Europe around the borders

di Ivano di Maria, Marco Truzzi (*)

Ivano di Maria2“Europe around the borders” è un progetto condotto da Ivano Di Maria, fotografo, e Marco Truzzi, giornalista, iniziato nel dicembre 2013. Alla base la necessità – quasi l’urgenza – di narrare il tema del “confine” che, dopo secoli di guerre e rivendicazioni, da sempre segna il continente. L’Europa è infatti costruita non solo su confini che marcano, che delimitano, ma soprattutto su confini culturali che improvvisamente si fanno “assenti”, assumendo un andamento carsico, per riapparire poi in modo imprevisto a connotare e a rappresentare in modo nuovo ciò per cui sono stati pensati: dividere chi sta dentro da chi sta fuori, “chi è”, da “chi non è”.

Ventimiglia.Non c’erano i migranti, all’inizio del percorso. Non c’erano nemmeno i confini, per la verità, in un momento in cui Schengen pareva saldo nella propria ridefinizione identitaria dell’europeo del terzo millennio. Lo stato di abbandono della dogana di Tarvisio e del reticolato di postazioni di controllo a Basilea, luogo simbolico di incontro di tre nazioni dove le frontiere sono unicamente quelle sociali, erano lì a testimoniare la liquidità del postmoderno nel superamento della fisicità del Novecento.

TarvisioIl tema del “migrante” è emerso più a nord, in Danimarca e poi in Norvegia, quando ancora non era esploso in tutta la sua portata il dramma siriano. Lì, tra palazzi di design in vetro e cemento, signore dalla perfetta messa in piega raccontano senza reticenze il “problema degli immigrati che stanno costruendo enormi imperi economici”.

Poi il viaggio si è fatto cronaca. A Melilla, enclave spagnola in Marocco, un’umanità composita si accalca al check point di Barrio Chino per trasportare quantità enormi di mercanzia da un lato all’altro del confine generando, per conto di ricchi notabili marocchini, il “contrabando” (o “commercio atipico”) che non è altro che una tollerata forma di migrazione.

MelillaDa qui il racconto delle frontiere che furono è diventato racconto dell’attualità di frontiere che rinascono: i confini continuano a rappresentare luoghi simbolici che proteggono realtà economiche e sociali e affermano un’appartenenza e un’identità politico-geografica non condivisibile con chi non ha i requisiti per farne parte. Così a Ventimiglia, la Francia chiude la dogana e lascia alcune decine di persone a vivere sugli scogli in riva al mare. E così a Calais si muore nel tentativo di attraversare la Manica nascosti sotto tir o nella stiva di qualche nave.

Calais, "La giungla".

Il percorso di “Europe, around the borders” si è chiuso a est. Ad Auschwitz, modernissimo utero dell’indicibile. E sui nuovi muri costruiti in Bulgaria e Ungheria, eredi di esperienze tragiche del passato: nell’indolenza occidentale è qui, invece, che trova espressione concreta il laboratorio del futuro prossimo, dove la “vecchia Europa”, dopo aver erroneamente mandato in avanscoperta l’economia e la finanza a scapito di una “buona politica”, è ora chiamata a confrontarsi con pulsioni e paure di un passato che ritorna sotto forma di rinnovati nazionalismi.

Idomeni

(*) Articolo tratto da Piazza Grande. Le foto di Ivano di Maria sono state scattate, nell’ordine, a Ventimiglia (le prime due), Tarvisio, Melilla, Calais, Idomeni. Altre foto del progetto “Europe around the borders”  sono visionabili qui.

alexik

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