EVVIVA FERLINGHETTI
a cura di Sandro Sardella
mi piace
il compagno editore della beat generazione
il compagno di una poesia che insorge
il compagno anarchico contro la guerra
mi piace
il poeta populista che infastidisce i poeti saccenti
il poeta di una poesia addentro la vita degli ultimi
il poeta da stimare che non te la sta a menare
mi piace
quel suo fare feriale
quel suo guardare attento con quei suoi occhi azzurri
quel suo recitare che sa di jazz di un mondo perduto
che si perde
mi piace
tenermelo compagno nella memoria
avercelo fratello maggiore compagno di strada
sentirmelo complice compagno di Jack di Gregory
di Allen di Neeli di Jack Hirschman della City Light
mi piace
che mi manca la sua statuina made in San Gregorio
Armeno in Napoli da tenere vicina a quella di Totò
e con le “Anime del Purgatorio” oranti
mi piace
che oggi posso gustarmi la freschezza di
“fotografie del mondo perduto” suo primo libro
del 1955 pubblicato per la prima volta in italiano
dalle Edizioni SUR a cura di Marco Cassini
mi piace
ancora inventare una nota d’acqua dedicata a
Lawrence Ferlinghetti
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“La verità non è un segreto per pochi”
eppure
ti verrebbe di pensarlo
a vedere come alcuni
bibliotecari
e ambasciatori culturali e
soprattutto direttori di museo
si comportano
sembra quasi che ne abbiano
l’esclusiva
dal modo in cui
se ne vanno in giro scuotendo
il loro elevato capo e
con quell’aria di non essere
mai andati in bagno
o qualcosa del genere
Ma non me la prenderei con loro
se fossi in voi
Dicono che le cose dello spirito è meglio concepirle
in termini astratti
e per di più
girare nei musei mi fa sempre
venire voglia di
“sedermi”
Mi sento sempre parecchio
costipato
a quelle altezze
vertiginose
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Era un volto che il buio poteva uccidere
in un istante
un volto facilmente offeso
da una risata o dalla luce
“Di notte facciamo pensieri diversi”
mi disse una volta
sdraiandosi languidamente
E citava Cocteau
“Sento un angelo in me” diceva
“che scandalizzo sempre”
Poi sorrideva e distoglieva lo sguardo
mi accendeva una sigaretta
sospirava e si alzava
e stiracchiava
la sua dolce anatomia
faceva cadere una calza
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assurdo
essere vivi in un mondo così
strano
con l’orchestrina sdolcinata
nel classico bersò
e la gente
sulle panchine sotto gli alberi potati
e le ragazze
sull’erba
e la brezza alitante e i festoni
festanti
e un uomo grasso con una graflex
e una donna scura con un cane scuro
che lei chiamava Lucia
e un gatto al guinzaglio
e un pechinese con la sua bella bionda
e un cubano col borsalino
e un gruppo di ragazzi in posa per una foto
di gruppo
e proprio in quel momento
mentre l’orchestrina continuava a suonare
sdolcinata
un nano passò gridando e sventolando il cappello
verso qualcuno
e un ragazzo con una vistosa spilletta militante
si avvicinò e disse
Per caso sei registrato come
DEMOCRATICO?