«Fare pace con la terra»

Recensione al libro di Vandana Shiva (e, in coda, un suo testo)

Ogni libro di Vandana Shiva è una festa per l’intelligenza. Ed è anche una sfida per i «pessottimisti» (questa definizione non è mia, la rubo a un autore palestinese) ovvero a chiunque oscilla fra il pessimismo e l’ottimismo: in questo caso il “pess” di molti fatti ma anche un “ott” che nasce dalla resistenza, dallo studio e da molte proposte concrete. «Fare pace con la terra» (Feltrinelli: 284 pagine, 18 euri, traduzioni di Gianni Pannofino e Gioia Guerzoni) è uscito nel marzo scorso: ho aspettato a recensirlo sperando che uscisse in economica… trovo parecchio scandaloso che un libro del genere sia venduto a così caro prezzo.

Le prime righe ci gettano nel cuore della questione: «Quando pensiamo alle guerre della nostra epoca ci vengono in mente subito l’Iraq e l’Afghanistan, ma la guerra più importante è quella contro il pianeta». E nella pagina successiva: «Tutte le risorse essenziali del pianeta, che sostengono la delicata trama della vita, sono in via di privatizzazione e di commercializzazione a opera delle corporation». Più avanti (pag 17): «Questo libro va a studiare quel che si nasconde sotto lo sviluppo: i costi ecologici, economici, sociali e politici, sistematicamente occultati […] Questo libro spiega in che modo la crescita sia fondata sulla guerra e abbia non solo approfondito le diseguaglianze ma anche eroso la democrazia».

Sotto la lente di Vandana Shiva ci sono perlopiù vicende indiane ma – con la massima evidenza – quel che fanno Monsanto, Cargill o Wal-Mart (per citarne solo tre) coinvolge tutte/i, come si scoprirà leggendo. Saltellando fra Marx e Aristotele; fra l’economia «verde» (le virgolette hanno un senso) e l’Unep; fra il lavoro delle donne e la rivolta dei naxaliti; tra il fango rosso tossico che attraversa l’Ungheria e il nucleare indiano; fra l’acqua e il movimento Chipko (il movimento delle donne indiane che si opponeva al taglio degli alberi con un abbraccio, «chipko» appunto; se ne parla anche nel pdf qui sotto). Terra nullius contro Terra Madre.

Il poeta e filosofo Rabindranath Tagore, citato da Vandana Shiva, ci ricorda: «Gli infelici che hanno smarrito il raccolto del passato smarriranno anche il presente». Il futuro è nei semi, materiali e simbolici.

Nella seconda parte del libro – «Guerre alimentari» – l’autrice rammenta che la “crisi” del cibo «ha condannato un miliardo di persone alla fame permanente e strutturale e altrui due miliardi a malattie come obesità, diabete e ipertensione».

Tre le cause.

«In primo luogo, l’appropriazione e la distruzione, da parte delle corporation, dei doni della natura fondamentali per la produzione di alimenti (suolo e terra, acqua, sementi e biodiversità) ai fini dell’agricoltura industrializzata e globale, controllata e promossa dalle corporation stesse». In secondo luogo «il sistema inefficiente e inquinante della produzione alimentare industriale […] che distrugge da un lato il capitale della natura e dall’altro quello della società».La terza causa della fame «è da cercare nella globalizzazione e nella mercificazione dei sistemi alimentari».

Uno dei paragrafi successivi riassume «il grande accaparramento della terra» in corso mentre di seguito Vandana Shiva torna sugli Ogm, «una falsa soluzione», sulle bugie della Monsanto, sulla «ignoranza consapevole» (che è una strategia, non una definizione) e sulla bio-pirateria delle multinazionali ma anche – per la serie: buone notizie ci sono – su alcune ribellioni vincenti (perlopiù di donne).

La seconda sezione del libro si chiude con un ragionamento – importante e non mi provo a riassumerlo – su «democrazia o dittatura nella vendita al dettaglio»: ancora una volta si parla dell’India ma il meccanismo è mondiale e dunque siamo tutte/i coinvolti

La terza parte è quella più propositiva e suggerisce come possiamo-dobbiamo andare «oltre».

In primo luogo «oltre la crescita», come cioè «creare ricchezza e benessere veri per mezzo di economie viventi»: cosa significa nel concreto promuovere una «cittadinanza planetaria»? In secondo luogo «oltre la (cosiddetta) democrazia del libero mercato», cioè «creare libertà e democrazia reali» (e qui tornano utili alcune riflessioni di Gandhi). In terzo luogo andare «oltre il consumismo» cioè «creare una cultura basata sulla condivisione, sulla cura e sulla pace» (e qui molto ci aiuta, ricorda l’autrice, quel che sta accadendo in Ecuador e Bolivia).

Il libro si chiude indicando i «nove cambiamenti necessari» per una «transizione» nella direzione di «far pace con la Terra e creare la democrazia della Terra».

Un libro importante.

Vi lascio … al pdf con un articolo (dell’inverno scorso) di Vandana Shiva. Ma qui in blog trovate altri rimandi a lei e ai suoi libri.

vandanaShiva-pdf

 

 

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