Fan Token e criptovalute: farne a meno

 

articoli di coniarerivolta, Jacopo Temperini, Riccardo Zolea, Francesco Prisco

Fan token: il mercato del nulla – coniarerivolta

“Lui si era accorto che vendevo l’aria a prezzi altissimi…”

Roberto Vecchioni, Pesci nelle orecchie, Ipertensione, 1975

In un vecchio film di Totò del 1950, Totò sceicco, a un certo punto il principe della risata si trova assetato in un deserto; improvvisamente ecco presentarglisi un venditore di limonata; Totò paga e fa per bere la limonata… ma si scopre che era invece un miraggio e non ha alcuna limonata in mano; eppure, il “miraggio ladro” aveva preso le 50 lire per pagare la limonata!

Nell’economia di oggi stiamo assistendo alla nascita di qualcosa di molto simile al “miraggio ladro” del famoso film di Totò. È infatti sempre più comune da parte di società calcistiche europee, squadre di basket americane, tornei di tennis, ecc., emettere “titoli digitali” detti fan tokenvere e proprie criptovalute (rientranti nella categoria degli utility token), che forniscono accesso a beni e servizi legati al club per conto del quale vengono emessi.

Il meccanismo è il seguente: una società terza emette questi titoli digitali sponsorizzando la squadra di calcio e ricevendone in cambio la possibilità di utilizzare il nome e l’immagine della squadra; i titoli digitali sono creati, venduti e scambiati tramite l’utilizzo della blockchain, la tecnologia alla base delle criptovalute. Ora, una volta comprati, questi titoli digitali non rendono nulla, né dividendi né interessi, e tantomeno prevedono il rimborso del capitale; vendendoli sul mercato secondario, però, si possono realizzare guadagni (e soprattutto perdite) in conto capitale.

La novità del fan token è che, in cambio dei soldi spesi per il relativo acquisto, esso permette di ricevere video esclusivi, sconti su gadgets o riconoscimenti dello stato di tifoso. Inoltre, tramite i fan token si può votare per decidere alcuni aspetti di marketing e di immagine della squadra tifata, per esempio la grafica della maglietta della squadra. Da un punto di vista di rendimento economico, questi benefit equivalgono praticamente a nulla. Per un’analisi più dettagliata, rimandiamo a questo recente contributo.

L’idea nasce nel 2019 con l’emissione di fan token della Juventus, ma è con la pandemia del 2020-2021 che si diffonde. In quel periodo, infatti, gli stadi sono vuoti, le società calcistiche incassano meno e il pubblico da casa cerca nuovi modi per seguire “a distanza” le proprie squadre preferite.

Passata però la fase più acuta della pandemia, il fan token resta un nuovo strumento che finanzia decine di squadre calcistiche europee (spesso le più ricche e famose), raccogliendo risorse tra i tifosi e i piccolissimi risparmiatori senza dover pagare loro alcun compenso economico. Inoltre, fino a poco tempo fa molti dei benefit che i fan token assicurano erano praticamente gratuiti e certo non oggetto di speculazione finanziaria (se, ad esempio, una squadra lanciava un sondaggio per decidere la grafica della nuova maglia, parteciparvi era quasi certamente gratuito).

Inutile dire che ovviamente il titolo è rischiosissimo in quanto legato alle dinamiche delle criptovalute, all’andamento della squadra nel campionato di calcio, all’andamento borsistico delle azioni delle società calcistiche e all’operato della società che emette le criptovalute. Per esempio, si possono comprare fan token di una squadra a 10, poi questa perde un derby o esce uno scandalo calcistico o societario, il mercato sconta questi fattori e tutti vendono fan token di quella squadra: il valore del titolo passa, ad esempio, da 10 a 1.

Questo può sempre avvenire nel mondo finanziario, ma solitamente gli investimenti sono legati più strettamente all’andamento del sottostante (che garantisce le fluttuazioni del titolo, se non si parla di titoli derivati) e avvengono tramite operatori specializzati che dovrebbero, almeno in teoria, valutare la rischiosità degli investimenti e “proteggere” in qualche misura gli investitori. I fan token invece non sono regolamentati, possono essere acquistati solamente tramite cellulare e sono rivolti a un pubblico del tutto inesperto e indifeso dalle insidie del mondo della finanza. Nulla vieta infatti agli squali finanziari di investire sul titolo, magari al ribasso, rovinando i piccoli investitori.

Per il capitalismo predatorio di oggi, invece, i titoli digitali sono una manna dal cielo per poter reperire risorse senza preoccuparsi di dare nulla in cambio o di dover rispettare i dettami della (seppur blanda) regolamentazione finanziaria. Sfruttare l’amore per la maglia dei tifosi, per fare soldi facili è ovviamente remunerativo. Ma il fenomeno ha tutti i requisiti per estendersi oltre, magari con fan token di cantanti, film, serie tv, e perché no partiti politici (altro che congressi vecchio stile, già praticamente sostituiti dalle “primarie”).

Le grandi squadre europee – le stesse che hanno provato a imporre il progetto della Superlega – ci sono dentro fino al collo. La logica è sempre la stessa: le società continuano nel loro tentativo di aggiustare un modello di business disastroso aumentando le entrate, tramite un ulteriore strumento di finanziarizzazione. Pare invece sempre più evidente la necessità di un ridimensionamento dei costi, grazie anche all’introduzione di un tetto salariale, un limite massimo per la somma che ciascuna società può spendere annualmente per gli ingaggi del proprio organico.

Che il capitalismo sia alla ricerca del profitto alle spese di lavoratori, consumatori e in questo caso tifosi si è sempre saputo e per questo va combattuto; tuttavia, potremmo essere di fronte a una svolta tecnologico-finanziaria dalle implicazioni inimmaginabili. Una prima rivendicazione politica in materia potrebbe essere la richiesta di regolamentare attentamente questo tipo di mercati in modo da tutelare i piccoli risparmiatori. Nel frattempo, alcune tifoserie organizzate, come quella del West Ham, si sono battute contro i fan token, ottenendone il ritiro.

La lotta contro la trasformazione del calcio da sport popolare ad hobby elitario ha mille componenti e diversi livelli di scontro, ma dovrebbe appartenere a tutti quelli che amano questo sport. Per tutti quelli che rifiutano l’equazione tifoso-consumatore e il tentativo di trasformare definitivamente questo sport in uno show è necessario costruire un’altra idea di calcio, di politica, di mondo, che metta sottosopra le dinamiche del calcio moderno. Per fortuna, alcuni tentativi in tal senso sono ormai realtà ben affermate e altre crescono giorno dopo giorno.

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Calcio e Cripto-Finanza – Jacopo Temperini, Riccardo Zolea

Il mondo del calcio ed il mondo della “cripto-finanza” si sono incontrati e si sono piaciuti. Il frutto di questo incontro ha dato vita a qualcosa di nuovo, con implicazioni e sviluppi molteplici e imprevedibili. Recentemente, infatti, alcune squadre di calcio europee (tra le più note si trovano Paris Saint-Germain, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester City e Arsenal, ma anche le italiane Juventus, Inter, Milan, Roma, Novara e a breve la Lazio[1]) stanno lanciando i cosiddetti fan token. Dietro il solito difficile nome inglese, sta un’operazione finanziaria molto interessante e probabilmente redditizia. Sostanzialmente, delle società terze, legate alle società calcistiche solitamente tramite sponsorizzazioni, emettono titoli che danno diritto a prendere decisioni inerenti alle squadre di calcio, nonché sconti su gadgets, biglietti omaggio e altri simili privilegi.  Queste decisioni riguardano aspetti che interessano il tifoso, come i colori delle maglie dei giocatori ed altre questioni analoghe.

Sul finire del 2019 la piattaforma Socios.com ha lanciato l’emissione del primo fan token dedicato ad una squadra di calcio, la Juventus. È proprio la squadra italiana la prima a vedere il lancio dei propri fan token; di lì a poco la seguiranno altri importantissimi club di calcio in tutto il mondo, leghe professionistiche, squadre di e-sports, case automobilistiche e molti altri ancora.

Ma cos’è un fan token? Chi li emette? A cosa servono? Quanto valgono?

Partendo dal principio, il mondo dei fan token ha origine sulla piattaforma digitale Socios.com e il business di Socios fa capo alla società maltese Mediarex Enterprise Limited, controllata dalla holding, Zokay Investments, avente sede alle British Virgin Island[2]. La “vision” della società è quella di coinvolgere nel mondo dello sport non solo i tifosi e i fan “fisicamente” e direttamente, ma anche di dar voce, spazio e possibilità di scelta a tutti i fan e i tifosi del mondo attraverso la digitalizzazione della loro partecipazione.

A tale scopo, Socios.com ha deciso di utilizzare la tecnologia della Blockchain come strumento in grado di far sì che tifosi e squadre potessero interfacciarsi gli uni con le altre.

È stato quindi prima di tutto creato un “token ERC-20”[3], il cui nome è Chiliz ($CHZ) sulla Blockchain di Ethereum[4], dopodiché è stata costruita una Blockchain laterale che fa direttamente capo alla piattaforma Socios.com. Il funzionamento è il seguente: sulla Blockchain laterale vengono emessi i fan token riferiti a ciascuna società partner di Socios, ed è sempre su questa Blockchain che clienti (fan) e partner (società di calcio, leghe, ecc.) interagiscono tra loro mediante le votazioni e qualsiasi altra forma di partecipazione consentita. Per tutto ciò che invece riguarda lo scambio di fan token tra i fan o l’acquisto e vendita degli stessi, per $CHZ la Blockchain di riferimento è quella di Ethereum[5].

Tale divisione dei ruoli trova il suo senso nelle caratteristiche specifiche delle due Blockchain: il vantaggio di questa separazione dei compiti va ricondotto principalmente alla velocità di convalida di ogni contratto (in termini di Blockchain, infatti, anche una transazione è un contratto). Difatti, mentre Ethereum presenta, al momento, una sistema di convalida chiamata PoW (Proof of Woork[6]), la Blockchain di Socios.com ne utilizza uno chiamato PoA (Proof of Authority[7]), che le permette di verificare e convalidare ciascun contratto in modo molto più veloce e “scalabile”[8] rispetto alla Blockchain di Ethereum.

I libri mastri di Ethereum e della Blockchain di Socios.com sono sempre consultabili da chiunque e, come è noto per chi ha dimestichezza con la tecnologia Blockchain, è possibile ricostruire la storia di ciascun portafoglio, di ciascun token e di ciascun contratto validato sin dalla sua generazione.

Per rispondere alla prima domanda, dunque, si può dire che i fan token sono risorse digitali collezionabili, coniate sulla Blockchain di Socios.com, che forniscono ai proprietari l’accesso a diritti particolari: il possesso di tali token dà il potere di influenzare le decisioni delle squadre preferite in modo commisurato al quantitativo di fan token di quella squadra posseduti, sbloccando premi VIP e l’accesso a promozioni esclusive, giochi, chat e un “riconoscimento da superfan” (un appellativo privo di concreti vantaggi economici). Ovviamente è la società calcistica o la lega stessa a decidere tematiche o quesiti da sottoporre ai possessori dei token. Un esempio di tali scelte potrebbe essere il parere sui colori della terza maglia o sulla grafica del pullman ufficiale della squadra. Chiaramente ciascuna società (o lega[9]) stipula un contratto di sponsorizzazione con Socios.com lasciando che questa possa utilizzare il nome della squadra di calcio per emettere i token.

Riguardo ai numeri, oltre al valore in dollari di ciascun token verificabile direttamente sulla piattaforma di Socios.com, sembra che i fan token abbiano generato oltre 150 milioni di sterline di entrate per i maggiori partner calcistici europei di Socios.com[10] e, piccola curiosità, è emerso che parte dello stipendio che il Paris Saint-Germain paga al calciatore più famoso al mondo, Lionel Messi, è pagato in token del Paris Saint-Germain ($PSG), i quali hanno visto incrementare notevolmente il loro valore.

Il quantitativo di token emettibili è limitato e prestabilito da Socios con ciascuna società in base ai suoi desideri. Per quanto riguarda il loro valore, il funzionamento è il seguente: i token delle nuove squadre, prima di entrare nel mercato “libero”, vengono messi a disposizione degli iscritti a Socios.com ad un prezzo fisso di 2$ acquistabili in $CHZ[11]  (ecco una degli aspetti che rendono sensata l’esistenza di un token proprio della compagnia). I token pre-acquistabili hanno un tetto massimo per ciascun acquirente, in modo da impedire che un solo agente possa comprarne troppi, e ne è bloccato l’acquisto e la vendita tra privati fino al momento del lancio sul mercato. A quel punto i token vengono messi a completa disposizione sia degli acquirenti iniziali, i quali possono decidere se “holdarli” (bloccarli, nel senso di tenerli senza intenzione di venderli) o metterli in vendita, sia eventualmente di nuovi compratori (al prezzo formatosi sul mercato).

Su Socios.com i vari agenti decidono a che prezzo sono disposti a vendere i token: il sistema mostra solamente il valore più basso e fino a che non viene venduto l’intero quantitativo di token offerto a quel prezzo, il prezzo mostrato non si alza. Questo vale per tutti i token; tuttavia, alcuni token, oltre alla suddetta modalità, presentano la possibilità di essere venduti e acquistati su uno o più siti o app di exchange[12] che scambiano criptovalute (per esempio, questo vale per i token del Paris Saint-Germain e della Roma).

Si provi ora ad analizzare il senso economico di una simile innovazione finanziaria. Sostanzialmente, le società emettitrici, nonché indirettamente le società calcistiche, ricevono un finanziamento, in una forma profondamente differente dall’obbligazione (non dovendo restituire il capitale né pagare un tasso d’interesse) e apparentemente più simile all’azione[13]. Tuttavia, questi fan token hanno in realtà molto poco in comune con le azioni. Infatti, le azioni prevedono la distribuzione dei dividendi e la possibilità di avere voce in capitolo nella gestione aziendale (tramite vari sistemi, ma, semplificando, sostanzialmente in proporzione della quantità di azioni posseduta), mentre i fan token non prevedono la distribuzione di alcun dividendo e permettono di prendere decisioni assolutamente irrilevanti dal punto di vista della gestione aziendale. In altre parole, questi “titoli” condividono i rischi delle azioni poiché non è previsto il rimborso del capitale investito, ma non prevedono alcuna forma di remunerazione.

L’unica possibilità per ottenere un guadagno dai fan token è la vendita sul mercato secondario, sperando in guadagni in conto capitale. Eppure, questo titolo ha molto del derivato e risulta quindi alquanto rischioso in quanto legato alle dinamiche delle criptovalute, all’andamento dei campionati di calcio e ovviamente alla speculazione finanziaria.

In qualche modo, questi “titoli” sembrano una sottoscrizione richiesta indirettamente dalle squadre calcistiche ai propri tifosi. In questo caso, infatti, sarebbe molto chiaro per l’acquirente il tipo di operazione finanziaria che sta sottoscrivendo. Tuttavia, la possibilità di coinvolgere i tifosi in decisioni di marketing o di ottenere dei privilegi riguardanti le squadre, fino a poco tempo fa, era in gran parte gratuita e legata magari a fan club, a sondaggi, a incontri con i tifosi ed altri simili metodi. L’innovazione consiste nel far pagare per “diritti decisionali” e privilegi che in precedenza erano fondamentalmente gratuiti (proprio per questo i tifosi del West Ham hanno protestato contro i fan token ottenendo di far naufragare il progetto di emissione dei suddetti token). La novità di richiedere un pagamento ai tifosi in cambio di questi diritti, unita alla possibilità di rivenderli su un mercato secondario, rendono più fumosa la natura di sottoscrizione di questo “titolo”. Infatti, la possibilità di rivendere i fan token sul mercato secondario implica la possibilità di guadagni e di perdite enormi in conto capitale, molto aleatorie in quanto connesse alla molteplicità dei rischi impliciti connessi al sottostante di questi “titoli”: i rischi inerenti alla squadra di calcio, i rischi connessi alla società terza e non ultimi i rischi derivanti dall’estrema volatilità del mondo cripto[14].

Inoltre, il pubblico di riferimento non è quello degli investitori specializzati e degli “squali della finanza” (sebbene essi possano trovare profittevole speculare sul titolo, alle spalle di piccoli risparmiatori e tifosi), ma i tifosi delle squadre, solitamente senza alcuna conoscenza finanziaria o economica. Ne risulta quindi una platea di acquirenti confusi e poco avvezzi alle insidie della finanza che si ritrovano probabilmente senza saperlo a investire su titoli molto rischiosi, magari tramite un cellulare. Si deve poi considerare che i tifosi conoscono le squadre di calcio e magari riescono a prevedere l’andamento del campionato, ma difficilmente conoscono il labirinto finanziario e giuridico che regola l’andamento delle società calcistiche, nonché delle criptovalute, a cui questi titoli sono legati. Ancora, a quanto sembra, al momento questo mercato manca di regolamentazione[15].

Si noti infine che mentre nel caso della gestione aziendale ci sono delle regole e delle leggi piuttosto chiare per la gestione del potere decisionale azionario, nel caso dei fan token si parla di poco più che di sondaggi a pagamento. Se qualcuno detenesse una quota di controllo, i diritti decisionali verrebbero sostanzialmente meno[16] e sembra piuttosto improbabile che uno o più tifosi intraprendano una causa legale contro una società calcistica qualora questa non rispetti le decisioni prese dai sottoscrittori di fan token (a differenza di quanto potrebbe accadere in caso di gestioni non trasparenti nelle società quotate).

Concludendo, i fan token possono essere considerati una mossa geniale da parte del capitalismo contemporaneo per raccogliere fondi senza dover dare in cambio né interessi, né dividendi e né tantomeno garantire il rimborso del capitale. Questo fenomeno momentaneamente legato al settore calcistico e sportivo potrebbe estendersi a dismisura. Per esempio, gli influencers potrebbero emettere fan token per far decidere al pubblico, pagando, come dovrebbero vestirsi nei loro video, oppure si potrebbero emettere fan token per chiedere al pubblico che automobile dovrà guidare James Bond nel prossimo film, o ancora che personaggio rivedere nel prossimo film di Star Wars o del Signore degli Anelli…

Questa prospettiva è tuttavia alquanto inquietante in quanto renderebbe lo sport, lo spettacolo, il cinema sempre più legati a logiche di profitto, sempre più dipendente dalle scelte della massa (adottate in maniera più o meno trasparente) e sempre meno legati al talento individuale o all’espressione artistica. Infine, ovviamente, tutto questo comporta un aumento incredibile del livello generale di rischio della finanza, con le consuete conseguenze legate a cicli espansivi e crisi che purtroppo ben conosciamo[17].

[1] La Lazio, a differenza delle altre, tramite la società Binance:  https://www.sslazio.it/it/news/ultime-news/65439-accordo-con-binance-la-lazio-entra-nel-mondo-dei-fan-token .

[2] Si veda: https://www.calcioefinanza.it/2021/09/10/socios-ricavi-2020-conti-raggi-x/ .

[3] A riguardo si veda https://academy.bit2me.com/it/che-cosa-%C3%A8-erc-20-token/ : “Un token ERC-20 non è altro che un contratto intelligente che ha una struttura dati prestabilita. Questa struttura è progettata per facilitare l’implementazione di varie funzionalità sulla blockchain di Ethereum, facilitando il lavoro di creazione per gli sviluppatori.”.

[4] Ethereum è una tecnologia che permette di inviare criptovalute a chiunque nel mondo con costi relativamente bassi, in modo veloce e garantendone la corretta trasmissione grazie alla tecnologia della Blockchain sottostante. Inoltre, essa è la base per la programmazione di applicazioni al momento non violabili. È una Blockchain “programmabile”. La criptovaluta nativa della Blockchain di Ethereum è l’ETH che ad oggi capitalizza oltre 400 miliardi di dollari (https://ethereum.org/it/eth/), seconda solo al Bitcoin (https://coinmarketcap.com/ ).

[5] Si veda in proposito: https://www.chiliz.com/docs/CHZ_whitepaper.pdf?__cf_chl_jschl_tk__=pmd_zSNj8uWJSpcmxepNvzqVmJAC6eAORdUWHlIu_OKxHXc-1634138478-0-gqNtZGzNAhCjcnBszQml .

[6] “Il termine Proof-of-Work (PoW) indica l’algoritmo di consenso alla base di una rete blockchain. Questo algoritmo viene utilizzato per confermare le transazioni e produrre i nuovi blocchi della catena; PoW incentiva i miner a competere tra loro nell’elaborazione degli scambi, ricevendo in cambio una ricompensa. I miner risolvono il problema, danno vita a un nuovo blocco e confermano tutte le transazioni al suo interno. Il nodo che per primo risolve il puzzle ha diritto di inserire il blocco sulla blockchain e ottiene una ricompensa per incentivare la continuazione del lavoro. Solo in questo modo un utente può essere sicuro che tutte le proprie transazioni vengano incluse nella blockchain.” https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/blockchain-cosa-sono-i-protocolli-pow-e-pos-e-a-cosa-servono/ .

[7] La Proof of Authority è un algoritmo di consenso basato sulla convalida delle transazioni scritte in un blocco della Blockchain tramite la convalida da parte di “validatori” i quali mettono la loro vera identità e reputazione come garanzia di trasparenza e legittimità. È una soluzione pratica ed efficiente rivolta soprattutto alle Blockchain private (https://academy.bit2me.com/it/qual-%C3%A8-la-prova-dell%27autorit%C3%A0-poa/ ).

[8] “La scalabilità è la capacità di una blockchain nel gestire un numero sempre maggiore di transazioni senza che le prestazioni ne risentano.” https://www.criptonauti.it/scalabilita-blockchain-e-criptovalute-cosa-significa/ .

[9] Si veda il lungo elenco dei partner di Socios.comhttps://www.socios.com/socios-partners/ .

[10] Si veda: https://www.calcioefinanza.it/2021/08/28/socios-ricavi-club-fan-token/ .

[11] Il cui valore al 16/10/2021 è di circa 0,32$ (https://coinmarketcap.com/currencies/chiliz/ ).

[12] Per una definizione si veda: https://academy.binance.com/en/glossary/exchange .

[13] Come molti media del settore riportano, per esempio https://www.calcioefinanza.it/2021/07/23/fan-token-cosa-sono/  o https://tecnologia.libero.it/cosa-sono-i-fan-token-delle-squadre-di-calcio-e-come-funzionano-47617 . Per certi versi, essendo i fan token legati indirettamente al sottostante, potrebbero essere considerati strumenti derivati.

[14] Si veda in proposito questa analisi: https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/fan-token-cosa-sono-come-possono-essere-usati-per-finanziars/ .

[15] Come riportato alla pagina: https://www.sporteconomy.it/dalle-figurine-ai-fan-tokens-il-futuro-del-tifo-come-industria/ .

[16] Questo ovviamente avviene per il controllo societario tramite quote di maggioranza delle azioni, ma le azioni comportano il diritto ai dividenti, a differenza dei fan token che garantiscono solamente diritti decisionali in ambito di marketing e pochi altri privilegi legati alle squadre sportive, alle leghe, ecc.

[17] E analizzati da una vasta letteratura; fra tutti si ricorda Minsky H. (1986), Stabilizing an Unstable Economy, Yale University Press, New Haven.

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Squid Game, la criptovaluta era una truffa: i creatori scappano con 2,1 milioni – Francesco Prisco

Il token non ufficiale della serie Netflix in 2 settimane spopola, poi Twitter blocca l’account per attività sospette: i creatori sono fuggiti col malloppo

Quando a Napoli ti fanno il gioco delle tre carte, non devi guardare il tavolo ma le mani di chi conduce il gioco. Allo stesso modo il personaggio da tenere d’occhio nella serie tv di Netflix Squid Game non è tanto il protagonista, ma l’amico guru finanziario che ha dilapidato i patrimoni di migliaia di onesti risparmiatori promettendo loro facili guadagni. Avrebbero fatto bene a tenerlo presente tutti quelli che, nelle scorse settimane, hanno investito sulla criptovaluta Squid per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano: a giudicare da com’è andata, è molto probabile che si sia trattato di una truffa.

Il token non ufficiale della serie tv nella giornata di lunedì 1 novembre ha letteralmente collassato a 0,003 dollari, dopo essere cresciuto del 310mila% arrivando a valere 2.861 dollari, con un market cap di 2,1 milioni di dollari. Motivo: Twitter ha limitato temporaneamente l’account della criptovaluta per «attività sospette». Da quanto si apprende, l’operazione è stata tutta un grande «rug pull», situazione che si verifica quando gli sviluppatori di una criptovaluta abbandonano un progetto e scappano con i soldi degli investitori. Il token è stato reso disponibile per l’acquisto il 20 ottobre con l’idea che la criptovaluta sarebbe stata un «pay-to-play» per giocare a un gioco online, ispirato per l’appunto a Squid Game, la serie di successo sudcoreana in cui persone pesantemente indebitate praticano versioni mortali di giochi per bambini allo scopo di vincere denaro.

Il gioco online doveva essere lanciato a novembre e i suoi promotori avevano assicurato che i vincitori sarebbero stati premiati sempre con token Squid. Già quando il prezzo della criptovaluta è salito di valore, la scorsa settimana, hanno cominciato a circolare ipotesi che si trattasse di una truffa: gli investitori riscontravano una certa difficoltà a rivendere i token e qualcuno faceva notare che il whitepaper della criptovaluta era pieno di errori grammaticali. Reuters stima che i creatori del gioco, approfittando dell’hype legata a Squid Game, siano riusciti a portare a casa qualcosa come 2,1 milioni di dollari. La morale di questa storia è che bisogna tenere sempre gli occhi bene aperti quando ci si imbatte in una criptocurrency legata a un popolare meme. Un po’ come succede quando a piazza Garibaldi ci si imbatte in un banchetto del gioco delle tre carte: se si vuol essere sicuri di non perdere, meglio non giocare.

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