osservatorio sulla violenza contro le donne e di migliorarne la prevenzione; l’anno scorso, la Commissione Europea ha dichiarato una strategia ed un piano d’azione per combattere la violenza contro le donne.

Ma cosa ha prodotto tutto questo? Ad oggi, la Commissione Europea non ha adempiuto alla maggior parte dei suoi impegni e dei suoi obblighi, mentre al Consiglio d’Europa, nelle ultime fasi prima dell’adozione della “Convenzione sulla prevenzione ed il contrasto alla violenza contro le donne ed alla violenza domestica” alcuni paesi, inclusi la Gran Bretagna e la Russia, stanno facendo ogni sforzo per togliere dalla bozza di trattato i finanziamenti chiave.

E’ possibile che nel 2011 siamo ancora qui a lottare per i più ovvi e basilari diritti delle donne? E’ possibile che i decisori europei non abbiano alcun reale interesse a proteggere e rafforzare le donne? Qualcuno ha detto che il lassismo e la mancanza d’azione vengono dal convincimento che la violenza contro le donne non sia un’istanza urgente in Europa, o che la volontà degli stati membri di dar priorità ad altro è semplicemente il riflesso del fatto che ci sono questioni più importanti. Questa idea è assurda. Date solo un’occhiata ai fatti e ditemi se la violenza contro le donne non è una faccenda urgente:

a.. Includendo nella lista tutte le forme di violenza contro le donne, si stima che il 45% delle europee sono state soggette alla violenza maschile almeno una volta durante la loro vita;

b.. In Francia, ogni tre giorni una donna muore uccisa dal partner o dall’ex partner. In Gran Bretagna, ne muoiono due a settimana.

c.. Una studentessa universitaria inglese su quattro ha subito un’esperienza sessuale non desiderata all’università o alle scuola superiore.

d.. Fra il 40 ed il 50% delle donne europee hanno sperimentato molestie sessuali sul luogo di lavoro.

e.. Il 79% delle vittime del traffico di esseri umani sono trafficate a scopo di sfruttamento sessuale; più dell’80% di esse sono femmine.

f.. Mezzo milione di donne e bambine nell’Unione Europea vivono con i genitali mutilati.

g.. Nell’area coperta dal Consiglio d’Europa, il costo annuale totale della violenza domestica è di circa 33 miliardi di euro.

Per mettere tempo e danaro nella prevenzione e nelle misure per dare sicurezza a donne e ragazze, il momento è ora. Se i governi europei sono seri nell’occuparsi di metà delle loro popolazioni, l’adozione di una significativa Convenzione del Consiglio d’Europa e di una direttiva legalmente vincolante da parte dell’Unione Europea non dovrebbero essere così difficili. La Risoluzione più recente del Parlamento europeo in merito alla violenza contro le donne fornisce la cornice per questo. Il dibattito che ha condotto alla sua adozione, fra i commenti decisamente inappropriati del Presidente, ha indicato il bisogno urgente di una delle misure che la Risoluzione chiede: lavorare contro “gli stereotipi e le credenze socialmente determinate che contribuiscono a perpetuare le condizioni che creano la violenza di genere e l’accettazione della stessa.”

L’UE presto prenderà decisioni sul suo bilancio pluriennale dal 2013 in avanti. Che le spese siano “sensate” è “l’ordine del giorno” per tutti. Uno studio recente ha rivelato che solo il costo della violenza relativa ai partner intimi, nell’Unione Europa, è di circa 16 miliardi di euro l’anno. Ciò significa che ogni mezz’ora un milione di euro va perso perché niente viene fatto per prevenire l’abuso delle donne da parte dei loro partner. Lo stesso studio mostra che se i fondi per la prevenzione di questa violenza fossero aumentati di un solo euro, ne salverebbero 87 sui costi. Incrementare i fondi per la prevenzione sarebbe una “spesa sensata”, non è vero?

Al momento le attiviste di V-Day stanno organizzando eventi in circa 20 paesi europei (più di 100 località) per aumentare la consapevolezza e raccogliere fondi per le organizzazioni di base che lavorano per mettere fine alla violenza contro le donne. La Commissaria europea Reding conosce il potere dell’attivismo di base di V-Day: lei stessa ne fece parte nel 2004, quando salì sul palco per partecipare alla rappresentazione di beneficenza de “I monologhi della vagina” nel suo paese, il Lussemburgo. L’attivismo di base copre alcuni dei buchi che attualmente esistono sia nella prevenzione sia nella fornitura di servizi, ma i decisori politici in Europa devono rendere lo stop alla violenza contro donne e bambine una priorità reale.

Come le migliaia di donne che ho incontrato negli oltre 60 paesi in cui ho viaggiato negli ultimi 15 anni, le donne europee sanno esattamente di cosa hanno bisogno e sanno esattamente come rispondere alle loro particolari necessità all’interno delle loro particolari circostanze. Sta ai leader politici ascoltarle, e poi provvedere con cura piattaforme e vie che siano loro utili a dirigere i loro propri destini.

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